Nel nostro ultimo post abbiamo parlato di come si stiano muovendo le major americane per fronteggiare la concorrenza delle low cost.
Un mercato comunque molto diverso da quello europeo, in cui, come abbiamo già detto, la maggiore compagnia oggi è proprio una low cost, Ryanair, che nel 2016 ha trasportato 119.000 passeggeri.
Settimana scorsa, a Malpensa, Michael O’ Leary, il patron di Ryanair, ha tenuto una conferenza stampa per festeggiare il primo anno dall’avvio dei voli da Malpensa e il lancio di sette nuove rotte in partenza dallo scalo lombardo verso Alicante, Eindhoven, Katowice, Lamezia, Liverpool, Palermo, Valencia.
Ho colto la palla al balzo per chiedergli cosa ne pensasse delle strategie delle legacy airlines americane. La risposta? Potete immaginarla: “Le major non hanno nessuna possibilità di competere con le low cost”. Punto.
Inevitabile la domanda su Alitalia. “Il suo futuro è sul lungo raggio, sui voli interni non possono competere con noi che offriamo tariffe a 9,99 euro”.
E ribadisce la proposta già fatta a Cramer Ball in dicembre, è cioè una cooperazione stretta per quello che riguarda i voli nazionali. “Noi siamo in grado di collaborare per il feederaggio, – puntualizza O’Leary – ma prima Alitalia deve abbandonare l’accordo con Air France, che non ha più nessun senso”. Secondo il Ceo di Ryanair, Alitalia deve guardare al mercato Usa, ai suoi cittadini di origine italiana, e a tutti gli americani che vogliono venire qui. Ma non solo per visitare Roma, o Milano, dove vola Alitalia, ma anche tutte le città dove Ryanair è in grado di offrire collegamenti a prezzi molto più bassi.
E come sarebbero gli accordi commerciali? “Noi daremmo accesso alla nostra piattaforma di prenotazione, e loro devono riconoscerci la tariffa che trovano sui nostri voli interni”. È lo stesso modello che O’Leary sta mettendo in atto con Air Lingus e Norwegian Air. E se un passeggero vuole volare in business class? “È poco importante. A nessuno interessa spendere soldi in più per un volo di un’ora. Forse per bere champagne alle 7 del mattino?” provoca O’Leary. “I passeggeri cercano il comfort sui voli intercontinentali, non sulle tratte di avvicinamento”.