L’aumento della cedolare secca dal 21% al 26% sulle locazioni brevi, previsto dalla recente bozza della Legge di Bilancio, sta facendo discutere tutto il comparto extralberghiero italiano. La nuova misura, che si applicherebbe anche al primo immobile dato in locazione breve, elimina l’aliquota agevolata per i piccoli proprietari e uniforma la tassazione tra chi gestisce una sola unità e chi opera con più immobili o in forma societaria.
Secondo il Governo, l’obiettivo è “contrastare l’abuso della segmentazione degli immobili”, arginando fenomeni di elusione e allineando la tassazione alle principali economie europee. Tuttavia, il comparto degli affitti brevi e del turismo extralberghiero vede nella manovra una minaccia alla tenuta dell’offerta e alla sostenibilità delle imprese familiari. La Federazione FARE ha manifestato forte preoccupazione, definendo il provvedimento “una penalizzazione per famiglie e piccoli proprietari”, specie in un contesto dove “sulla casa gravano già oneri che portano il carico tributario ben oltre il 26%”. La Federazione sottolinea come la casa sia “un patrimonio familiare, non una rendita da capitale”, e invita il Governo a non cedere a una logica puramente fiscale.
Nella sua lettera inviata il 20 ottobre a Presidenza del Consiglio, MEF e Ministero del Turismo, FARE sottolinea la necessità di “un confronto urgente per evitare una crisi di liquidità nel settore”, aggravata anche dalla trattenuta automatica operata dai portali OLTA. A preoccupare sono anche le ipotesi di aumenti sull’imposta di soggiorno, che peserebbero ulteriormente sul comparto, compromettendo la competitività turistica italiana.
Contrarie anche le principali associazioni e rappresentanze di settore, come Property Managers Italia e Abbac, che parlano di “ennesima stangata su chi investe nel turismo e sostiene l’economia delle città”, segnalando il rischio che l’inasprimento fiscale porti a una riduzione dell’offerta di case vacanza, peggiorando la crisi abitativa in alcune aree e incentivando pratiche irregolari. Dal settore si chiede con forza stabilità normativa e sistemi trasparenti e competitivi a livello europeo, evitando fughe in avanti che rischiano di penalizzare i piccoli operatori, le famiglie e i territori meno turistici.
Sul fronte delle ipotesi, non manca chi intravede nella nuova aliquota uno strumento per razionalizzare il mercato e riportare verso l’affitto lungo termine parte degli immobili oggi destinati al breve periodo. Alcune voci della maggioranza di governo hanno però già espresso dubbi sull’efficacia reale della misura e si prevede battaglia prima dell’approvazione.
In sintesi, la discussione resta aperta. Quel che è certo è che la nuova cedolare secca al 26%, se approvata, cambierà profondamente gli equilibri del turismo extralberghiero italiano e rischia di pesare soprattutto sulle famiglie e i piccoli operatori, proprio in un momento di crescita della domanda di ospitalità alternativa.

