Si sta svolgendo al Marriott Marquis di New York la Global Conference di SITE (Society for Incentive Travel Excellence, la più grande community internazionale di professionisti dell’industria degli eventi), cui partecipa la cifra record di 800 soci da ogni parte del mondo, soprattutto Nord America (USA e Canada) ma anche Europa e altri continenti. L’evento, che si tiene dal 17 al 20 febbraio, quest’anno riveste particolare importanza – come certificato dal gran numero di iscritti – perché cade nel 50mo anniversario della fondazione di SITE, e non per caso si svolge nella città in cui l’associazione nacque.

Fra le sessioni che compongono il nutrito programma di formazione ne spicca una tutta made in Italy: l’ha coordinata Annamaria Ruffini, titolare dell’event agency Events In & Out e presidente di SITE nel 2018, sul tema Incentive travel as the new driver to social change – from vision to practice. Estremamente interattiva e affollatissima, si è proposta di valorizzare il viaggio incentive come trend-setter per il cosiddetto DEI (Diversity, Equality & Inclusion).

Stefano Ferri

Il concetto-guida è che, come la moda, anche l’industria turistica vive a stretto contatto con la persona, e ne interpreta le emozioni, le tendenze, a volte anche le paure. Ma, a differenza degli stilisti, gli operatori del turismo lavorano proprio one-to-one col cliente, e ciò non è un dettaglio visto che dietro a un viaggio si può celare una gamma di sentimenti oscillanti fra ansia e felicità. In questo esprimere la persona, il viaggio incentive non è poi nemmeno un viaggio “normale”: chi vi partecipa è un professionista di successo cui viene riservato un trattamento realmente esclusivo, che può spesso condurlo di fronte a chi detiene il potere (presidenti, capi di Stato e di governo, ministri) in posizione paritaria e non subalterna. Quale occasione migliore, dunque, per sensibilizzare alla DEI Stati che, per cultura, religione o tradizione, all’inclusione sono refrattari? A fianco di Annamaria Ruffini anche Stefano Ferri, giornalista e scrittore con esperienza di lungo corso nella event industry, che ha portato la propria storia personale come crossdresser a sostegno di questa tesi, con una case history molto significativa.

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