Chi visita Napoli ha quasi l’obbligo di passare davanti al Castel dell’Ovo, splendida struttura adagiata sull’isolotto di Megaride, sul Lungomare pedonale della città. Questa location unica al mondo, a maggio per tre giorni diventa la sede di “Vitigno Italia” una bella manifestazione dedicata al vino (quest’anno alla tredicesima edizione), realizzando di fatto uno tra i migliori connubi che caratterizzano il made in Italy: vino e monumenti.

Chi viene per esporre o per assistere alla fiera, è sopraffatto dalla bellezza del Castello e dalla sua posizione. Visitare la manifestazione è un piacere per tutti e cinque i sensi, si resta affascinati dalla bellezza archeologica e dalla magmatica ruvidezza del tufo, dal mare e dallo stridio dei gabbiani, dagli odori dei formaggi e ovviamente dal sapore dei vini, protagonisti principali dello spettacolo. Gli addetti ai lavori faticano a non distrarsi, consapevoli dell’eccezionalità del luogo, e i 16mila visitatori hanno apprezzato al meglio il prodotto, amplificato dal classico “anche l’occhio vuole la sua parte”.

La tre giorni scorre, è il caso di dirlo, tra numerose degustazioni, verticali, abbinamenti, incontri, convegni e conferenze. Parliamo di un business che muove milioni di bottiglie e di persone ogni anno, con 26 buyer provenienti da 17 paesi diversi.

I 220 espositori sono dislocati in tutto il Castello, con l’enoteca regionale che svetta sulla terrazza panoramica. La manifestazione è stata pensata principalmente per il trade (più 15% sui numeri dello scorso anno), ma prepotente viene fuori anche l’aspetto turistico dell’accoppiata vincente. I turisti ammessi si aggregano, affascinati dall’accoglienza naturale offerta dal Castello, piacevolmente sorpresi dalla possibilità di degustare le eccellenze italiane.

Poter organizzare una fiera in un ambiente così suggestivo, a parte i notevoli problemi logistici, è un privilegio, così come diventa un valore aggiunto partecipare alla manifestazione. L’utilizzo corretto e rispettoso del nostro eccezionale patrimonio storico e archeologico, ovviamente quando l’abbinamento è plausibile e non invasivo, garantisce vantaggi a entrambe le filiere.

Il filosofo Teognide ha detto che il vino scopre il pensiero dell’uomo: a mio avviso sarebbe opportuno che ogni direttore di museo facesse propria l’intuizione degli organizzatori di Vitigno replicando, seppur in scala ridotta, l’abbinamento tra prodotti d’eccellenza del territorio e i monumenti che esistono sullo stesso.

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