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L’intensificarsi del conflitto tra Israele e Iran ha provocato una reazione a catena che sta paralizzando il traffico aereo in tutta l’area mediorientale. Dopo i raid israeliani su obiettivi strategici iraniani nella notte tra il 12 e il 13 giugno, numerosi Paesi della regione hanno disposto la chiusura temporanea dei propri spazi aerei, tra cui Israele, Iran, Giordania, Siria e Iraq. Una misura cautelativa volta a proteggere passeggeri, operatori e infrastrutture in un contesto altamente instabile.
Ben Gurion chiuso, spazio aereo iraniano sigillato
L’aeroporto internazionale Ben Gurion di Tel Aviv, uno dei principali hub della regione, è stato chiuso fino a nuovo ordine. Le autorità israeliane prevedono una riapertura solo con un preavviso minimo di sei ore, a seconda dell’evolversi della situazione. Anche l’Iran ha sigillato il proprio spazio aereo, così come Giordania e Iraq, che hanno sospeso tutte le operazioni aeree civili.Secondo Eurocontrol, l’agenzia europea per la sicurezza della navigazione aerea, nelle prime 24 ore di crisi sono stati coinvolti oltre 1.800 voli tra cancellazioni e deviazioni, mentre FlightAware ha registrato più di 15.000 ritardi a livello globale e quasi un migliaio di voli cancellati.
Le decisioni delle compagnie: cancellazioni, rimborsi e rotte alternative
Numerose compagnie aeree internazionali, tra cui diversi vettori europei e mediorientali che operano regolarmente dall’Italia, hanno sospeso i voli verso l’area coinvolta o modificato le rotte. El Al, Israir e Arkia, le principali compagnie israeliane, hanno evacuato i propri aeromobili da Israele e interrotto le operazioni. El Al ha anche offerto assistenza ai cittadini israeliani bloccati all’estero.
Delta e United Airlines, che operano voli transatlantici con scali intermediari in Medio Oriente, hanno sospeso i collegamenti con Tel Aviv almeno fino ad agosto. United ha anche ritirato il proprio staff dalla città.
Il gruppo Lufthansa, di cui fa parte anche ITA Airways, ha bloccato tutti i collegamenti verso Tel Aviv fino al 31 luglio, includendo nella misura anche Austrian Airlines, Swiss, Brussels Airlines e naturalmente la compagnia italiana. Lufthansa ha inoltre sospeso i voli su Teheran.
Air France-KLM, Emirates, Etihad, Qatar Airways, Air India, Ryanair e Wizz Air hanno adottato soluzioni analoghe: cancellazioni immediate, rimborsi e deviazioni delle rotte per evitare i cieli della regione. Alcuni voli in partenza dall’Italia diretti in Asia o Sud-Est asiatico sono stati riprogrammati con lunghi sorvoli su rotte alternative attraverso Egitto, Turchia, Azerbaigian e Turkmenistan.
Disagi anche per i passeggeri italiani
Le principali ripercussioni per i passeggeri italiani riguardano i voli cancellati da ITA Airways tra Roma e Tel Aviv e le difficoltà logistiche per chi viaggia verso destinazioni asiatiche tradizionalmente collegate via Medio Oriente. I vettori coinvolti offrono voucher, rimborsi o cambio prenotazione gratuito, ma i tempi di rientro alla normalità restano incerti.
Le autorità italiane, attraverso la Farnesina, invitano i connazionali presenti in Israele o in Iran a registrarsi su Dove siamo nel mondo e a monitorare gli aggiornamenti sulla situazione geopolitica e logistica.
Prospettive incerte per il traffico aereo
L’industria aerea guarda ora con apprensione agli sviluppi del conflitto. La chiusura prolungata degli spazi aerei in Medio Oriente comporta un aumento dei costi operativi, una riprogrammazione su larga scala e un nuovo rischio per i vettori europei, già colpiti da crisi pregresse. L’Italia, in particolare, risente della chiusura dei corridoi verso Est, con ripercussioni sulle tratte business e leisure e sull’hub di Fiumicino.
Il ritorno alla piena operatività sarà possibile solo in presenza di una stabilizzazione concreta della situazione, al momento molto difficile da immaginare. Nel frattempo, i viaggiatori sono invitati a verificare le informazioni fornite dalle compagnie aeree e ad adottare la massima cautela nel pianificare spostamenti nella regione.