Naar Bespoke Travel ha celebrato a Milano tre decenni di attività con il convegno “I nostri (prossimi) 30 anni” all’Auditorium Monterosa91, che ha lanciato il nuovo Piano Industriale decennale. Presente in sette Paesi con sedi operative a Milano (headquarter), Roma, Napoli, Parigi, Bruxelles, Francoforte e da poco a Zurigo, il tour operator replica il modello bespoke – viaggi su misura supportati da una piattaforma tecnologica proprietaria con investimenti annui al 2% del fatturato – puntando a 100 milioni di euro di fatturato nel 2026, di cui il 20% da estero, e crescita double digit delle divisioni internazionali nei prossimi cinque anni, fino a un equilibrio 50/50 tra Italia e mercati stranieri. Naar chiuderà il 2025 a circa 80 milioni di fatturato di cui 70 dall’Italia.
Evoluzione da realtà italiana a player paneuropeo
Fondata nel 1995 da Frederic Naar, erede di una storica famiglia di tour operator italiani post-bellici, l’azienda ha trasformato l’approccio artigianale in un sistema scalabile, integrando prodotto, operations e servizi in un’unica piattaforma localizzata nelle lingue dei mercati. L’espansione è partita dalla Francia, per le origini italo-francesi del fondatore, per poi estendersi a Belgio (BeNeLux), Germania e Svizzera con Naar Travel AG a Zurigo: team locali snelli presidiano i mercati, mentre Milano gestisce hub centrali per IT, back office e assistenza h24. L’organico è salito a 130 collaboratori dai 80 di sedici mesi fa, con l’Italia che pesa meno del 5% del dressable market rispetto ai cinque Paesi europei coperti
Dichiara Frederic Naar, fondatore e Presidente: “Credo fortemente nello sviluppo internazionale di Naar. Il modello Bespoke, sostenuto dalla nostra tecnologia proprietaria, può trovare spazio in tutti i mercati in cui operiamo. All’estero partiamo sempre con investimenti calibrati e squadra ridotta, per far conoscere il brand e conquistare la fiducia iniziale delle agenzie. Quando riceviamo i primi riscontri e le prenotazioni crescono, entriamo nella fase successiva di potenziamento: oggi Francia e Belgio, dove siamo partiti rispettivamente con cinque e quattro risorse, contano team di 10 persone. Stiamo percorrendo una strada che nessun tour operator italiano ha mai intrapreso. È un progetto sfidante, ma sono convinto che raggiungeremo gli obiettivi grazie alla nostra squadra, in Italia e all’estero, alle eccellenti partnership con i fornitori costruite in trent’anni e alla nostra tecnologia, su cui continuiamo a investire in modo significativo”

Aggiunge Luca Battifora, managing director: “Il processo di sviluppo internazionale è ormai ben avviato. Nel 2026 puntiamo a raggiungere i 100 milioni di euro di fatturato, con una quota estera pari al 20%. Nei cinque anni successivi prevediamo una crescita double digit delle divisioni internazionali, fino a raggiungere un equilibrio dei volumi 50/50 tra Italia e Paesi esteri. La visione multi-market sta ridisegnando l’organizzazione aziendale, migliorando l’efficienza dei processi e consolidando standard qualitativi uniformi nei diversi mercati. Motore di questa trasformazione è la tecnologia, un asset distintivo che si integra con il capitale umano, vero elemento determinante per la crescita”
Convegno con i big del turismo e focus sul futuro
L’evento ha ospitato Marco Camisani Calzolari (esperto IA e cybersicurezza per il Dipartimento della Trasformazione Digitale e Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale) e Magda Antonioli (professor Bocconi e presidente Osservatorio Nazionale del Turismo), seguiti dal talk “Next Travel: visioni e strategie per un turismo in continua crescita” con Tommaso Fumelli (vp Italy Sales ITA Airways), Fabio Candiani (sales director MSC Cruises Italy), Franco Gattinoni (presidente Gattinoni Group), Gabriele Rispoli (Amadeus), Fabio Carsenzuola (ceo Mediterranean Latam Region) e Josy Ando (trade director Brand USA).
Abbiamo chiesto a Frederic Naar: Come evolve il settore con tecnologie come Internet e IA?
Tutto cambia, nulla cambia. Quello che ho visto da quando ho cominciato a lavorare nel turismo, prima di Naar, con 7-8 anni a I Grandi Viaggi: i rapporti con corrispondenti di 30 anni fa ci sono ancora, agenzie di allora pure. Quando arrivò Internet si disse che spariva il settore, le agenzie, ma nulla è cambiato, i protagonisti ci sono, il TTG esiste ancora. Allo stesso tempo tutto è cambiato: tecnologie, Internet, intelligenza artificiale. Cambiano i mezzi, gli strumenti, gli approcci, la delivery. Ma nulla cambia: il viaggiatore, i bisogni che aveva ai tempi di mio nonno sono quelli di oggi, assicurazione, organizzazione. Devi solo interpretare i bisogni che sono sempre gli stessi con gli strumenti nuovi
Qual è il potenziale dell’espansione europea di Naar?
Partiamo dal dressable market, il mercato raggiungibile. L’Italia, rispetto ai cinque mercati dove siamo presenti, rappresenta meno del 5%. In dieci anni, replicando pro quota quello che abbiamo fatto in Italia – Francia, Belgio, Olanda, Svizzera, Germania – arrivi matematicamente a dieci volte tanto. Con la capacità di supportarli non solo con prodotto e tecnologia, ma anche marketing: siamo un unicum, perché facciamo solo viaggi su misura, core business dove cerchiamo di essere più bravi di tutti. Gli altri lo fanno come secondo pensiero
Si può superare il dualismo agenzie-tour operator e associazioni?
Non deve esistere competizione: sono due parti dello stesso processo. Agenzie/consulenti sul cliente, tour operator su prodotto, delivery, fulfillment. Con Astoi abbiamo un’organizzazione di qualità, ma scarsa rappresentatività. Il progetto di Pier Ezhaya è questo: i tour operator fanno un passo indietro per essere una verticale tra ricettivi, agenzie, viaggi scolastici. Portare valore, assertività, positività, soluzioni serie, non bla bla politico, a beneficio del settore
Qual è oggi il vantaggio del tour operating classico vs micro-organizzatori e disintermediazione?
Ce ne sono infiniti. Agenzie esperte che organizzano centinaia/migliaia di viaggi si affidano a noi perché è un lavoro professionale diverso dalla distribuzione. I guru del 2000 prevedevano chiusura agenzie in 1-5 anni: hanno chiuso loro. Io non sono un guru, ma forse vedo più lontano di chi non è mai stato nel turismo

