La meeting industry si conferma uno dei comparti più dinamici e ad alto valore aggiunto del turismo italiano. È quanto emerge dal nuovo studio realizzato da ASERI – Alta Scuola di Economia e Relazioni Internazionali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore per conto di ENIT e Federcongressi&eventi. Il settore MICE (Meetings, Incentives, Conferences and Exhibitions) attrae ogni anno oltre 27 milioni di partecipanti, generando un impatto economico diretto stimato in 11,7 miliardi di euro.
Secondo il report, la spesa media giornaliera per ciascun partecipante si attesta a 281 euro, cifra che cresce sensibilmente nel caso di eventi di durata superiore a un giorno. Il 42% della spesa è rappresentato dall’alloggio (3.750.278.000 euro), il 29,9% è costituito dalla spesa per i trasporti (2.671.069.000 euro) sostenuta in Italia, riguardante sia i trasferimenti interni a lunga percorrenza a livello nazionale e regionale (trasporto aereo, ferroviario e automobilistico), sia gli spostamenti a livello locale (principalmente autobus e taxi); il 15,9% è riferito alla spesa per la ristorazione sostenuta al di fuori sia dell’hotel dove il partecipante ha alloggiato, sia della struttura dove è stato ospitato l’evento (1.417.816.000 euro); il restante 12,2% della spesa totale è relativo ad acquisti e altre spese (beni per uso personale e spese per la fruizione di servizi culturali, ricreativi e di intrattenimento) pari a 1.094.020.000 euro. A tutto questo bisogna poi sommare la spesa per la realizzazione di meeting, congressi ed eventi (catering e ristorazione interna, allestimenti e tecnologie, spazi e altri servizi) che vale più di 2 miliardi 800 milioni di euro, portando così il complessivo del contributo economico diretto del mondo MICE in Italia alla cifra già citata di 11 miliardi e 746 milioni di euro.
Valutando quindi la cifra nel suo complesso risulta che la spesa generata direttamente dalla Meeting Industry è composta per il 32% da spese di alloggio, per il 22,8% da spese di Trasporti, 12,1% spese di ristorazione e catering, 23,9% spese di organizzazione eventi e 9,3% da altre spese (vedi infografica in copertina).
Nord Ovest locomotiva del settore, Roma la città con più sedi
L’analisi evidenzia una forte concentrazione geografica dei flussi di spesa: il 39,7% si registra nel Nord Ovest, seguito dal Centro (27,7%), dal Nord Est (23,6%) e da Sud e Isole (9%). Le differenze territoriali sono in parte spiegate dalla distribuzione delle strutture ricettive e congressuali: il 53,2% delle sedi si trova nel Nord Italia, che ha ospitato il 59% degli eventi, mentre il Centro detiene il 24,8% delle sedi (24,7% degli eventi), il Sud il 13,8% (10,2%) e le Isole l’8,2% (6,1%).
Complessivamente, il Paese dispone di 5.644 sedi attrezzate per ospitare eventi, in prevalenza alberghi con sale meeting (3.774 strutture, pari al 66,9% del totale). Roma è la città italiana con il maggior numero di location (512 sedi, il 9,1%), seguita da Milano (374 sedi), Firenze (190), Napoli (184), Torino (182), Brescia (167), Venezia (129), Trento (127) e Bologna (124).
Le dichiarazioni: il MICE come volano per il turismo e l’economia
“La meeting industry ha un ruolo cruciale per il mondo del turismo nel nostro Paese. Ogni evento genera un indotto importante non solo per le strutture ospitanti, ma per l’intero territorio che viene riscoperto e valorizzato dal partecipante”, sottolinea Ivana Jelinic, amministratore delegato di ENIT. “La crescita del comparto MICE è significativa e rappresenta una leva strategica per lo sviluppo nazionale”.
Dello stesso avviso il ministro del Turismo, Daniela Santanchè: “Eventi e congressi non solo sostengono l’economia locale, ma sono un veicolo di promozione dell’Italia nel mondo. È un settore da potenziare con investimenti mirati, perché crea occupazione e valorizza il nostro patrimonio”.
Gabriella Gentile, presidente di Federcongressi&eventi, evidenzia infine il potenziale ancora inespresso del settore: “Lo studio certifica l’importanza del MICE, ma bisogna considerare che gli eventi più complessi e di lunga durata, come i congressi associativi internazionali, generano una spesa pro capite ancora maggiore. Le destinazioni che investono per migliorare la propria competitività congressuale possono attrarre eventi di alto livello, con importanti ricadute economiche e occupazionali”.
Lo scenario tratteggiato dallo studio suggerisce ampi margini di crescita per il comparto, a condizione di consolidare l’offerta infrastrutturale e rafforzare la promozione delle destinazioni italiane nel panorama internazionale degli eventi.