Cambiamento. Evoluzione. Sono queste le parole che sentiamo ripetere continuamente in ogni ambito. Tutto deve passare da lì, che si tratti di abitudini, di stili di vita, di modus operandi nel business o nella vita privata.
In che direzione stiamo andando, perché c’è tutta questa necessità di cambiare? E soprattutto è un bisogno reale? E poi dobbiamo cambiare per diventare che cosa esattamente?
Le risposte naturalmente non saranno mai univoche per tutti gli ambiti ma una cosa è certa: esistono delle ragioni concrete e pragmatiche con le quali ci confrontiamo ogni giorno, per esempio la forte concorrenza, la segmentazione del mercato, la crisi economica, la velocità imposta dai social network e dall’innovazione tecnologica, la globalizzazione e via enumerando.
Tutti elementi che hanno in diversa misura contribuito al cambiamento della percezione delle persone rispetto alla propria vita e alle proprie attività.
Ciò significa che la nostra cultura si sta evolvendo, c’è una costante presa di coscienza delle nostre responsabilità e di ciò che vogliamo.

Come si traduce tutto ciò nel marketing?

Lo scontro tra i titani del mercato, i grandi brand, oggi si gioca tutto a favore di concetti come flessibilità, sostenibilità, ma anche collaborazione e partnership; insomma in ultima analisi, si va alla ricerca di una nuova stabilità.

Eppure qualcosa non torna.

La recente lettura di un capitolo del manuale di Whitmore sul Coaching è stata in tal senso illuminante.
“Siamo in piena fase di estrazione e continuiamo a essere disturbati dalla spinta”.
Quel che però è stato ancor più illuminante è l’esempio da lui stesso utilizzato per spiegare questo concetto.
Siamo letteralmente bombardati dalla pubblicità, riceviamo newsletter promozionali, e-mail, volantini o addirittura siamo costretti a vedere video o subirci pop up che non ci interessano.
Una tipologia di comunicazione che viene letteralmente “spinta” davanti ai nostri occhi da soggetti terzi che ci impongono di vederla e ci mettono in condizione di subirla.
Torniamo così al famoso al dato di cui parlavamo la scorsa settimana: il 34% degli utenti sostiene di sentirsi “costantemente seguito” dalla comunicazione sul web.
Il tutto fa a cazzotti con un mercato che oggi ci permette di scegliere cosa vogliamo vedere, assaporare, ascoltare. Basti pensare ai canali della pay per view che addirittura ci danno la possibilità di optare per quale telecamera seguire durante un evento sportivo, mettendoci in condizione di stabilire che cosa vedere e che cosa “estrarre” dalla miriade di input che riceviamo.

Basta dunque spingere, ricominciamo piuttosto a dare spazio al marketing dell’attrazione. Il primo passo è smettere di sparare nel mucchio e iniziare a porsi le domande giuste.

  • Come posso fare per creare un sistema che attragga un continuo e cospicuo numero di clienti?
  • Il mio target mi percepisce come fonte autorevole oltre che come fornitore indispensabile?

Così facendo cambiamo la prospettiva e iniziamo a essere consapevoli del fatto che esiste anche per il nostro prodotto o servizio un target naturale che ha bisogno di noi. Al centro non ci sarà più il prodotto da spingere, ma la persona con le proprie esigenze. Vediamo come.

5 passi da non sottovalutare

  • Definisci in modo chiaro il tuo obiettivo. Sai che vuoi, in quali tempi e come intendi ottenerlo?
  • Ascolta il mondo che ti circonda. Fissato un obiettivo, devi affinare le tue capacità di cogliere i segnali ed essere in grado di offrire soluzioni e non singoli prodotti a un target specifico. Ricorda che chi sta cercando un’asciugatrice, non cerca un’asciugatrice ma un modo per asciugare i panni in inverno o quando c’è molta umidità.
  • Smettila di aspettare il momento giusto o che tutto sia perfetto: fatti percepire come unico.
  • Scegli il media giusto. Non spingere!
  • E soprattutto cambia, agisci!

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