Da anni infuria il dibattito sull’ora legale: vale la pena abolirla? Sostenitori puntano sui risparmi energetici – circa 600 milioni di euro annui in Italia – e luce serale extra per attività outdoor; critici denunciano disturbi al sonno, ritmi circadiani sconvolti e impatti su salute mentale, con petizioni UE che spingono per la fine definitiva dal 2021, mai concretizzata. Eppure, nonostante le discussioni a Bruxelles, per il 2026 non si cambia: l’Italia resta vincolata alle norme europee con passaggi fissi a marzo e ottobre, ecco quando:
Ora legale e solare: le date chiave del 2026
L’ora legale 2026 scatta nella notte tra sabato 28 e domenica 29 marzo, alle 2:00 le lancette scattano alle 3:00: un’ora persa per guadagnare luce serale fino a ottobre.
Il ritorno all’ora solare 2026 avviene invece tra sabato 24 e domenica 25 ottobre: alle 3:00 diventano le 2:00, con un’ora extra di sonno a disposizione.
Queste scadenze, fissate all’ultima domenica di marzo e ottobre, valgono per tutta l’Unione Europea e generano risparmi annui di circa 600 milioni di euro in bollette elettriche solo in Italia.
Salute e routine sotto i riflettori
Il balzo in avanti di marzo stravolge i ritmi circadiani: insonnia, stanchezza e cali di concentrazione colpiscono molti per un paio di giorni, soprattutto chi si alza presto.
Al contrario, ottobre regala riposo ma accorcia le giornate luminose, alimentando rischi di umore basso e depressione stagionale – una passeggiata all’aperto basta spesso a controbilanciare.
Lavoratori agricoli e animali domestici patiscono meno, mentre treni, aerei e mercati finanziari si allineano in automatico grazie a tecnologie smart.

