Doccia fredda quella che il Consiglio di Stato ha fatto provare al Ministero per le Politiche Agricole e per il turismo la scorsa settimana. In un parere, non vincolante, la massima autorità di giustizia amministrativa dello Stato ha infatti bocciato l’accorpamento del turismo all’interno del ministero per le politiche agricole e forestali che negli ultimi mesi aveva cambiato nome da Mipaaf a Mipaaft.
Nel parere, che era stato chiesto il 18 dicembre scorso dal dipartimento affari giuridici di Palazzo Chigi, si legge che il turismo non può essere visto “come funzione ancillare di altre funzioni statali, siano esse quelle riguardanti i beni culturali, siano quelle riguardanti l’agricoltura, l’alimentazione e le foreste, ma semmai come legante di un coordinamento complesso tra tutte le forme di presentazione e di produzione del territorio italiano nella loro potenzialità di fruizione turistica”. E ancora: “Si tratta, infatti, di una materia« di speciale complessità” e “non appare congruente con l’impianto costituzionale, oltre che legislativo primario, trattare il turismo come un aggregato della funzione riguardante l’agricoltura e le foreste”. Una bocciatura che quindi non riguarda solo l’accorpamento all’Agricoltura ma anche quello precedente nel Ministero dei Beni e delle Attività Culturali.
Il Consiglio di Stato, in effetti, chiede di dare maggiore rilevanza al turismo e il governo ora è chiamato a correggere il tiro anche se, come spiegato all’inizio, il parere non è di tipo vincolante.
Appresa la notizia il Mipaaft ha diffuso una nota in cui spiega che sono già al lavoro per migliorare il decreto di attribuzione delle funzioni del turismo al ministero guidato da Gian Marco Centinaio e che le scelte del legislatore contestate sono dettate da precisi vincoli finanziari. Il Ministero fa dunque sapere che nel rispetto di questi vincoli cercheranno di intervenire per migliorare il testo del decreto, in spirito di totale e leale collaborazione istituzionale.