Forse è come chiedersi se è nato prima l’uovo o la gallina.
C’era una volta la PNL e la relativa analisi secondo la quale il cervello delle persone lavora secondo tre modalità principali di comunicazione: visiva, uditiva e cinestesica.
Dico “c’era una volta” non perché queste categorie non abbiano più senso ma perché oggi, che siamo nell’era del tutto e subito, della realtà aumentata e del nuovo che un secondo dopo diventa vecchio, tutto ciò potrebbe risultare fuori tempo. E avrebbe più senso parlare della tipologia di utente e del relativo comportamento online, sia in termini di scelte d’acquisto sia in termini di fruizione e divulgazione di contenuti.
Come suggeriscono le statistiche pubblicate da numerose ricerche, possiamo tranquillamente affermare che il 2016 è l’anno della comunicazione visiva. Sui social impazzano i video, contestualmente alla possibilità di condividere in tempo reale momenti personali o pubblici sempre in formato video… e via con gli instant video (primo fra tutti Messenger su Facebook) e dirette di ogni genere.
Si affinano i contenuti che riescono a emergere dalla massa e si affinano i social che fanno di questo tipo di comunicazione il proprio punto di forza.
Ecco quindi la curva di andamento di utilizzo dei social che cambia a favore di Snapchat e Instagram, che utilizzano questi strumenti di interazione.
È normale, direte voi, sono tra i più recenti e come ogni novità registrano picchi di crescita più significativi, soprattutto tra i giovani.
Vero.
Ma vero anche che i dati pubblicati recentemente dall’istituto globale di ricerca Kantar Tns rivela spunti più interessanti. In questa ricerca sono tre gli elementi analizzati nel focus sul mercato italiano: l’andamento dei social, l’età dei fruitori e la relazione con i brand e le promozioni.
Il 25% degli utenti italiani usa Snapchat (rispetto al 15% dello scorso anno), mentre il 51% è su Instagram. Parliamo di un panel di 70.000 consumatori, tra i 16 e i 65 anni.
Altra spia significativa è l’età degli utenti; se su Instagram 1 user su 5 è di età compresa tra i 55 e i 65 anni (con una crescita pari al 47% rispetto al 2015), su Snapchat solo il 9% appartiene a quella fascia di età, con una crescita però del 3% rispetto allo scorso anno.
Il dato più interessante è quello che emerge dall’analisi dell’interazione con i brand e i contenuti promozionali.
Il 35% afferma di non apprezzare che i propri comportamenti online siano tracciati dalla pubblicità, il 24% si dichiara non interessato ai contenuti brandizzati e, cosa ancora peggiore, ben il 34% sostiene addirittura di sentirsi “costantemente seguito” dalla comunicazione sul web.
Di contro emerge che funziona, in termini promozionali, ciò che porta in sé una call to action in grado di motivare ed emozionare il consumatore, meglio se frutto di un intrattenimento personalizzato, strutturato e capace di mettere il consumatore a proprio agio. L’utente vuole sentirsi libero di fare una scelta, anche di acquisto, magari consigliata da altri (influencer, ma anche semplici consumatori o amici), ma non imposta dalla forza della pubblicità invasiva.
Ora se l’argomento di conversazione di un visivo sono tipicamente le cose, decisamente meno i ragionamenti o le sensazioni, e la memoria è principalmente fotografica e di conseguenza legata a quello che gli occhi captano nella realtà che li circonda, il bisogno chiave degli user di oggi è condividere emozioni momentanee istantaneamente, in ultima analisi condividere ragionamenti e sensazioni. Ecco che quindi trasversalmente i social riescono a toccare tutti i tasti chiave dello user. Dietro allo schermo c’è innanzitutto una persona, con le proprie peculiarità, il proprio modo di ragionare, di sentire e di registrare la realtà.
I video funzionano così tanto perché, a differenza di una semplice immagine o un messaggio di testo, riescono contemporaneamente ad accendere tutti i sensi, dei visivi, degli uditivi e dei cinestesici: ci “obbligano” a vedere, ad ascoltare (e quando sono muti a esternare) e a toccare con mano ed entrare in contatto vero con l’oggetto della comunicazione.
Quindi forse il punto non è se è nato prima l’uovo o la gallina, ma quanto la forza dei social stia proprio nella capacità di coinvolgere la quasi totalità degli utenti e questo perché in costante evoluzione, con trend che di volta in volta si plasmano sul nostro modo di essere.