Nella rubrica “Agente in Incognito” raccogliamo le indiscrezioni, gli sfoghi, le aspirazioni e le rimostranze scritte di chi lavora nelle agenzie di viaggi ed eventi e vuole lasciare la propria testimonianza nell’anno più difficile di sempre, in completo anonimato. Potete inviare materiale a domenico.palladino@qualitytravel.it

Parlare di turismo in questo momento ha la stessa valenza di un passo incerto all’interno di un campo minato: puoi mettere male il piede, e saltare da un momento all’altro!
Ho scelto un’immagine forte perché far finta di nulla non porta da nessuna parte: i più fortunati, che avranno le loro attività bonificate, avranno davanti una prospettiva attraente, ma parecchie persone saranno costrette ad arrendersi.
Di chi è la colpa se siamo arrivati a tutto questo? Forse del Covid?
La pandemia ha solo sottolineato un malessere che troppe persone hanno fatto finta di non vedere, in primis chi tempo fa ha liberalizzato tutto quanto trasformando in un pezzo di carta un titolo (la licenza dell’agenzia di viaggi) frutto di sudore e fatiche che ha comunque, e deve avere forzosamente, un suo valore implicito.
Far credere che basti viaggiare ( o poco d’altro) per fare l’agente di viaggi ha la stessa valenza di chiedere a un macellaio di riparare un’auto, questo tralasciando regole e logiche professionali comunque necessarie per affinare un mestiere.

L’amarezza di chi scrive affonda le sue radici in un momento storico dove il “tutti contro tutti impera” e dove le mosse tattiche (o furbate) per sopravanzare l’avversario, e accaparrarsi un vantaggio nella ripartenza sono all’ordine del giorno. Ivi compresa una stupida (supposta) derisione mediatica dell’avversario che raggiunge il solo scopo di inorridire ancora di più la base.
Ci sono persone che, pur di fare business sulla testa della distribuzione, argomentano chimere oggi impossibili, oppure possibili solo agli occhi di coloro che hanno pensato al settore come “l’oro del Bengodi” senza documentarsi sui margini e sulla oggettiva difficoltà a ottenerli davanti a “carrozzoni” sempre più prepotenti e preponderanti, figli di logiche aziendali superate, e senza capire che occorre scendere a patti con chi “il cliente” (vera e unica risorsa) se lo trova davanti tutti i giorni.

Vengono rilanciate logiche aggregative obsolete/superate dove una attenta analisi di costi e ricavi porta immediatamente a una risposta chiara e netta. Viene affrontata una realtà nuda e cruda, in maniera irriverente, col sorriso sulle labbra negando una realtà pesante ed evidente, in balia delle onde di un associazionismo “tutto fumo e poco arrosto”. Non è un caso che sia bastato creare un rapporto più umano e condiviso con la base degli agenti di viaggio per far emergere dall’anonimato nuove realtà dell’associazionismo che difendono con orgoglio un lavoro inteso come “passione”.

Sicuramente chi si occupa di Turismo a vario titolo deve avere dei requisiti per poterlo fare , e questi requisiti devono essere “monetizzabili” se non altro per non far torto ad anni e anni di sudore e esperienza.
L’asticella va alzata inesorabilmente sotto il profilo della qualità, ma soprattutto sotto il profilo dell’accessibilità del Turismo a mercati che guardano con occhio attento alla Italia per quanto rappresenta e può rappresentare per quei singoli Paesi per cui siamo ancora il Belpaese.
Non nego la sorpresa di chi vi scrive quando una Camera di commercio italiana, sita in paese asiatico, ci dice “ci sono larghe fette della popolazione giovane che pur di sposarsi in Italia rinuncerebbe ai propri usi e costumi locali”.

Allora forse non tutto è veramente perduto! Forse il Covid offre l’ultima vera occasione propizia per fare di un settore uno dei potenti traini della nostra traballante economia, ripensando il concetto di agenzia di viaggi espresso come catena di distribuzione e riformandolo in un più consono ruolo di sentinella turistica dove il rapporto pulito col cliente è alla base di tutto, ma dove soprattutto l’unione della base costringe la filiera ad adattarsi ad esigenze più consone, più snelle, più gestibili e meno mirabolanti. Speriamo anche che chi riceverà cospicui bonifici a fondo perduto li utilizzi per rilanciare l’attività e non per scappare via con la cassa!

Serve la consapevolezza che l’agenzia viaggi è la punta dell’iceberg sempre e comunque, che va alimentata con servizi di qualità e senza sovrapposizione con le Olta, ma soprattutto con l’apertura di nuovi mercati che sappiano sventolare la bandiera tricolore come attrattiva e garantire un lavoro che solo la miopia governativa sta cercando di affossare (vedere ad esempio come è stato trattato il settore negli altri Stati Europei).
Oggi aspettiamo il vaccino come la panacea a tutti i mali, ma per superare la paura e il terrore che sono stati inculcati in questi lunghi mesi servirà molto più tempo. Nel frattempo, riusciremo a resistere? E dipenderà solo dal nostro buon senso o dall’entità del bonifico ricevuto?

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