Nuova puntata della riforma del settore del noleggio con conducente: il Tar del Lazio, confermando gli orientamenti precedenti, ha annullato il decreto del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti che imponeva l’utilizzo obbligatorio del foglio di servizio elettronico (Fdse) per gli NCC. La sentenza, depositata il 2 luglio e resa pubblica il 4 agosto, dichiara il provvedimento illegittimo per eccesso di potere e per violazione di norme costituzionali, comunitarie e del GDPR.
La decisione del tribunale amministrativo arriva a seguito di tre ricorsi presentati da CNA, 8PuntoZero, NCC Italia e numerosi operatori del comparto. Il decreto n. 226/2024 viene giudicato in contrasto con i principi di legalità, proporzionalità, libertà economica, concorrenza e protezione dei dati personali.
Cosa prevedeva il decreto sul foglio di servizio elettronico NCC
Il decreto annullato imponeva una serie di vincoli alle imprese NCC:
- Attesa obbligatoria di 20 minuti tra un servizio e l’altro
- Obbligo di ripartenza dallo stesso luogo di arrivo del servizio precedente
- Divieto per i tour operator, agenzie di viaggio e consorzi di stipulare contratti continuativi
- Raccolta centralizzata dei dati dei viaggiatori, con obbligo di conservazione per tre anni (contro i 15 giorni previsti per il foglio cartaceo)
Secondo il Tar del Lazio, queste disposizioni non solo erano sproporzionate rispetto agli obiettivi dichiarati (come il contrasto all’abusivismo), ma anche lesive dei diritti costituzionali e dei principi europei.
Le motivazioni della sentenza del Tar sul decreto NCC
Il Tribunale Amministrativo Regionale ha evidenziato tre profili di illegittimità del decreto:
- Difetto di legittimazione normativa: il Ministero non aveva ricevuto alcuna delega legislativa per introdurre un nuovo sistema elettronico vincolante.
- Violazione del principio di proporzionalità: i vincoli imposti creavano un carico operativo eccessivo per le imprese, senza garantire reali benefici al sistema di trasporto.
- Violazione del GDPR: la raccolta e la conservazione dei dati per tre anni è stata ritenuta sproporzionata, priva di adeguate tutele e senza valutazione d’impatto.
Reazioni alla decisione del Tar: soddisfazione degli NCC, critiche al decreto Salvini
Le associazioni di categoria NCC coinvolte nei ricorsi – CNA, 8PuntoZero e NCC Italia – hanno espresso grande soddisfazione per la sentenza. La decisione, secondo i rappresentanti del comparto, conferma l’esigenza di una normativa più equilibrata e conforme agli standard europei.
Anche Conftrasporto-Confcommercio ha accolto con favore la decisione, parlando di “una vittoria della legalità” e dell’occasione per ripensare l’intera disciplina sugli NCC in chiave di efficienza, semplificazione e rispetto della concorrenza. Sul piano politico, Forza Italia ha preso le distanze dal decreto promosso dal ministro Salvini, annunciando una proposta di legge da presentare a settembre per riformare il settore NCC.
Cosa cambia per gli NCC dopo l’annullamento del decreto
Con l’annullamento del decreto ministeriale 226/2024, le imprese NCC tornano a operare senza gli obblighi imposti dal foglio di servizio elettronico. In particolare:
- Non è più obbligatorio l’utilizzo della piattaforma ministeriale per registrare i servizi
- Viene eliminato l’obbligo dei 20 minuti di attesa tra un servizio e l’altro
- Cade l’obbligo di iniziare un servizio nello stesso punto di fine del precedente
- I dati personali dei clienti non devono più essere trasmessi e conservati per 3 anni
- Le imprese di intermediazione possono tornare a stipulare contratti continuativi
Rimane valido, invece, il principio generale di tracciabilità del servizio, che potrà essere garantito tramite un semplice foglio elettronico conforme ai requisiti tecnici, senza vincoli sulla piattaforma utilizzata.
Il Ministero dei Trasporti farà ricorso al Consiglio di Stato
In risposta alla sentenza, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha comunicato l’intenzione di impugnare la decisione presso il Consiglio di Stato. Anche alcune associazioni di tassisti, come Uritaxi, hanno criticato la sentenza, sostenendo che favorisca un’equiparazione impropria tra taxi e NCC.