Con una lettera ai dipendenti firmata dal CEO Brian Chesky, Airbnb lo scorso 5 maggio ha licenziato 1900 dipendenti, pari al 25% della forza lavoro di 7500 persone. Nel messaggio, il 7° reso pubblico in questa fase di crisi, Chesky spiega come si è arrivati a questa decisione, partendo dalle nuove previsioni di fatturato che indicano un dimezzamento del fatturato rispetto al 2019. Previsioni che hanno fatto rinviare nuovamente la quotazione in Borsa e che ha costretto l’azienda a raccogliere ulteriori 2 miliardi in aumento di capitale e tagliare tutti i costi che potevano essere tagliati. Da qui un ridimensionamento che tocca tutti i progetti non ritenuti essenziali in questa fase, in particolare quelli più ambizioni che avevano necessariamente una genesi lunga: parliamo ad esempio della divisione sui trasporti, gli Airbnb Studios impegnati a produrre contenuti video per il broadcasting. A questo si aggiunge un forte ridimensionamento dei progetti di espansione sugli hotel (Hotel Tonight) e sul lusso (Luxury Retreats).

Tutto questo è la conseguenza di due semplici considerazioni:

  • Non sappiamo quando si ritornerà a viaggiare
  • Quando si ritornerà a viaggiare, questo avverrà in modo differente

Questo ragionamento è comune a tutte le piattaforme che si occupano di far incontrare domanda e offerta nel settore viaggi e una alla volta stanno giungendo a conclusioni analoghe: Tripadvisor e la sua sussidiaria Viator allo stesso modo hanno tagliato il 25% della forza lavoro pari a 600 persone negli Stati Uniti e altri 300 dipendenti a livello internazionale. Yelp ha deciso di fare a meno di 2000 lavoratori, Groupon di 2800, Expedia di 3000 (il 12%) e molti di questi riguarderanno il metasearch trivago, basato in Germania, ma di cui non sono ancora noti i dettagli. Anche Booking non ha ancora comunicato un piano di licenziamenti, ma appare molto probabile dopo che la società ha chiesto aiuti di stato alla Ue e si è indebitata per 4 miliardi ulteriori in obbligazioni. Se andiamo a vedere altre attività vicine al travel non va meglio: Uber 3700 licenziamenti, Eventbrite ha ridotto di metà la forza lavoro, compagnie aeree e hotel allo stesso modo stanno riducendo pesantemente a partire da quei lavoratori stagionali che non saranno mai riassunti.

Per il travel questa epidemia si è rivelata un nuovo 11 settembre e tutte le classifiche sui migliori posti dove lavorare, in cui primeggiavano aziende tecnologiche della Silicon Valley, andranno decisamente riviste.

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Di Domenico Palladino

Domenico Palladino è editore, consulente marketing e formatore nei settori del travel, della ristorazione e degli eventi. Dal 2019 è direttore editoriale di qualitytravel.it, web magazine trade della travel & event industry. Gestisce inoltre i progetti editoriali di extralberghiero.it, dedicato agli operatori degli affitti brevi, cicloturismo360.it, per gli amanti del turismo su due ruote, e travelfeed.it, focalizzato sul turismo enogastronomico. Ha pubblicato per Hoepli il manuale "Digital Marketing Extra Alberghiero". Laureato in economia aziendale in Bocconi, giornalista dal 2001, è stato dal 2009 al 2015 web project manager del magazine TTG Italia e delle fiere del gruppo. Dal 2015 al 2019 ha invece diretto webitmag.it, online magazine di Fiera Milano Media dedicato a turismo e tecnologia. Per contattarlo: domenico.palladino@qualitytravel.it

2 pensiero su “Airbnb licenzia il 25% della forza lavoro e non è l’unica a farlo”

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