Dare vita a una nuova rubrica è sempre una sfida impegnativa, perché la capacità di trovare temi originali, da trattare con freschezza e in coerenza con il medium e con il pubblico per cui si scrive, è un ingrediente indispensabile ma tutt’altro che semplice da reperire. In questa circostanza, poi, l’impresa è ancora più onerosa, perché mi trovo a occupare virtualmente quella manciata di bit fino a poche settimane fa riservata a #MadeinItaly, il blog che curava Giulio Carloni. E io, che a Giulio ero legato da una profondissima amicizia, farò molta fatica a mantenere in equilibrio sentimenti contraddittori: da una parte l’affetto, l’onore, l’orgoglio che provo nel collaborare con la testata che Giulio amava di più, dall’altro il dolore, il vuoto, il rammarico della perdita, che minacciano di rinnovarsi ancora più acuti. Sentimenti che in ogni caso mi faranno sentire ancora viva la sua presenza.
Permettetemi, quindi, di ringraziare Jacopo Angri per avermi offerto questa particolare corrispondenza di amorosi sensi. Non seguirò, inevitabilmente, le orme di #MadeinItaly, impossibili da ricalcare con la competenza, l’acume, il garbo e l’ironia che solo Giulio sapeva interpretare, potendo poi contare sulla sua sbalorditiva onniscienza.
Al contrario, quello che più modestamente cercherò di proporvi saranno alcune #Impressions su come stia cambiando il mondo, quello della comunicazione al pari di quello fisico in cui viviamo, trasfigurato nella realtà quotidiana dal suo alter ego digitale (le “impressions”, non a caso, sono anche il numero di volte che un post, un tweet, una foto o un video hanno avuto la possibilità di essere visti online da un certo pubblico).
Che fine fecero le lampade a olio nel 1882?
Mai come in questi ultimi dieci anni, infatti, la storia dell’uomo è cambiata tanto radicalmente e tanto rapidamente, dimostrando che non c’è nulla di realmente definitivo, nessuna area di comfort in cui adagiarsi sperando di vivere di rendita. A tutti noi, trascinati via dal flusso degli eventi, tocca per forza tentare di capire, di adattarci e di evolvere con essi, per restare al passo con i tempi sia nel business, sia nella vita di tutti i giorni.
Ci troviamo, per certi versi, davanti a un’altra rivoluzione epocale e come fu per i produttori di lampade a olio del 1882 è normale tentare di resistere all’idea che l’elettricità possa renderci tutto d’un tratto obsoleti, portando la luce delle lampadine a incandescenza dentro ogni casa. Il problema è che Edison e Westinghouse hanno già costruito le loro centrali a pochi chilometri da noi. È solo questione di tempo e le lampade a olio diventeranno soltanto un retaggio del passato.
Passiamo presto alle lampadine!
La resistenza, dunque, è inutile, controproducente e in fondo anche sbagliata. E se da un lato possiamo comprendere le logiche protezionistiche che hanno spinto i tassisti italiani a manifestare nei giorni scorsi contro la concorrenza di Uber (alzi la mano quell’albergatore che non prenderebbe a sassate Airbnb se servisse a qualcosa!), dall’altro – nella veste di utenti di un servizio che vorremmo il più efficace e il più economico possibile –, siamo i primi a guardare alla sharing economy come a una soluzione piuttosto che come a un problema.
Si tratta semmai, quindi, di riscrivere le regole, di adeguarle al nuovo ambiente e di digerirle senza troppi mal di pancia. Di passare cioè, senza ansie, alle lampadine. Perché tornare indietro è impossibile e la tecnologia, ci piaccia o no, non arresterà la sua corsa e continuerà a non guardare in faccia nessuno.
Una prova? Mentre la lobby dei tassisti nostrani chiede al Governo di fermare in qualche modo le lancette del tempo, a Dubai, il prossimo mese di luglio, debutterà Ehang 184, un drone monoposto capace di offrire il primo servizio taxi volante e senza conducente (potete vederlo in anteprima sul sito ufficiale dell’azienda che lo produce).
Con buona pace di RadioTaxi, TaxiBlu, Taxi Freccia – ma anche degli stessi conducenti di Uber –, il futuro dei trasporti urbani fra appena sei mesi inizierà non soltanto a volare, ma anche a fare a meno dell’essere umano. E non si tratta di un futuro futuribile: è il presente, è la realtà, è qui e adesso.
Cambiare per non estinguersi
Mettiamocelo in testa: cominciare fin d’ora a imparare, disimparare e imparare di nuovo è l’unico modo che abbiamo per sopravvivere, comprendendo che il mondo reale e quello digitale sono un tutt’uno e noi ci viviamo in mezzo. Parola di Darwin.