Questo articolo è di Sergio Cucini, veronese, consulente e formatore nel settore turistico

Nasce a Verona un unicum a livello europeo: il Muraless Art Hotel, l’albergo che diventa galleria della street art e che si cimenta con il difficile compito di associare al revamping di una struttura defilata geograficamente e giunta all’esaurimento della propria parabola, un nuovo modo di ospitare clientela business e bleisure, appassionati di questa forma d’arte e cultori del selfie in ambienti originali. L’ex Hotel Cristallo a Castel d’Azzano, comune industrial/agricolo alle porte meridionali della città di Verona, è stato acquistato da un rampante operatore dei servizi alberghieri con società in Italia e Spagna, e rinnovato esteticamente e tecnologicamente, più che strutturalmente, nell’originale tentativo di diventare destinazione prima che luogo di ospitalità; 94 camere su tre piani, due sale riunioni con adiacente un lounge bar, per un servizio di welcome e coffee break, oltre che di aperitivi pre and after dinner (spazi ideali per ospitare convention aziendali o per ispirare attività di workshop e coworking) sono stati completamente ripensati col filo conduttore della street art, espressamente realizzata sui pavimenti, le pareti, i soffitti e la facciata nelle sue declinazioni, che poco possono suggerire a chi non frequenta altro che Banksy, Warhol e Haring.

In un evento mondano assolutamente straordinario per i costumi di Verona, è stato presentato il progetto e rese visitabili alcune delle stanze realizzate con il contributo di Luigi Leardini, ex general manager del 5 stelle lusso Byblos Art Hotel, nel cuore della Valpolicella, e agli esordi del nuovo ruolo di Art Advisor, il coordinamento di Laura Sancassani, l’elaborazione degli interni della critica d’arte Chiara Canali (coadiuvata da Andrea Zamengo), in collaborazione con la galleria d’arte di Milano “Deodato Arte”, che hanno messo all’opera più di 50 street artist di fama nazionale e internazionale che, con il loro personalissimo stile, hanno interpretato la loro visione del “made in italy”: delle figure iconiche della storia dell’arte, della scienza e della tecnica, del design e della moda, dei motori, dell’enogastronomia, del cinema, insomma tutto quello che ha contribuito e contribuisce a tenere in alto il nome dell’Italia nel mondo, non senza un tributo alla musica lirica, carattere che pervade Verona, sede del più grande teatro lirico all’aperto del mondo.

Ad ogni artista un tema e una stanza, debitamente documentati sotto il numero all’esterno con un qr-code che rimanda ai riferimenti biografici e al motivo dell’interpretazione pittorica. Sono state chiamati alle armi le storiche firme del writing italiano, Joys, Etnik, Wubik, Frode, Gatto, Mister Thoms, MrFijodoor, i nomi della Street Art e del Muralismo, Neve, Cheone, Vesod, Seacreative, Refreshink, Casciu, Luca Font, Ufo5, Ale Puro, e gli esponenti delle nuove generazioni, Chill Surrealism, Luogocomune, Rise, Soler, non mancando le quote rosa che annoverano protagoniste femminili del calibro di Coquelicot Mafille, Nais, Senso, Octofly. Discorso a parte per il pavimento della hall, monopolizzato da Agron Hoti, artista visuale contemporaneo di fama internazionale che, con la sua tecnica, crea esplosioni di colore di rara energia, con effetto migliore dal vivo rispetto alla documentazione fotografica.

Infine la facciata esterna, che al viaggiatore che si avvicina in auto alla struttura può indurre più di una perplessità: a cura di uno dei principali writer internazionali, Mr. Brainwash. La sua carriera è esplosa grazie alla partecipazione al famoso documentario “Exit Through the Gift Shop” di Banksy dove ha seguito, con la telecamera, le avventure dei più famosi street artist al mondo. I suoi lavori sono intrisi di riferimenti alla Pop Art, alla storia dell’arte e anche
alle opere di altri artisti. Se l’ispirazione più diretta è l’arte del collega Banksy, non mancano riferimenti ad Andy Warhol e Keith Haring, ai supereroi dei fumetti, ai classici della Disney e alle icone della storia classica e moderna. La Monna Lisa, Marilyn Monroe, Albert Einstein che regge un cartello con la scritta “Love is the Answer”, Mickey Mouse e
Minnie che si abbracciano quali simboli eterni di amore e rispetto reciproco. A lui il compito di valorizzare artisticamente l’happening notturno, con un tocco a conclusione dell’opera realizzato in diretta col sostegno e il tributo del pubblico festante.

Che giudizio dare dell’iniziativa? All’occhio clinico l’arredamento è perfettamente conforme alle tendenze del momento: armadi a vista, per valorizzare gli interventi artistici alle pareti, struttura metallica associata a
superfici orizzontali in legno, frigorifero con anta in vetro e cassaforte di dimensione generosa per poter ospitare un notebook, illuminazione adeguata per un uso agevole della stanza; alcune stanze di dimensione inspiegabilmente ridotta per una struttura di queste caratteristiche. Bagni originali, soprattutto nelle finiture murarie, ma con poco coraggio nei box doccia di dimensione ordinaria, al punto che i pochi con piastrelle bianche alle pareti (perché i pavimenti sono finiti con lo stesso materiale utilizzato nelle stanze -dove non appare alcun metro quadro di moquette-) risultano banali agli occhi di chi li ha potuti vedere tutti in sequenza. Tecnologie che non stupiscono chi ha dimestichezza per le realizzazioni all’avanguardia ma sono aggiornate e di sicura praticità.

E la proposta complessiva? Una grande scommessa. Necessaria per differenziarsi dall’offerta alberghiera veronese, e più in generale italiana, improntata a formule di ospitalità tradizionale; ma che richiede costanza e perseveranza nel mantenere la novità dell’originalità dell’associazione ospitalità/street-art nell’azione di comunicazione e marketing diretto al segmento-obiettivo di clientela. Sarà necessario coltivare gli influencer, i content creator e promuovere la permanenza in struttura a chi vuole testimoniare l’esperienza visiva, percepire il piacere di dormire avvolti nella realizzazione artistica: un prodotto perfetto per il tempo in cui viviamo, dove condivido quindi sono.

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