Se questa è la settimana in cui vengono al pettine tutti i nodi di quel “Ne riparliamo a settembre” ascoltato come un mantra nel mese di luglio c’è da dire che il settore congressuale non si è mai veramente fermato: agosto è infatti un mese prolifico con tante scadenze di bandi di gara, magari da consegnare attorno alla metà del mese in un ufficio di cui dovrai scoprire gli orari di apertura.
Beh, non esageriamo: ormai, si spera, basta una pec, ma il problema dei bandi a scadenza proprio nei periodi dedicati alle ferie non lo scopriamo certo oggi.
Quello però che più mi ha colpito in questo mese di quasi relax è la corsa al ribasso di alcuni bandi che vanno anche semplicemente contro il comune buon senso. Solo scorrendo distrattamente la mia timeline di Facebook mi è giunta notizia di una gara con base d’asta da 14mila euro per offrire 80 notti in hotel 4 stelle, una cena per 100 persone e 24 biglietti aerei di cui qualcuno intercontinentale. Ovviamente l’asta è al ribasso, al costo di non guadagnarci o fare dumping pur di aggiudicarsi un cliente.
Un’altra gara in Puglia invece partiva da 5000 euro in cambio di una cena buffet da 6 portate per 200 persone, una fornitura di altrettante sedie e una visita guidata per 60 persone. Pura fantascienza pensare di parteciparvi seriamente.
Eppure questi bandi esistono, sono tra noi e spingono la competizione tra agenzie solo sulla variabile del prezzo. A farne le spese la qualità e la professionalità di un intero settore.
Come ne usciamo? si può non partecipare ai bandi, vero: ma se questi ultimi continuano a proliferare vuol dire che ci sono agenzie disposte ad andare anche in perdita o che pensano di essere ripagati dalla visibilità o da eventuali commesse future.
Quasi 100 agenzie di eventi e comunicazione hanno aderito al progetto Gare Chiare per destinare l’1% del budget di gara ai partecipanti come quota di partecipazione ma con certe basi d’asta staremmo a parlare di oboli da 50 e 100 euro che non compensano minimamente l’impegno profuso per stilare un progetto.
Servirebbe forse un’entità terza che stabilisca la congruità di certi bandi e che verifichi quanto di quello pattuito viene poi effettivamente realizzato. Negli enti pubblici i meccanismi esisterebbero anche ma sono sottoutilizzati o magari agiscono solo dietro denuncia. Nel privato bisognerebbe magari sensibilizzare sul fatto che non è obbligatorio organizzare eventi se non si ha un budget adeguato per organizzazione e comunicazione.