Il turismo fieristico attiva in Italia un valore della produzione di oltre 10 miliardi di euro l’anno, corrispondenti ad un valore aggiunto di 4,8 miliardi di euro, con un impatto occupazionale stimabile in circa 90 mila addetti. In altri termini, ogni euro speso dai visitatori delle manifestazioni, genera 2,4 euro in produzione e 1,1 euro di valore aggiunto per l’economia turistica nazionale. È quanto stimato dal rapporto Prometeia-Aefi (Associazione esposizioni e fiere italiane) presentato oggi al Tempio di Adriano di Roma in occasione della Giornata mondiale delle fiere e dei 40 anni dell’Associazione.

Secondo la società di consulenza, che per la prima volta ha realizzato uno studio sull’impatto del turismo fieristico in Italia, i viaggi legati al segmento attivano una spesa annua di beni e servizi turistici di 4,25 miliardi di euro l’anno (di cui 204 milioni di imposte al consumo), creando valore aggiunto per quasi 2 mld di euro. A ciò si aggiungono 1,5 miliardi di Pil legati all’impatto indiretto sulle imprese “a monte” della supply-chain turistica, e un beneficio indotto (derivante dai consumi degli addetti della filiera attivati) pari ad altri 1,4 miliardi di euro di valore aggiunto. Una forma di viaggio – quella fieristica – che, secondo le stime Prometeia, incide per il 4% sull’intera spesa turistica “tipica” effettuata in Italia, grazie ai 20 milioni di visitatori registrati ogni anno (il 2,5% sul totale dei viaggi turistici in Italia).

Il valore della produzione annuo diretto delle fiere italiane si attesta invece a 1,4 miliardi di euro, con 3.700 addetti diretti. Sono 267 le manifestazioni internazionali e 264 quelle nazionali/locali previste nel 2023, con flussi di visitatori che dovrebbero riportarsi sui livelli pre-pandemia (circa 20 milioni di visitatori certificati, di cui 1,5 milioni dall’estero). La permanenza media è di quasi una notte per visitatore, dato che sale a 2,5 notti per gli stranieri, mentre la spesa media si attesta a 170 euro al giorno (235 euro per gli stranieri).

“Abbiamo voluto mappare uno dei più interessanti effetti macroeconomici aggiuntivi rispetto al business in fiera generato dalle imprese partecipanti – ha detto il presidente Aefi, Maurizio Danese -. Il turismo fieristico si conferma una leva ad alto valore aggiunto, in grado di crescere ancora molto in maniera direttamente proporzionale allo sviluppo delle nostre manifestazioni, a patto che ognuno – dalle amministrazioni agli esercenti – faccia la propria parte sul fronte dei servizi, della logistica e dell’ospitalità”.

Secondo Giuseppe Schirone, coordinatore del team Prometeia che ha realizzato lo studio d’impatto: “L’industria fieristica attrae in modo continuativo un turismo alto-spendente con un budget di spesa giornaliero dei visitatori fieristici superiore del 60% a quello del turista medio. Già oggi contribuisce in modo rilevante all’economia turistica complessiva: in termini occupazionali, ad esempio, a 47 mila euro di spese turistiche dei visitatori fieristici corrisponde un posto di lavoro nella filiera nazionale. E alcune simulazioni condotte nel corso dell’analisi – sulla base degli elevati effetti moltiplicativi stimati – suggeriscono che il “potenziale turistico” delle fiere non sia ancora completamente sfruttato”.

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  • Redazione Qualitytravel.it

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