L’Italia ha formalizzato la candidatura di Roma come sede del neonato ente europeo per le dogane, la European Union Customs Authority (EUCA). La proposta — presentata alla Commissione europea — arriva nel contesto della riforma doganale comunitaria: con l’istituzione dell’Authority si intende creare un “Data Hub” europeo, armonizzare procedure, coordinare l’analisi dei rischi e potenziare l’azione operativa delle amministrazioni nazionali.
Perché Roma
Il governo italiano — con appoggio del Agenzia delle dogane e dei monopoli (ADM) — punta su Roma grazie a diversi elementi: l’esperienza consolidata dell’ADM nella digitalizzazione, nella raccolta integrata di dati e nella lotta alle frodi doganali; la logistica e la posizione geografica dell’Italia, hub naturale per l’Europa e il Mediterraneo; e le infrastrutture istituzionali della Capitale, ritenute in grado di ospitare un ente internazionale. Secondo le autorità italiane, la candidatura rappresenta “un progetto solido e competitivo, funzionale a sostenere avvio e consolidamento” della nuova autorità.
Il contesto istituzionale e tecnico: cos’è EUCA
La riforma doganale varata dall’Ue prevede che l’EUCA diventi un organismo centrale per la gestione del mercato unico sotto il profilo dei controlli di frontiera, dei dazi, della sicurezza dei flussi di merci e del contrasto a importazioni non conformi.
Tra i compiti principali dell’Authority: la gestione del nuovo “EU Customs Data Hub”, una piattaforma digitale volta a centralizzare i dati doganali a livello comunitario; la supervisione del risk management per le merci importate/esportate; la cooperazione con le amministrazioni nazionali per garantire standard omogenei. Secondo la tabella di marcia di Bruxelles, l’EUCA dovrebbe essere operativa già dal 2026, con piena capacità di funzionamento entro il 2028.
Le reazioni italiane
Il sostegno all’iniziativa è ampio. Il sottosegretario con delega alle Dogane, Sandra Savino, ha definito Roma “la sede ideale”, enfatizzando la maturata esperienza nella digitalizzazione e nella cooperazione investigativa a livello europeo.
Anche il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, ha espresso “grande soddisfazione” per la candidatura, rilevando come l’iniziativa possa rafforzare i controlli — anche sui prodotti alimentari — a tutela del mercato interno europeo e dei produttori nazionali.
Il responsabile di ADM, Roberto Alesse, sottolinea che l’agenzia rappresenta già oggi “una delle amministrazioni più solide e all’avanguardia d’Europa”, grazie a processi digitalizzati e capacità di contrasto alle frodi. Da questo punto di vista, la candidatura appare “concreto e meritevole”.
Le incognite e le prossime tappe
La selezione della sede avviene secondo criteri precisi stabiliti dalla Commissione europea: accessibilità, infrastrutture per personale e famiglie, bilanciamento geografico tra Stati membri, capacità di ospitare staff qualificati. La scadenza per la presentazione delle candidature era fissata al 27 novembre 2025.
Un eventuale via libera alla candidatura di Roma assumerebbe un significato strategico per l’Italia su più livelli. Dal punto di vista istituzionale, confermerebbe il ruolo di primo piano del Paese nelle politiche doganali e di sicurezza economica dell’Unione. Dal punto di vista del sistema paese, darebbe un impulso al rafforzamento dell’ADM e dei suoi processi di digitalizzazione e cooperazione internazionale. Dal punto di vista geopolitico e logistico, l’Italia — e Roma — consoliderebbero la propria centralità nel Mediterraneo come hub tra Europa, Nord Africa e uffici di transito merci, acquistando importanza per il traffico aereo.

