Un nuovo obbligo di caricamento della foto, un possibile rincaro del costo e una serie di falsi allarmi, sono le notizie che si leggono in questi giorni in merito ai viaggi verso gli Stati Uniti. Facciamo quindi chiarezza sulle modifiche all’autorizzazione elettronica per entrare negli USA: nelle ultime settimane, in coincidenza con la stagione estiva, il tema ESTA – l’autorizzazione elettronica indispensabile per viaggiare negli Stati Uniti senza visto – è tornato sotto i riflettori, alimentato da notizie poco chiare e allarmismi virali. Alcuni canali social e blog hanno parlato di aumenti già in vigore, altri hanno descritto come “invasivo” il nuovo obbligo di selfie. Ma qual è la situazione reale?
Nessun aumento per ora: il costo resta 21 dollari
Attualmente, il costo per ottenere un’ESTA è di 21 dollari: 4 per la gestione della domanda e 17 per l’autorizzazione, secondo quanto indicato dal sito ufficiale del governo statunitense. È vero che all’interno di una proposta legislativa approvata alla Camera nel mese di luglio – nell’ambito di un più ampio pacchetto su turismo e sicurezza, il One Big Beautiful Bill – è stata ipotizzata una revisione della tariffa ma la misura non è stata ancora attuata: manca il via libera definitivo da parte del Senato, la firma presidenziale e la pubblicazione nel Federal Register, condizione necessaria per rendere esecutivo l’aumento, quindi un iter di diversi mesi. All’interno dello stesso atto è paventato anche il possibile aumento di 250 dollari del costo del visto come Visa Integrity Fee. Anche questa misura è ovviamente da approvare e non riguarda in nessun modo gli italiani, che fanno parte del Visa Waiver program per il quale si richiede appunto l’ESTA.
Ce lo conferma anche Olga Mazzoni, esperta di Stati Uniti e referente di lunga data dell’outgoing americano per svariate destinazioni: “A oggi il costo dell’Esta resta il medesimo e non si sa quando e se sarà aumentato”.
Il selfie diventa obbligatorio: una misura tecnica, non un ostacolo
Dall’inizio del 2025, la procedura di richiesta ESTA ha introdotto un passaggio in più: il caricamento di una foto tipo passaporto, diversa da quella presente sul documento e conforme a criteri precisi (volto frontale, sfondo chiaro, niente occhiali o copricapi). Il nuovo requisito è stato pensato per rafforzare i controlli di identità, contrastare le frodi e allineare la procedura web a quella già disponibile tramite app mobile, dove il selfie è richiesto da tempo.
La misura è già in vigore per molti utenti europei – tra cui italiani – che accedono al sistema ESTA. Si tratta di un passaggio semplice, come conferma Olga Mazzoni:
“Il caricamento della foto selfie è semplice e non dovrebbe essere così drammatico per nessuno. Seguire correttamente il protocollo per accedere negli USA anche senza visto e con ESTA è una prassi legittima. Le agenzie di viaggio possono svolgere ancor più un ruolo importante informando ed educando il cliente viaggiatore, che potrà accedere negli USA senza problemi”.
Nessun impatto sui flussi: il turismo italiano verso gli USA resta solido
Secondo gli ultimi dati del Dipartimento del Commercio americano, l’Italia resta uno dei principali mercati europei per l’inbound turistico verso gli Stati Uniti. E nonostante l’introduzione di nuove misure procedurali, non si registrano cali significativi nei flussi. Anche su questo punto Olga Mazzoni invita alla prudenza e al buon senso:
“Ritengo sia ora di sdrammatizzare lo svolgimento di pratiche relative ai viaggi, come l’autorizzazione elettronica per gli USA, che richiedono semplicemente correttezza e serietà nella trascrizione dei dati. Non penso che ESTA o visti inficeranno l’andamento dei viaggi degli italiani negli Stati Uniti”.
Un’occasione per rafforzare il ruolo delle agenzie
Con l’introduzione di requisiti più articolati, le agenzie di viaggio tornano però a essere un riferimento fondamentale per chi vuole viaggiare negli Stati Uniti in modo sicuro e senza errori. L’informazione chiara e la consulenza sulle procedure diventano oggi più che mai strumenti per evitare disguidi, domande respinte o ritardi.
La conclusione è chiara: non si tratta di barriere all’ingresso, ma di strumenti tecnici al passo con le esigenze di sicurezza e con i nuovi standard digitali. Drammatizzare, come spesso accade sui social, non aiuta. Meglio restare aggiornati sulle fonti ufficiali e affidarsi a professionisti del settore.