Dopo la prima edizione di maggio e un focus sulla situazione italiana a giugno, AIGO e Travel Consul presentano un aggiornamento della ricerca globale che misura l’impatto del Covid-19 sul turismo e, ascoltando i professionisti del settore, raccoglie spunti e indicazioni per la ripartenza. Il risultato mostra un settore ancora fragile, segnato soprattutto dall’incertezza su una ripresa difficile da collocare nell’immediato futuro. Dall’indagine sono però emersi diversi trend di grande interesse, che il turismo del futuro dovrà sicuramente tenere in considerazione. Su tutti: attenzione a come la destinazione (più delle singole strutture o compagnie aeree) ha gestito la pandemia, politiche di cancellazione molto più flessibili, certificazioni di salute e sicurezza, turismo interno o di prossimità.
“Era importante tornare con una nuova edizione della survey, dopo aver tastato il polso dell’intermediazione a maggio e giugno – spiega Massimo Tocchetti, Presidente AIGO –. Abbiamo trovato un settore ancora molto fragile e preda dell’incertezza, a causa di una situazione ricca di variabili che non permettono di identificare una data per la ripartenza. Abbiamo però anche notato, con grande interesse, quelle che sono le nuove esigenze della clientela e gli strumenti che gli operatori stanno mettendo in piedi per assecondarle: certificazioni, politiche commerciali più flessibili, nuovi prodotti e nuovi bacini di utenza ai quali rivolgersi. Ci aspetta un turismo diverso da quello cui eravamo abituati ed è importante capire come gli addetti ai lavori intendano muoversi in questi momenti di stallo, per non farsi trovare impreparati più avanti“.
A questa nuova indagine hanno risposto professionisti di oltre 20 mercati in tutto il mondo, in 11 lingue diverse. Di questi, il 50% (66% del campione italiano) lavora presso agenzie di viaggio, il 34% (25% del campione italiano) nei tour operator e il restante 16% è impiegato in GSA o in altri tipi di attività commerciale.

Informazioni e contromisure: la reazione del settore

Con l’intero settore dei viaggi fortemente limitato dalle restrizioni agli spostamenti, sono innanzitutto cambiate le priorità della distribuzione. L’ampio spazio dato agli incontri formativi nei primi mesi dell’emergenza ora lascia il posto all’adattamento del modello di business alle nuove circostanze, alla ricerca di nuove destinazioni e alla creazione di nuovi prodotti, al rafforzamento del rapporto con il cliente, che ora come mai esige servizi in grado di soddisfare le nuove esigenze.

Assume un atteggiamento più conservatore l’Italia, che va controtendenza rispetto al dato globale e persegue maggiormente la formazione e la ricerca di nuove destinazioni. Un’altra caratteristica del mercato italiano è quella della ricerca di nuove audience alle quali rivolgersi. Per tutti i mercati (italiano, europeo e globale) resta invece fondamentale lo sviluppo di nuovi prodotti, per farsi trovare preparati in fase di ripartenza e catturare l’interesse di una categoria, quella dei viaggiatori, ferma da diversi mesi.

In una simile situazione di incertezza, è fondamentale essere continuamente informati sull’andamento dell’emergenza, su eventuali spiragli di riapertura o più semplicemente su quelle che con tutta probabilità saranno le tendenze del nuovo turismo post-pandemia. Le fonti primarie continuano ad essere le associazioni e i tour operator, con il 76% del mercato italiano (e il 64% di quello globale) che si rivolge a loro per ottenere dati e informazioni. Per l’Italia resta importante l’attenzione per la stampa trade, anche se la fiducia passa dal 63% al 49%. Cresce in modo importante l’interesse verso le informazioni che provengono dagli uffici del turismo: il 60% degli operatori italiani si affida a loro per avere un quadro chiaro della situazione.

Proprio a questi ultimi l’intero settore rivolge delle particolari richieste, per avere maggiori garanzie e chiarezza. Oltre alla fornitura di dati utili e aggiornamenti puntuali (43% per l’Italia, 49% per il resto del mondo), si richiedono certificazioni di salute e sicurezza (alla quale i clienti guardano con grande interesse), un servizio di informazioni dedicato per i partner del trade, campagne di comunicazione rivolte al consumatore.

Il rapporto con i consumatori: nuove esigenze per un nuovo turismo
Se nella prima edizione si era riscontrato un prudente atteggiamento di wait and see, ora il rapporto del consumatore con il viaggio già prenotato è cambiato drasticamente. Il 74% del campione italiano e il 71% di quello globale (segno che la tendenza non ha confini) ha deciso di posticipare il proprio viaggio, sperando in un allentamento delle restrizioni e in una situazione sanitaria più positiva. Il 46% degli operatori italiani ha invece avuto a che fare con vere e proprie cancellazioni, mentre il 52% riscontra un atteggiamento di attesa da parte dei clienti.
In marcata discesa, almeno per quanto riguarda il dato italiano, la percentuale di chi decide di confermare la destinazione inizialmente prenotata (seppur in momenti diversi): dal 31,4% di maggio si è infatti scesi al 17%.
Mentre la metà degli intervistati globali afferma che il cliente stia ancora temporeggiando, in attesa di un’evoluzione della situazione o di un’alternativa, le percentuali di chi decide di rispettare il programma e viaggiare comunque sono bassissime (2% in Italia, 1% nel resto del mondo).

Propensione dei clienti a viaggi futuri

La tendenza al viaggio “di prossimità” o entro i confini nazionali, non è certo una novità, ma quest’anno ha fatto registrare incrementi rilevanti: il 22% del campione ha riscontrato un aumento delle richieste superiore al 41%, mentre il 30% colloca l’aumento di interesse tra il 21% e il 40%. Un simile risultato invita a non sottovalutare il potenziale di questo segmento nell’immediato futuro e indirizza la ricerca di nuovi prodotti .
Tra i metodi più popolari tra gli operatori per assecondare il nuovo atteggiamento dei clienti, spiccano la modifica delle policy di cancellazioni (88% in Italia, 75% nel resto del mondo) e, più indietro, l’espansione dei canali di comunicazione, la proposta di polizze assicurative e nuove partnership con buyer e fornitori.
Il fenomeno delle nuove politiche di cancellazione improntate alla flessibilità stanno riscontrando il favore degli operatori, soprattutto di quelli italiani: il 59% degli intervistati (solo il 45% di quelli globali) ritiene infatti che queste stiano avendo un impatto positivo. La maggioranza delle risposte globali, curiosamente, si distribuisce invece tra nessun impatto (20%) e impatto negativo (35%).

Sostenibilità e forza lavoro in tempo di pandemia

Per quanto riguarda l’evoluzione della forza lavoro, l’Italia conta la più bassa percentuale di professionisti che hanno perso l’impiego (22% contro il 22,6% europeo e il 26% globale), un dato in miglioramento visto he a maggio si era raggiunto il 30%. Cala tuttavia anche la percentuale di coloro che hanno mantenuto l’impiego come in era pre-Covid: si passa infatti dal 13% di maggio al 9,5% di settembre. Stabile il ricorso alla cassa integrazione (20%) e ai contratti indipendenti (18%), mentre cresce la percentuale (da 14% a 20%) di chi passa da una formula full-time a una part time.
Il 77% degli intervistati vede come periodo peggiore il Q4 del 2020, con perdite tra l’80% e il 100%. La situazione, pur restando in negativo, migliora nei trimestri successivi. Addirittura nel Q2 del 2021 il 9% (contro l’1% del Q4 2020) prevede di contenere le perdite tra le 0% e il 19%. Resta comunque alta la percentuale di operatori che prevedono perdita nel primo semestre 2021: 60% nel Q1 e 39% nel Q2.

Il 37% degli operatori globali e italiani guarda al 2022 come all’anno della ripresa, considerando il 2021 come un anno di transizione tra la fine dell’emergenza e la piena ripresa dei flussi turistici. Il 27% degli operatori italiani e il 23% di quelli globali hanno invece dichiarato di non sapere quando torneranno ai volumi di lavoro pre-COVID.

Stime sulla ripresa delle attività

Esiste infine incertezza in merito come evolverà in futuro il ruolo che gli intermediari verranno chiamati a ricoprire: se un terzo di loro pensa che dovrà consolidare le proprie capacità consulenziali, lo stesso numero non sa quali cambiamenti li attendono, mentre il 13% che non ci sarà alcun cambiamento.

Non quando ripartire, ma come

I dati analizzati fino a qui mostrano come il COVID-19 abbia avuto, e sta tuttora avendo, un impatto molto pesante sul turismo a livello globale. Le aziende di settore hanno per ora arginato la crisi rivedendo il loro modello di business e riorganizzando la forza lavoro e i prodotti offerti, ma dipendono ancora fortemente dagli aiuti governativi, senza i quali l’aspettativa di sopravvivenza è destinata a scendere.

Si riscontrano però alcune tendenze che, già in questa fase di limitazioni ai viaggi, sembrano destinate a cambiare il turismo del futuro. Una su tutte è la riscoperta del turismo domestico e di prossimità, che rimette al centro della scena l’Italia come destinazione turistica (mentre il suo appeal internazionale rimane invariato) e impone agli operatori la ricerca e la formulazione di nuovi prodotti che assecondano le nuove esigenze dei viaggiatori. Un’altra tendenza è quella secondo cui il cliente privilegia le destinazioni che, attraverso politiche mirate, il rilascio di certificazioni ufficiali e le capacità di gestire l’emergenza, danno maggiori garanzie di sicurezza.

Si assiste inoltre a uno stretching delle stagioni di viaggio (con le canoniche estate e inverno che “sconfinano” nell’autunno e nella primavera) e a una crescita importante del solo travel, i viaggi in solitaria, che, insieme alle proposte di un turismo a piccoli numeri, viene preferito alle formule come crociere e viaggi di gruppo.

È in quest’ottica, dunque, che vanno lette le tendenze rilevate in collaborazione con i professionisti del turismo e il loro impegno a cercare nuove destinazioni e prodotti al fine di avere, in fase di ripartenza, un’offerta che sia al passo con le nuove esigenze del consumatore post-pandemia.

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