Si è svolta in Monferrato la XXIII edizione di Travel Hashtag con il patrocinio del Ministero del Turismo (vedi ns articolo qui).
Ed è il momento di tirare le somme. Si è parlato del futuro degli eventi e dell’identità da costruire, di sostenibilità e di accoglienza, di benessere e di buona cucina con la community di professionisti di settore, i rappresentanti delle istituzioni, i partner d’eccellenza.  
Sono stati tanti, anzi tantissimi gli spunti interessanti di questa edizione dal titolo “Tradizione, Innovazione, Meraviglia” dedicata principalmente all’incoming, ma ci concentriamo soprattutto sul territorio che ci ospita.


Perché uno degli scopi di Travel Hashtag, come racconta il suo fondatore Nicola Romanelli, è proprio quello di portare l’attenzione su territori emergenti e far conoscere gemme nascoste ancora poco conosciute.
Lo ha dichiarato anche il Senatore Gian Marco Centinaio, che ha sottolineato come sempre che l’Italia è fatta di turismi e non di turismo, per l’infinità di luoghi, paesaggi e borghi da scoprire e da promuovere se si vuole evitare l’annoso problema dell’overtourism.

Gian Marco Centinaio e Nicola Romanelli ©Travle Hashtag

Se si parla di gemme nascoste ancora relativamente poco note, questo è il caso della valletta ai piedi di Cremolino che ospita Nordelaia Resort ed Hemanaire, le due strutture che hanno accolto questa edizione di Travel Hashtag, un angolo idilliaco del Monferrato a pochi chilometri da Ovada, dall’autostrada Milano-Genova e a mezz’ora dal mare della Liguria.

Nordelaia

È Sauro Mariani, AD di Nordelaia, a presentarci questo resort esclusivo ma accogliente. Un casale del 1200, acquistato da una coppia di inglesi, è stato trasformato in un boutique hotel con 12 suite, una ampia Spa con hammam e spazio benessere con sessioni Yoga e massaggi ayurvedici, due piscine, di cui una, bellissima, a sfioro sulle colline e sui vigneti che circondano il resort.
Un luogo di pace e relax nato per riconnettersi con la natura circostante, con la vista sul castello trecentesco di Cremolino, i vigneti che producono Pinot Nero, Barbera e Dolcetto, e, più lontano, spazia fino alle Alpi, innevate in questo periodo dell’anno.

Charles Pearce nell’orto con la sua giovane brigata ©Nordelaia

Cuore del resort la proposta gastronomica di Charles Pearce, giovane inglese trapiantato in Italia, che propone la sua cucina innovativa in due outlet ristorativi, il Lounge Bistrot, con la sua terrazza aperta sulla vallata, e il ristorante fine dining Lorto, con la cucina letteralmente aperta al centro della sala per dialogare in maniera informale con i commensali. Non serve l’apostrofo per indovinare la filosofia dello chef, che predilige una cucina plant-based e nell’orto dietro al resort coltiva gli ingredienti dei suoi piatti.
La sua proposta è declinata nei due menu tematici, uno dedicato al pesce, “Acqua”, per ricordare che il mare è a mezz’ora da Nordelaia, e uno dedicato ai vegetali stagionali, “Terra”, e nel menu degustazione, per chi desidera farsi guidare fra i piatti iconici dello chef.
Al Lounge Bistrot, contaminazioni fra piatti innovativi e i classici della gastronomia piemontese, con insalata russa, battuta di fassona, vitellone tonnato, crocchette di prosciutto nero di San Desiderio (simile al Pata Negra), plin al fondo bruno e mousse al cioccolato fondente con olio evo e sale Maldon.

Pearce e la sua giovane brigata prestano grande attenzione alla sostenibilità, con ingredienti locali e stagionali per sostenere i produttori locali e ridurre l’impatto ambientale legato al trasporto di alimenti a lunga distanza.
Fondamentale a Nordelaia anche il coinvolgimento della comunità locale, per far crescere il territorio nel rispetto delle sue tradizioni, delle persone e dell’ambiente, supportando progetti comunitari e promuovendo l’occupazione locale.

Progettato per ridurre al minimo l’impatto ambientale

Inutile dire che anche la ristrutturazione della cascina è stata fatta tenendo presente la sostenibilità ambientale. Lo studio These White Walls ha utilizzato materiali locali e sostenibili per la costruzione al fine di ridurre l’impronta di carbonio associata al trasporto di materiali, ha sviluppato sistemi efficienti di riscaldamento e raffreddamento alimentati da un sistema geotermico e ha progettato un sistema software di controllo energetico per ridurre il consumo elettrico.

Una delle piscine di Nordelaia Resort. In alto la living room della Spa ©Nordelaia

Hemanaire

Un nome che racchiude un profondo simbolismo nelle intenzioni del suo visionario ideatore, Claudio Cepollina.  
«Hema proviene dalla lingua sesotho e rappresenta il respiro, quel gesto fondamentale che ci lega indissolubilmente all’esistenza», – ci racconta Cepollina durante la degustazione dei prodotti tipici della zona. – «Mana, in hawaiano, esprime il concetto di forza vitale, l’energia che scorre invisibile e incessante in ogni cosa, mentre Aire, in spagnolo, significa aria, l’elemento che alimenta la vita e l’energia che respiriamo ogni giorno. Perché Hemanaire non è solo un luogo, ma anche un modo di essere, una filosofia che abbraccia la vita stessa, l’intreccio tra il lusso e la natura. Qui, energia, respiro e genuinità si fondono con la bellezza eterna del paesaggio piemontese, creando un mondo in cui è possibile ritrovare il proprio tempo. Perché il vero lusso è la lentezza».

Il paesaggio intorno a Casa Mana ©Roberta Nicosia

Ma il lusso, discreto e legato alla natura, si ritrova anche nelle 12 camere e suite che compongono Casa Mana, che si sviluppa intorno a una corte interna e ha una piscina, una Spa, un ristorante, oltre a diversi spazi per eventi privati e aziendali.
In tutto il resort predomina il legno chiaro, con i mobili di legno massello di Riva1920 e un arredamento semplice e dalle linee pure che lascia spazio all’introspezione.
Al ristorante con vista sulla vallata si gusta la cucina della campagna, con le materie prime che arrivano dalla terra vicina. Le ricette cambiano con le stagioni, ma restano fedeli a un’idea di verità: quella che si ritrova nei sapori nitidi, nelle verdure appena colte, nei vini che raccontano il paesaggio.
Poco più lontano c’è Casa Hema, altrettanto intima e accogliente, anch’essa frutto di una ristrutturazione sapiente di casali agricoli circondati da vigne che producono ottimi vini, tra cui un Rosé metodo Charmat (o Martinotti come preferisce dire Cepollina) veramente buono. Il progetto è destinato a crescere con la ristrutturazione di antiche scuderie, che amplieranno ulteriormente l’offerta.

La lounge di Casa Mana ©Roberta Nicosia

Slow Living Valley

La filosofia di Cepollina si ritrova nel nome che ha voluto dare alla vallata circondata da colline e boschi, dove la natura domina: Slow Living Valley. L’ospite è invitato a percorrere i sentieri nei boschi ricchi di funghi, castagne, noci e del pregiato tartufo bianco, o camminare tra i filari di viti e tra le colline dove i cavalli corrono liberi. Tutto concorre a trovare pace e un nuovo equilibrio.
Perché una delle missioni di Travel Hashtag è quella di parlare di cose serie, ma di farlo con un minimo di ironia e sempre circondati dalla bellezza. Missione compiuta!

Serravalle Designer Outlet, shopping Tourism nel Monferrato

Tra i vari panel che si sono susseguiti durante i lavori di Travel Hashtag, interessante quello dedicato allo Shopping Tourism legato al territorio, perché il Serravalle Designer Outlet ha sicuramente contribuito, in questi 25 anni, a far conoscere il Monferrato a livello internazionale. Ma come può diventare una realtà come Serravalle un motore di sviluppo, una leva strategica per la destinazione?

Davide Deponti, a sin., dialoga con Daniele Rutigliano ©Roberta Nicosia

Daniele Rutigliano, Senior Tourism Manager, ci racconta in dialogo con Davide Deponti che Serravalle è l’outlet più grande d’Europa e sicuramente il più famoso all’estero, tanto che rientra fra i dieci motivi per scegliere Milano come destinazione fra gli stranieri. Questione abbastanza curiosa, dato che Serravalle è in Piemonte, ma tant’è, la forza del brand sa attrarre agni anno 7 milioni di turisti, più o meno come il Colosseo!«In questi 25 anni il ruolo di un outlet, e nello specifico il ruolo di Serravalle – esordisce Rutigliano – è stato quello di un forte contributore, se non di un player principale, di marketing territoriale, nel creare una destinazione che ha iniziato a essere famosa in tutto il mondo. Serravalle ha fatto conoscere il Gavi, il vino d’eccellenza della zona, i tartufi e le esperienze legate al territorio agli stranieri ma anche ai milanesi, che da Serravalle passavano solo sulla strada per la Liguria. Non possiamo più permetterci di dire che il vino è buono e lo shopping fantastico, – prosegue Rutigliano – ma dobbiamo creare un sistema lavorando con le istituzioni e i partner privati. Un nodo da sciogliere è sicuramente quello dell’accoglienza, perché nei mesi invernali molti hotel chiudono, mentre la stagionalità di Serravalle è praticamente flat tutto l’anno».

L’outlet infatti, aperto 362 giorni l’anno, accoglie visitatori di 200 nazionalità. Nonostante la situazione geopolitica estremamente complicata, e nonostante questo abbia praticamente azzerato i flussi di cinesi e russi, l’outlet ha segnato nel 2024 un più 49% rispetto al 2019, a riprova della bontà di tutti gli investimenti fatti in questi anni per trasformare Serravalle da un semplice luogo dove comprare jeans a buon mercato, come era considerato agli albori, in una vera e propria destinazione, ricca di servizi e attrazioni anche per gli accompagnatori, in primo luogo mariti e bambini.
«Mi piace dire che Serravalle è un luogo, non un non-luogo come venivano vissuti gli outlet anni fa, – riprende Rutigliano. – E mi piace dire anche che noi siamo come un hotel 5 stelle, solo senza camere. Nel futuro vorrei che i nostri visitatori trovassero in tutte le stagioni strutture in grado di accoglierli per una o due notti, per vivere il territorio e arricchire il soggiorno con esperienze che vanno oltre al solito storytelling, come andare a visitare la fabbrica di cappelli Borsalino o fare un giro tra le vigne su un trattore. Perché sono convinto che questo territorio meriti un turismo di qualità».

Autore

  • Laureata in Geografia, giramondo e appassionata di fotografia, Roberta F. Nicosia parla quattro lingue ed è la nostra inviata speciale. A dieci anni, complice la copia di National Geographic che ogni mese trovava sulla scrivania e i filmini Super8 del papà, sapeva già dove erano il Borobudur, Borocay o Ushuaia e sognava di fare il reporter. Sono suoi quasi tutti gli articoli sulle destinazioni e le foto apparsi sul nostro Magazine. Dopo una parentesi con ruoli manageriali nel campo della comunicazione e dell’advertising, si è dedicata alla sua vera passione e negli ultimi vent’anni ha collaborato con riviste leisure come Panorama Travel, D di Repubblica, AD, specializzandosi poi nel MICE con reportage di viaggio, articoli su linee aeree e hotellerie. È stata caporedattore e direttore di diverse riviste di questo settore, e ha pubblicato una trentina di Guide Incentive con la collaborazione degli Enti del Turismo italiani.

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