Per la rubrica settimanale “I protagonisti del Travel” Francesca Ferrara ha intervistato Alessandra Priante, da 6 mesi direttore Europa dell’UNWTO, l’agenzia della Nazioni Unite con sede a Madrid che si occupa del coordinamento delle politiche turistiche e promuove lo sviluppo di un turismo responsabile e sostenibile.
Si è parlato molto degli scenari post covid-19: secondo il Barometro dell’UNWTO ci troviamo in una situazione del tutto nuova: da una previsione di crescita del 3% a livello globale si è passati a una diminuzione del 57% nel primo trimestre dell’anno. “La ripresa è strettamente legata alla mobilità internazionale e alla riapertura dei Paesi: in base a questo abbiamo stimato degli scenari diversi che sono abbastanza drammatici, ma bisogna essere realisti: se l’apertura avverrà ai primi di luglio avremo una diminuzione tra il 30 e il 58% degli arrivi internazionali, a settembre parliamo del 70%, un apertura a dicembre vorrebbe dire -80% sugli arrivi e una perdita di 120 milioni di posti di lavoro a livello globale”, spiega Alessandra Priante
Nella peggiore delle ipotesi parliamo di 1,3 miliardi di dollari di perdite a causa del blocco di Usa e Russia, oltre alla Cina. “L’America è un grandissimo bacino – prosegue Priante – per cui non possiamo pensare che la ripresa parta dalla Cina, verso cui molti manterranno ancora delle restrizioni. Il turismo è una variabile chiave per la ripartenza, come abbiamo visto in tutte le crisi degli ultimi anni, ma per utilizzarla come leva bisogna far ripartire la fiducia. Oggi tutti stanno guardando all’Europa per come sta affrontando la crisi ma non è detto che si riesca a trovare un accorso globale dato che ci sono gruppi di Paesi con situazioni epidemiologiche simili che è probabile possano mettersi d’accordo tra loro. Possiamo considerarlo molto scorretto ma non strano: nel momento in cui si è tutti in difficoltà c’è chi ragiona col voler colpire il competitor più forte”.
Quale la ricetta per uscire dalla crisi, dunque? “Quello che bisogna fare è procedere a tappe forzate: avere un piano di ripartenza chiarissimo, comunicato e condiviso. E basato sulla reciprocità, non può esserci un paese che accoglie e un altro che ti obbliga a fare 14 giorni di quarantena. Il coordinamento tra paesi è fondamentale ed è importante che l’Italia lavori a questo perché il mondo guarda all’Italia: così come hanno scoperto De Luca, allo stesso modo guarderanno ciò che succederà in Italia con la ripresa. Il ritorno dei turisti a Venezia sarà da esempio a tutto il mondo”.
Infine una battuta sul turismo MICE: “Io sono tra le persone convinte che l’industria degli eventi e delle fiere sia la vera chiave della ripartenza: il turismo business attiva immediatamente un indotto, hai pratiche di sicurezza che puoi subito implementare e hai turisti che sono necessariamente rispettosi delle regole: devono farlo se vogliono lavorare. In un sondaggio in cui abbiamo chiesto se le fiere del futuro saranno virtuali, l’80% ha detto no. Non a caso in Spagna Ifema (la fiera di Madrid, ndr) dopo aver convertito i padiglioni in ospedale adesso li sta chiudendo per ricominciare con le fiere a settembre. Le fiere oltretutto hanno un grande vantaggio, per il quale la Spagna rappresenta davvero una buona pratica: hanno creato un grande ecosistema con tutti gli operatori per cui non capita come in altri Paesi che gli operatori possano lamentarsi dei prezzi alti degli hotel: a Ifema vengono tutti a tariffe convenzionate. Per questo consiglio di fare come la Spagna dove le prime fiere che ripartiranno saranno quelle mediche dato che, oltre che quelle più necessari,e sono anche quelle che hanno più disponibilità di spesa “, conclude Alessandra Priante.