A differenza dello sport dove albi d’oro, risultati e statistiche possono supportare gli appassionati nel valutare quale sia il team o il singolo migliore, nell’arte questo esercizio risulta assai più complicato.

MUDEC

Cosa rende grande un’artista?

Il numero di opere vendute? Il numero fan sui social network? La capacità di spostare l’opinione pubblica?

A seguito delle ultime elezioni americane potremmo tranquillamente escludere l’ultima ipotesi: nonostante la quasi totalità dello star system abbia sposato la causa di Hillary Clinton, ciò non è bastato per farla eleggere.

A occhio escluderei anche l’ipotesi social network in quanto i fan si possono comprare. I premi anche, in diversi casi.

Resta il numero delle opere vendute, o meglio l’incasso totale, e credo che questo sia il criterio meno soggettivo di tutti per valutare la grandezza di un’artista.

Mi si dirà che ci sono generi più popolari di altri, lingue più diffuse ma quando un’artista è tale riesce a valicare i limiti spazio/temporali per essere presente ovunque, per sempre.

philistines

Cash e arte, binomio indissolubile.

Gli artisti sono i primi a riconoscere l’importanza della tematica e a darle spazio nelle loro opere; oggi a farlo sono soprattutto i rapper nella musica, ieri erano i writer su muri e tele. Tra questi, chi più di tutti si è speso sul tema è stato Jean Micheal Basquiat.

Nella vita di tutti i giorni, come quando, ottenuto il successo, tornava tra le strade che lo avevano visto crescere per distribuire banconote da 100$ ai barboni, nelle sue opere come “2 For a Dollar” o quando, ospite di mostre importanti, si presentava provocatoriamente con vestiti Armani costosissimi imbrattati da schizzi di vernice.

L’artista afroamericano è attualmente esposto al Mudec di Milano con una personale pubblicizzata ovunque.

Basquiat al Mudec viene dopo Gauguin, Miró e anticipa un altro grandissimo come Kandinsky.

Qualche mese fa lo spazio aveva ospitato una mostra percorso dedicata alla Barbie.

Non sono mancate le critiche e sberleffi per l’accostamento.

In realtà l’operazione è stata geniale: in un momento in cui i grandi poli – Brera in testa – soffrivano, e gli esperti invocavano il modello dei grandi musei londinesi (ingresso gratis e al termine della visita offerta libera), il Mudec, compartecipato da Comune di Milano e GRUPPO 24 ORE, ha deciso di andare oltre gli schemi precostituiti.

Un’operazione di marketing coraggiosa, che affronta di petto il rapporto tra arte e denaro, con un calendario espositivo che alterna mostre artistiche a mostre private e di costume.

Se l’obiettivo era allargare la fascia di pubblico pagante, l’operazione è riuscita.

Basquiat avrebbe apprezzato!

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