È giunto alle terza edizione l’Osservatorio Italiano dei Congressi e degli Eventi, che monitora in modo continuativo gli eventi e i congressi organizzati in Italia rilevando le dimensioni, le caratteristiche e le tendenze del settore. Lo studio è promosso dall’associazione della meeting industry Federcongressi&eventi e realizzato dall’Alta Scuola di Economia e Relazioni Internazionali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore – ASERI con il coordinamento del professor Roberto Nelli.

Secondo la ricerca, svolta con riferimento a 5.630 sedi per congressi ed eventi, nel 2016 in Italia sono stati realizzati complessivamente 386.897 eventi di almeno quattro ore con un minimo di 10 partecipanti ciascuno, per un totale di 28.173.514 partecipanti e 42.706.559 presenze. Benché lo studio registri una leggera flessione del numero di eventi (-1,5% rispetto al 2015), la crescita rispettivamente dell’8,4% e del 21,5% del numero dei partecipanti e delle presenze è un chiaro segnale della vitalità del settore, che appare solido e fuori dalla crisi degli anni passati.

Il quadro positivo è confermato anche dal progressivo aumento degli ultimi tre anni sia della dimensione media degli eventi, sia della loro durata media: la dimensione è passata dai 69 partecipanti medi per evento del 2014 ai 73 del 2016 e la durata da 1,2 giorni medi per evento del 2014 a 1,4 del 2016.

In particolare, gli eventi della durata superiore a un giorno hanno generato un numero di presenze in crescita del 23% rispetto al 2015 e hanno rappresentato circa l’11,5% del totale delle presenze nelle strutture alberghiere e similari in Italia nel 2016.

Sebbene l’associativo continui a rappresentare un segmento rilevante per il settore, nel 2016 aziende ed enti-istituzioni sono stati i promotori più attivi di eventi. Al primo posto si collocano le aziende le cui convention, lanci di prodotto e meeting rappresentano più della metà degli eventi organizzati dalle sedi del campione analizzato (56,5%), il 48,9% dei partecipanti totali e il 48% delle presenze. Al secondo posto ci sono le associazioni, con il 31,6% degli eventi, il 36,3% dei partecipanti totali e il 36,5% delle presenze. Terzo promotore sono gli enti e le istituzioni di tipo governativo, politico, sindacale e sociale: a loro si attribuisce l’11,9%% degli eventi, il 14,8% dei partecipanti e il 15,5% delle presenze.

Benché la maggioranza dei congressi ed eventi (il 55,4%) continui ad avere una dimensione locale – cioè con partecipanti (relatori esclusi) provenienti prevalentemente dalla medesima regione della sede – arrivano segnali positivi di crescita dal mercato sia nazionale che internazionale. Gli eventi nazionali, cioè con partecipanti principalmente da fuori regione, hanno aumentato il loro peso dal 30,1% del 2015 al 34,7% ed è aumentata anche la percentuale degli eventi internazionali: gli eventi con un numero rilevante di partecipanti provenienti dall’estero sono passati dal 9,1% al 9,9%.

Il Nord si conferma come l’area geografica che polarizza eventi e congressi, nonostante il leggero decremento di eventi ospitati (-0,8%), dovuto probabilmente all’estinguersi dell’effetto Expo 2015. Di tutti i 386.897 eventi rilevati dalla ricerca oltre la metà (56,5%) si è infatti svolta nelle regioni settentrionali dove si concentra ben il 52,4% delle sedi. Il Centro (con il 25,8% delle sedi) ha accusato una flessione del 6,7% ed è stato scelto per il 26% degli eventi. Il Sud (con il 13,7% delle sedi) accresce il numero degli eventi ospitati dell’8,5% rispetto al 2015, venendo a rappresentare l’11,4% del totale: questa buona performance conferma la crescente attenzione che alcune regioni meridionali stanno rivolgendo al turismo MICE.

La maggior parte degli eventi, il 79,6%, si è svolta negli alberghi congressuali (con il 68,1% delle sedi), che hanno concentrato il 58,2% dei partecipanti, mantenendo pressoché invariata la propria quota sul totale. Hanno aumentato il peso percentuale in termini di partecipanti i centri congressi, che hanno concentrato il 3,2% degli eventi e il 10,8% dei partecipanti (9,6% nel 2015) e le sedi istituzionali, che hanno concentrato il 7,8% degli eventi e l’11,1% dei partecipanti (9,7% nel 2015).

Le dimore storiche sono state utilizzate per ospitare il 2,7% degli eventi e sono la tipologia di sede che ha visto diminuire maggiormente il numero di eventi (-18,3%) rispetto al 2015.

Le performance migliori sono state ottenute dalle sedi con una capacità complessiva di almeno 5mila posti, che hanno accresciuto gli eventi del 16,9% e i partecipanti del 19,3%, e dalle sedi con una capacità complessiva tra 1.000 e 4.999 posti che, pur in presenza di una flessione del numero di eventi (-1,6%), hanno accresciuto i partecipanti di ben il 25,2% rispetto al 2015. Le performance peggiori sono state ottenute invece dalle sedi di dimensioni inferiori: le sedi con una capacità tra 100 e 499 posti, pur detenendo la maggiore quota di partecipanti (il 32,3% del totale), hanno visto una riduzione del numero di eventi del 2,4% e le sedi con meno di 100 posti hanno diminuito il numero sia di eventi (-7,1%) che di partecipanti (-4,8%).

Come lo scorso anno, il sentiment del settore continua a essere positivo. La metà delle sedi prevede che nel 2017 il fatturato complessivo rimarrà invariato, ma un considerevole 40% è ancora più positivo ritenendolo in crescita. I più ottimisti sono gli alberghi congressuali, i centri congressi e gli spazi non convenzionali. Per essere più competitive sul mercato e per attrarre gli eventi e i congressi più della metà delle sedi, il 52,7%, è intenzionata a investire: il 61% stanzierà budget in tecnologie, il 47% in infrastrutture e servizi, il 42,8% in strutture e il 19,5% in risorse umane.

Scaricate la sintesi della ricerca qui.

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