Dal prossimo 1° novembre 2025 chi volerà in Tanzania dovrà sostenere un nuovo costo aggiuntivo. Il governo di Dodoma ha infatti introdotto la Passenger Facilitation Fee, una tassa pari a 45 dollari per tratta – quindi 90 dollari per un viaggio di andata e ritorno – applicata a tutti i passeggeri internazionali in arrivo o in partenza dal Paese. L’unica esenzione riguarda i bambini sotto i due anni.
La tassa sarà riscossa direttamente dalle compagnie aeree al momento dell’emissione del biglietto e dovrà comparire in modo separato sul riepilogo dei costi. In caso di annullamento del viaggio, l’importo sarà rimborsabile. Le autorità tanzaniane hanno spiegato che il nuovo contributo servirà a finanziare sistemi tecnologici avanzati per il controllo delle frontiere, come i registri elettronici dei passeggeri e le piattaforme di sicurezza richieste dagli standard internazionali.
L’annuncio, però, sta sollevando critiche tra gli operatori. Il nuovo balzello si aggiunge infatti alla proposta di assicurazione obbligatoria proposta nei mesi scorsi per i turisti stranieri (44 dollari per soggiorni fino a 62 giorni). Secondo molti addetti ai lavori, il combinato delle due misure potrebbe penalizzare il turismo, spingendo parte della domanda verso destinazioni concorrenti. Il settore teme un impatto sulla competitività della destinazione, in un momento in cui i viaggiatori guardano con attenzione alla trasparenza dei costi e alla convenienza dei pacchetti.
La Tanzania rimane una delle mete più iconiche del continente, grazie a parchi come il Serengeti, il Kilimangiaro e l’arcipelago di Zanzibar. Ma l’introduzione di nuove imposte obbligatorie rischia di diventare un deterrente proprio per quei mercati, come quello europeo, che stanno mostrando una crescita costante negli arrivi.