L’Italia dell’accoglienza 2025: fiducia ai massimi storici, ma poca propensione a investire

L’ospitalità italiana si affaccia alla stagione estiva con una fiducia senza precedenti, pur confrontandosi con criticità consolidate come la carenza di competenze e il divario tecnologico. È il quadro che emerge dalla quinta edizione dell’Accommodation Barometer, l’indagine condotta da Booking.com con Statista su 1.160 manager del settore in Europa, 80 dei quali italiani.

Secondo i dati, l’84% delle strutture ricettive italiane prevede uno sviluppo positivo nei prossimi sei mesi, superando la media europea del 63% e toccando uno dei livelli più alti dal 2022, quando la fiducia crollò al 36%. Solo l’1% degli intervistati italiani esprime aspettative negative. Anche l’accesso al credito migliora: quasi quattro operatori su dieci in Europa dichiarano di non avere difficoltà a reperire capitali, una percentuale che in Italia è persino più favorevole.

Nonostante questo clima ottimistico, la propensione agli investimenti resta contenuta. Il 76% delle strutture italiane prevede di mantenere inalterati i propri piani, una tendenza in linea con la media europea (62%). Le catene e le strutture di grandi dimensioni continuano a mostrare maggiore dinamismo rispetto agli hotel indipendenti e a quelli a basso numero di stelle.

Personale: aumentano i bisogni ma resta difficile assumere

Sul fronte del lavoro, il fabbisogno di assunzioni rimane elevato. In media, le strutture italiane prevedono di inserire 3,6 persone nei prossimi 12 mesi, con un picco nelle catene (5,85) rispetto agli hotel indipendenti (2,72). Le maggiori esigenze si concentrano su ruoli operativi stagionali — pulizie, ristorazione, reception — che risultano più facili da coprire. Il vero problema resta sulle figure qualificate: per ogni struttura che trova agevolmente un manager, dieci dichiarano grandi difficoltà.

Gli ostacoli principali alla ricerca di personale qualificato sono le elevate aspettative salariali (70% in Italia, contro il 56% medio UE), la difficoltà di garantire un adeguato equilibrio vita-lavoro (66%, contro 52% in UE) e la carenza di competenze specifiche (59%, più alta della media europea del 47%). In Italia, la percezione negativa del settore e la stagionalità restano ulteriori barriere.

Formazione: ancora troppo poca e disomogenea

Per rispondere alla carenza di competenze, le strutture puntano sulla formazione, ma con disparità evidenti. Il 17% delle strutture indipendenti italiane non offre alcuna formazione, mentre tra le catene la quota scende al 2%. Il 75% delle strutture italiane adotta una formazione sul campo, il 58% programmi in presenza e solo il 32% corsi online. Le catene si avvalgono più spesso di fornitori esterni (49%) e di partnership con scuole alberghiere (28%) rispetto agli indipendenti (29% e 25%).

La maggior parte degli operatori italiani (68%) prevede di mantenere invariati gli investimenti in formazione nei prossimi sei mesi, in linea con la media europea (65%), ma ancora una minoranza significativa (6% in Italia e 12% in Europa) intende aumentarli.

Tecnologia e intelligenza artificiale: il divario digitale si allarga

Le strutture italiane riconoscono il valore dell’intelligenza artificiale soprattutto in ambiti come revenue management (80%), customer service (76%) e marketing (61%), ma l’adozione è frenata da costi elevati (69%), complessità di integrazione (69%) e carenza di competenze interne (58%). In Europa, queste barriere sono avvertite rispettivamente dal 61%, 58% e 53% degli operatori. Le catene mostrano un maggiore entusiasmo per l’IA e adottano con più facilità soluzioni tecnologiche, mentre le strutture indipendenti appaiono più caute, aumentando così il divario digitale.

La questione della tassa di soggiorno

Infine, quasi metà delle strutture italiane considera la tassa di soggiorno utile per migliorare infrastrutture e servizi locali. Tuttavia, il 53% lamenta un aumento del carico amministrativo e il 49% ritiene che non contribuisca davvero alla gestione dei flussi turistici o alla sostenibilità. Per assorbire i costi operativi crescenti, il 64% degli operatori ha aumentato le tariffe o introdotto supplementi.

Un settore resiliente, ma da trasformare

«Siamo soddisfatti di registrare un clima di fiducia così diffuso, ma occorre lavorare sulle competenze e sull’innovazione per sostenere la crescita», ha commentato Carlo Olejniczak, VP & Managing Director EMEA di Booking.com. «La nostra ricerca vuole essere uno stimolo alla collaborazione tra tutti gli attori dell’industria.»

Il Barometro dimostra come il settore italiano dell’accoglienza sia solido e proiettato al futuro, ma evidenzia con chiarezza le priorità da affrontare per non disperdere il vantaggio competitivo: investire in persone e tecnologie, ridurre i divari tra grandi e piccole strutture e affrontare con decisione le sfide della sostenibilità e della trasformazione digitale.

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