La prima estate dell’esplosione della pandemia da Covid-19 porta già i segni di una modifica sostanziale delle abitudini di viaggio, sommata a una significativa riduzione della spesa in vacanze. Lo rilevano le analisi condotte in queste settimane da Boston Consulting Group (BCG), società di consulenza strategica leader nel mondo: il 60% dei consumatori europei prevede di spendere complessivamente meno in viaggi aerei, crociere, hotel rispetto allo scorso anno. Allo stesso tempo, dallo studio si evince una chiara voglia latente di riprendere a viaggiare, ma con fondamentali differenze rispetto agli anni passati: si preferiscono i viaggi domestici, con prenotazioni a ridosso della partenza, preferendo il viaggio con mezzi propri e sistemazioni alternative agli hotel.

Oltre il 50% degli intervistati ritiene che misure di sicurezza come igienizzazione regolare e distanziamento siano requisiti fondamentali per riprendere a viaggiare. Inoltre, “Gli italiani preferiscono affidarsi, più che in passato, a marchi conosciuti premium e nazionali, in quanto sicurezza e fiducia sono i driver fondamentali nella scelta di un brand per il 60% degli intervistati”, osserva Gabriele Ferri, Managing Director e Partner BCG.

Voglia di riprendere a viaggiare.
C’è ancora voglia di viaggiare, complice lo stop forzato imposto dal lockdown, ed è forte la domanda latente. Ferri evidenzia come “per l’88% degli intervistati in Europa i viaggi di piacere sono la singola attività che manca di più in questi mesi in cui abbiamo imparato a convivere con molte restrizioni. Inoltre, il 31% degli intervistati a livello globale vorrebbe incrementare i viaggi di piacere nel breve termine, anche se solo il 21% pensa riuscirà poi effettivamente a partire”. Ci sono però grosse differenze a livello geografico che rispecchiano la curva dei contagi, per esempio in Cina solo il 22% degli intervistati si aspetta di ridurre drasticamente la spesa in viaggi nei prossimi 6 mesi, contro il 30% in Europa e il 40% negli Stati Uniti. La voglia di riprendere a viaggiare si evince anche dall’aumento in Europa delle ricerche web per voli arei, passata da un circa -70% di inizio maggio rispetto allo stesso periodo del 2019 a circa -30% di metà luglio.

Viaggi domestici in chiara ripresa, ma con comportamento di acquisto a ridosso della partenza.
L’acquisto dei biglietti aerei domestici in Italia è in chiara ripresa, registrando a metà luglio un -12% rispetto al 2019 contro un -95% di inizio maggio. Sui voli internazionali, sia inbound che outbound, il trend è ancora molto negativo con un -85% rispetto al 2019. “Tuttavia – sottolinea Ferri – gli ultimi dati di booking aereo rivelano la tendenza a prenotare vicino alla data di partenza vista l’incertezza sull’andamento della pandemia, con performance positive sui mesi estivi contro i mesi autunnali. Per esempio, le prenotazioni per voli domestici fatte a metà luglio per il mese di agosto registrano un -16% rispetto al 2019, contro -60% di settembre, -80% di ottobre”. Continua il Managing Director BCG che ha contribuito allo studio: “il ritardo nelle curve di domanda avrà un forte impatto per le imprese nel settore poiché costringe gli operatori a rivedere in modo profondo gli aspetti commerciali (pricing, vendite, campagne promozionali), operativi e finanziari”.

Auto come mezzo preferito.
Da dati ANAS si rileva come il traffico auto su strade ed autostrade sia in netta ripresa registrando a metà luglio -10% rispetto al 2019 contro -18% a giugno e -43% a maggio. La ripresa del traffico su gomma ha beneficiato anche di uno shift modale: dal BCG consumer sentiment si traccia infatti come il 20-30% dei viaggiatori Europei che ha rinunciato ad un volo per le proprie vacanze re-investirà la disponibilità in altri tipi di trasporto, prevalentemente auto privata.

Qualcosa di diverso rispetto all’hotel.
La performance degli hotel è stata pesantemente influenzata dalla mancanza di turisti stranieri, soprattutto americani e asiatici, e dalla scelta di sistemazioni alternative come case o appartamenti di vacanza percepiti come più sicuri. Da dati STR ad inizio luglio solo il 50% degli hotel italiani era aperto, con occupazione del 25% che oscillava dal 15% nelle città al 47% nelle zone di villeggiatura.

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