All’inizio di Settembre 2016, gli obiettivi annuali di formazione e di aggiornamento dei medici attraverso il sistema dei crediti sono stati raggiunti solo dal 56% dei medici italiani. A dichiararlo è stata la recente indagine effettuata dall’Osservatorio Internazionale della Salute (O.I.S.) a ridosso dell’imminente scadenza del triennio formativo 2014-2016.
I Crediti ECM erano stati voluti dal ministero della salute, per assicurare ai professionisti conoscenze sempre aggiornate e ai pazienti cure migliori. Eppure, secondo il sondaggio, sono davvero in pochi a essere in regola. C’è dunque, tra i medici, una evidente disaffezione nei confronti della formazione obbligatoria. Che si scelga la soluzione a distanza o si preferiscano i corsi residenziali, il tema della qualità emerge decisamente dalle risposte al questionario. È infatti la qualità dei servizi che porta i medici italiani a premiare le proposte dei provider privati, con giudizi piuttosto severi sulla performance del settore pubblico.
I provider privati registrano i livelli di soddisfazione più elevati per qualità della formazione offerta a distanza: quasi il 59% dei medici ritiene di aver ricevuto formazione molto buona o ottima, e solo il 12% la ritiene pessima. In particolare, mostrano alti livelli di apprezzamento gli infettivologi (26%), gli odontoiatri e i medici di medicina generale (16%). Al contrario, pur con quote più basse (tra 19 e 16%), sono anestesisti, chirurghi e ortopedici coloro che si sono dichiarati completamente scontenti della qualità dell’offerta FAD dei privati.
Un altro interessante tema che la ricerca mette in luce è la quasi totale insoddisfazione (73 per cento) dei medici nei metodi previsti per acquisire i crediti ECM, così come quello dell’accesso ai dati relativi alla loro formazione.
Una ricerca che fa riflettere sulla poca importanza attribuita all’obbligo ECM e che invita a ripensare ai programmi di formazione e aggiornamento.
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