Le nuove guerre rallenteranno il Turismo verso l’Italia ?

Negli ultimi mesi il panorama geopolitico mondiale ha subito un’ulteriore e drammatica trasformazione con nuove zone di conflitto che si sono aperte, innescando una spirale di instabilità che inevitabilmente ha effetti anche sul turismo internazionale. Le immagini di guerre lampo, bombardamenti urbani, evacuazioni e mobilitazioni militari scorrono ininterrottamente nei notiziari e nei feed social, generando una diffusa sensazione di vulnerabilità ed in questo contesto, molti operatori del turismo si chiedono se questa percezione di insicurezza globale possa provocare una flessione nei flussi turistici verso l’Italia, un Paese notoriamente percepito come sicuro ma comunque esposto alle dinamiche europee e mediterranee. La domanda, concreta e legittima, è se la paura di attentati terroristici o di escalation regionali possa raffreddare il desiderio di viaggiare in Italia, specie da parte dei turisti extraeuropei.

In passato è successo che tensioni politiche in altre parti del mondo hanno in realtà portato più flussi verso l’Italia, considerata un paese più sicuro, ma oggi è ancora così o esiste un reale rischio di rallentamento? E se sì, come può il sistema turistico italiano rispondere e rafforzare la propria immagine di sicurezza e accoglienza?

Per rispondere con lucidità è necessario partire dai dati. L’Italia ha chiuso il 2023 con oltre 430 milioni di presenze turistiche, un numero quasi in linea con il periodo pre-Covid. Il 2024 ha confermato la ripresa con percentuali a doppia cifra in molte regioni, e il 2025, si prevede come un anno di ulteriore espansione. L’appeal dell’Italia come destinazione turistica resta altissimo, e Roma, Firenze, Venezia, Milano, Napoli e le grandi località balneari continuano a essere inserite stabilmente nelle classifiche mondiali delle mete più desiderate, tuttavia, parallelamente a questi numeri positivi, si registra un lieve ma costante aumento di una sensazione diffusa di allarme tra i viaggiatori, soprattutto provenienti da Paesi anglosassoni e asiatici, che spesso associano Europa e Mediterraneo a un’area instabile a causa delle tensioni in Medio Oriente, delle frizioni al confine orientale dell’Unione Europea, dei passati attacchi terroristici in Francia, Belgio e Germania. Anche se l’Italia non è stata colpita direttamente da eventi terroristici recenti, l’effetto contagio della paura si trasmette con rapidità nel sistema globale dell’immaginario collettivo.

La paura, d’altronde, è uno dei fattori più determinanti nelle scelte turistiche, spesso più della distanza, del costo o del comfort e non è raro che una semplice allerta di viaggio diffusa da uno stato estero possa provocare migliaia di disdette in pochi giorni, anche in assenza di eventi concreti. Questo meccanismo si è osservato durante le fasi più acute della pandemia, ma anche in seguito ad attentati in località come Parigi, Istanbul, Bruxelles, Nizza. La comunicazione immediata, amplificata e spesso sensazionalistica contribuisce a ingigantire la percezione del rischio, ben oltre la sua reale portata e proprio questa discrepanza tra rischio percepito e rischio reale rappresenta la sfida principale per il turismo italiano. Non basta essere sicuri, bisogna anche esserlo nella narrazione che si restituisce al mondo.

L’apertura di nuovi scenari bellici, come le recenti tensioni ed il riaccendersi delle ostilità tra Israele e Hamas con l’epilogo di pochi giorni fa in Iran, rappresenta un contesto potenzialmente minaccioso per la mobilità globale e le compagnie aeree sono spesso costrette a modificare rotte, aumentano i costi di carburante e assicurativi per i viaggi e a causa di ciò si verificano blocchi improvvisi nei porti o negli aeroporti strategici con ricadute indirette anche su Paesi come l’Italia, che pure non sono coinvolti direttamente.

L’Italia dispone, da questo punto di vista, di un grande vantaggio competitivo: è percepita nel mondo come un Paese pacifico, stabile, legato alla bellezza, all’arte, alla storia, al cibo, rappresenta nell’immaginario collettivo un rifugio culturale, un simbolo di civiltà, un territorio rasserenante. Tuttavia, la sua collocazione geografica nel cuore del Mediterraneo e le sue frontiere aperte con l’Europa la rendono potenzialmente esposta a infiltrazioni, migrazioni incontrollate e rischi indiretti legati al terrorismo internazionale e non va dimenticato che anche l’Italia è stata oggetto di minacce simboliche da parte di organizzazioni terroristiche benché mai concretizzate. Inoltre, alcuni episodi di violenza urbana o criminalità organizzata, seppur circoscritti, vengono spesso presentati all’estero come segnali di instabilità ed è per questo che la sicurezza deve diventare una priorità strategica anche per il settore turistico.

Gli operatori alberghieri, i tour operator, le compagnie di trasporto e le istituzioni locali devono collaborare per costruire un sistema di accoglienza che sia percepito come protetto, ben organizzato, attento e questo significa innanzitutto comunicare in modo trasparente e costante tutte le misure messe in atto per la sicurezza dei turisti, dalla videosorveglianza urbana ai controlli negli aeroporti, dalla presenza di forze dell’ordine nei luoghi turistici alla gestione delle emergenze. Significa anche formare il personale dell’accoglienza a rassicurare l’ospite in caso di crisi e significa soprattutto, creare un clima sociale favorevole alla convivenza, evitando che fenomeni di degrado urbano o tensione sociale si trasformino in terreno fertile per la radicalizzazione o per atti di emulazione.

Oltre agli aspetti legati alla sicurezza interna, l’Italia deve anche rafforzare la propria posizione nei circuiti della diplomazia turistica, essere considerati una destinazione sicura passa anche per il dialogo continuo con le ambasciate, con le compagnie aeree internazionali, con gli enti di promozione all’estero. Bisogna far sapere, con forza, che l’Italia è un Paese attento, stabile, con servizi medici efficienti, con un sistema di protezione civile tra i migliori al mondo, con un settore alberghiero maturo e capillare ed ogni informazione positiva deve essere diffusa capillarmente, non solo attraverso le fonti istituzionali, ma anche attraverso i media, i social network, gli influencer, i testimonial.

Il turismo è anche emozione e fiducia e quando un turista decide di prenotare un viaggio, lo fa in base a un desiderio, a una promessa, a un’immagine e se l’immagine del Paese si offusca, se la fiducia si incrina, anche il desiderio si raffredda. Ed è qui che si gioca la partita del futuro! Non possiamo prevedere con certezza se nuove guerre esploderanno o se nuovi attentati colpiranno l’Europa, ma possiamo essere certi che il modo in cui l’Italia saprà raccontarsi farà la differenza tra subire gli effetti della paura o trasformarsi in un’alternativa rassicurante e attrattiva.

Autore

  • Mino Reganato si occupa di gestione del management e del marketing di strutture ricettive e tour operator da lungo periodo, vantando numerose esperienze in diverse località nazionali ed internazionali.  Amministratore di società operanti nel settore turistico-alberghiero ed in campo associativo nella sua lunga carriera ha partecipato a numerosi progetti per il destination management territoriale, disciplina di cui è anche formatore oltre ad aver ricevuto diversi premi nel settore turistico-alberghiero. Scrive articoli di approfondimento relativi al settore turistico e alberghiero per il suo blog Hotel & Tourism Management Group e occasionalmente per alcune testate giornalistiche online.

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