Il messaggio di Roger Dow è chiaro e scandito in modo diretto. Indipendentemente da quanto è accaduto con le elezioni, indipendentemente dalle dichiarazioni, US Travel Association conosce bene il valore del turismo e farà di tutto per aiutare il Presidente a lavorare al meglio in questo settore. Nessuno pensi a una abdicazione di ruolo, nessuno pensi che l’Associazione starà zitta di fronte ai rischi di una politica che non approvano in campo turistico.

La conferenza stampa di US Travel Association si riassume tutta qui. In questo slogan iniziale, accompagnato da una sottolineatura del filmato in cui cittadini comuni, istituzioni, centri congressi, hotel directors, convention bureau, enti di promozione del territorio, danno One Big Welcome a chi viene negli Usa. Perché –parole di Dow- “la security è importante, ma l’accoglienza è fondamentale. L’America si chiude al terrore ma resta aperta al business e al turismo”.  Sono dichiarazioni forti, che riprendono un altro concetto espresso in conferenza stampa: il brand “America” oggi vive una situazione problematica. Se è vero che l’incoming da Cina, Giappone e alcuni altri paesi è in crescita, è altrettanto vero che da Messico e UK si registra un drastico calo. E i numeri parlano chiaro.

L’analisi commissionata da US Travel, rileva infatti che più visitatori internazionali di quanto previsto sono arrivati ​​negli Stati Uniti nell’aprile del 2017, secondo l’ultimo indice di Travel Trends Index (TTI) dell’Associazione degli Stati Uniti (US Travel Association), che definisce le aspettative di una crescita rallentata o di un declino totale delle reazioni agli ordini esecutivi controversi del Presidente Trump sui viaggi e sull’immigrazione del 27 gennaio. Poiché il visitatore internazionale medio si imbarca in un viaggio negli Stati Uniti 56,9 giorni dopo la loro prima ricerca di viaggio, qualsiasi ricaduta degli ordini controversi del presidente Trump nel gennaio e febbraio 2017 avrebbe iniziato a registrarsi solo nei dati di viaggio di aprile.

“Siamo sorpresi da questi dati? La risposta onesta è sì”, ha detto Roger Dow. “Ci sono state molte affermazioni secondo cui le azioni dell’amministrazione in materia di viaggi hanno danneggiato il marchio dell’America all’estero, ma stiamo vedendo prove economiche di reazione. Anche se siamo incoraggiati da questi dati forti, continueremo a sollecitare la pubblica amministrazione. La tendenza di crescita sarà sostenuta perché i 15,3 milioni di posti di lavoro americani ruotano intorno all’industria del turismo e dei viaggi non possono essere messi a rischio”.

Dow ha sottolineato anche le osservazioni del segretario del commercio americano Wilbur Ross di martedì scorso a New York come prova che l’amministrazione capisce benissimo l’importanza dei viaggi internazionali negli Stati Uniti e il ruolo che esso svolge per stimolare l’economia americana, aumentare le esportazioni e sostenere i lavori.

A termine della conferenza, sempre Dow ha ricordato che forse ad oggi, ma le stime sono molto difficili l’impatto economico negativo di certe dichiarazioni presidenziali ha inciso per l’1% sul mercato. Ma che tuttavia il Presidente è eletto da pochi mesi e ha ancora davanti a lui molto tempo per lavorare bene. Un lavoro che US Travel non mancherà di aiutare a svolgere nell’interesse dell’industria di viaggio e del turismo.

Dal nostro inviato a Washington – Fabrizio Mezzo – Editor

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