Le fiere rappresentano un asset chiave per il commercio estero italiano: il 63% dell’export nazionale è riconducibile a imprese attive in cinque filiere – agroalimentare, tecnologia, moda e bellezza, edilizia e arredo, tempo libero – che trovano nel sistema fieristico il principale strumento di promozione e internazionalizzazione. È quanto emerge dal primo Libro Bianco sul sistema fieristico italiano, presentato oggi a Roma a Palazzo Piacentini in occasione della decima Giornata mondiale delle fiere, alla presenza del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso.
Il rapporto, realizzato da AEFI (Associazione esposizioni e fiere italiane) con il supporto analitico di Prometeia, fotografa un comparto che – includendo anche il settore congressuale – genera un fatturato annuo di circa 4 miliardi di euro e dà lavoro a oltre 17.000 addetti, posizionando l’Italia al quarto posto nel mondo dopo Cina, Stati Uniti e Germania.
Un ruolo centrale nel Piano export extra-UE
“Le fiere devono diventare uno degli strumenti centrali del Piano d’azione del Governo per l’export nei mercati extra-UE,” ha dichiarato il presidente di AEFI, Maurizio Danese, sottolineando l’importanza di rafforzare la proiezione internazionale dell’intero sistema. “Vogliamo contribuire all’espansione delle imprese italiane oltre l’Europa, organizzando eventi fieristici direttamente nei Paesi target del piano governativo. La nostra rete è già presente in 12 dei 30 mercati prioritari, tra cui Stati Uniti, Cina, Brasile, Emirati Arabi e Sudafrica”.
Secondo il Libro Bianco, dal 2021 al 2024 le cinque filiere chiave hanno registrato una crescita media annua del 9%, ma le previsioni al 2030 indicano un rallentamento a circa il 2% annuo. Anche il comparto fieristico italiano, se non stimolato da politiche attive, rischia una dinamica stagnante, con una crescita prevista dell’1% l’anno.
Un export gap da 37 miliardi
Il report mette inoltre in evidenza un gap strutturale nell’export potenziale: negli ultimi dieci anni l’Italia ha perso circa 37 miliardi di euro in esportazioni non realizzate, pari a un differenziale del -13% rispetto alla domanda potenziale. Se non si interverrà, Prometeia stima un ulteriore ampliamento del gap fino al -18% entro il 2030.
Le proposte del Libro Bianco
Il documento presentato da AEFI individua quattro aree prioritarie di intervento per rafforzare il settore fieristico:
- Internazionalizzazione: sviluppo di partnership tra player fieristici, rafforzamento del Fondo per l’internazionalizzazione, maggiore coordinamento tra il settore e le istituzioni.
- Semplificazione normativa: richiesta di una normativa uniforme a livello nazionale, superamento del Testo unico sulle partecipazioni pubbliche, revisione dell’IMU per le strutture fieristiche.
- Adeguamento infrastrutturale: inserimento delle fiere nelle agende infrastrutturali per rendere i quartieri più attrattivi e funzionali.
- Incentivi per le PMI: introduzione di un “Bonus fiere” stabile rivolto alle piccole imprese, in particolare a quelle di nuova costituzione o che non hanno partecipato ad eventi nell’anno precedente.
Il Libro Bianco rilancia la visione di una politica industriale che riconosca il ruolo delle fiere come strumento di politica economica al servizio del Sistema Paese, capace di accompagnare le imprese nella conquista dei mercati globali e di colmare il divario con competitor come Germania e Francia. “Le fiere non sono solo vetrine, ma motori di crescita e diplomazia economica,” ha concluso Danese.