Dopo un crollo di circa il 60% nel 2020, lo scorso anno il mercato dei viaggi d’affari in Italia ha segnato una leggera ripresa nel numero totale di viaggi effettuati (15.298, +12% rispetto ai 13.610 del 2020). Anche la spesa del comparto torna a salire dopo i blocchi alla mobilità del 2020, che avevano causato una diminuzione del -63% sul 2019: nel 2021, infatti, il mercato ha raggiunto quota 8,8 miliardi di euro, contro i 7,6 miliardi del 2020 (+15%). Il mercato nazionale (3,7 miliardi di euro, +16% sul 2020) cresce poco più di quello internazionale (5 miliardi di euro, +15%): un divario, questo, che sarebbe stato azzerato se la svalutazione del dollaro rispetto all’euro non avesse permesso alle imprese di risparmiare oltre 40 milioni sulle trasferte intercontinentali. Queste alcune delle evidenze emerse dall’Osservatorio Business Travel della School of Management del Politecnico di Milano e del Centro di Studi Avanzati sul turismo di UniBo, in occasione del convegno “Travel Innovation Day” del 27 gennaio.
“Sotto il profilo quantitativo, considerato che per recuperare la metà di quanto perso nel 2020 sarebbe servito un incremento del +75%, è evidente che manca ancora il segnale di un rapido ritorno agli standard cui eravamo abituati” afferma Andrea Guizzardi, Direttore dell’Osservatorio Business Travel “Il 2022 dovrebbe chiudersi con una spesa poco sotto gli 11 miliardi di euro, a -47% rispetto ai livelli pre-pandemia. Nel frattempo, però, crescono soprattutto i viaggi motivati da riunioni interaziendali (+17%), segnale della volontà di tornare ad incontrarsi di persona. Tuttavia, la ‘ridotta’ dimensione dell’incremento è indice che l’utilizzo delle tecnologie per la comunicazione a distanza continua ad essere rilevante a causa della paura dettata dalla pandemia in corso”. I viaggi del terziario (11 milioni di trasferte nel 2021) crescono del 14%, quasi il doppio rispetto a quelli dell’industria (circa 4 milioni di trasferte, +8%). La dinamica è inattesa perché contraria a quella del PIL nazionale, che per i primi 9 mesi del 2021 vede l’industria crescere del 14% e il terziario di appena il 4%.
I prezzi e la spesa: come sono cambiati nel 2021
Nel 2021 la ripresa dell’inflazione ha interessato anche i servizi legati al Travel che, con poche eccezioni nel trasporto aereo (voli nazionali -8% e voli europei -1%), mostra una crescita dei prezzi maggiore rispetto all’inflazione. Si registrano importanti aumenti nel trasporto aereo a lungo raggio (+8%), ferroviario (+7%) e nel noleggio/sharing (+6%) ma il dato più importante per spiegare l’incremento di spesa nazionale del 16% rimane il +9% dei carburanti. La ripresa (estiva/autunnale) del turismo leisure sostiene anche i prezzi dell’alloggio (2%) che ritornano ai livelli del 2019 ma rimangono ancora sotto i livelli pre-pandemia se si considera la perdita di potere d’acquisto.
La spesa per trasporto è la voce più rilevante nel budget trasferte delle imprese italiane grazie a una quota del 52% (4,5 miliardi di euro), in leggero rialzo rispetto al 51% del 2020. Complici le dinamiche di prezzo e la ripresa degli spostamenti in aereo, il segmento sale del +17% rispetto al 2020, con la biglietteria aerea e ferroviaria che cresce più della componente “auto, noleggi, taxi e trasporti locali” (+18% contro +16%).
Rispetto alla perdita di 3,6 miliardi di euro nel 2020, il progresso di 310 milioni nel 2021 è ben poca cosa per il settore alberghiero. Si tratta di circa 2,5 milioni di pernottamenti in più distribuiti soprattutto nella seconda metà dell’anno. Leggermente migliore la progressione della spesa per ristorazione, con 202 milioni di euro in più (+15%) che, verosimilmente, riflette una maggiore propensione a frequentare ristoranti interni agli hotel o a prediligere quelli con fasce di prezzi più alte (magari meno affollati), per limitare i rischi di contagio.
La travel policy delle aziende e l’holiday working
La pandemia ha spinto le aziende a rivedere la loro travel policy, strumento fondamentale per la corretta gestione dei viaggi aziendali e mezzo importante per tutelare il dipendente in viaggio, limitando i rischi non solo per quest’ultimo, ma anche per l’azienda. Il contesto di incertezza di questi ultimi anni ha aumentato la consapevolezza dell’importanza di regolare i viaggi aziendali: solo il 10% delle medio-grandi aziende italiane non ha ancora una travel policy, ma in quasi la metà di queste la sua introduzione è in fase di valutazione (4%).
Assume maggior rilevanza rispetto al passato anche la gestione del bleisure (il 28% delle aziende dà la possibilità di aggiungere al viaggio di lavoro delle giornate di svago/vacanza). Legato a questo, si fa strada anche l’attenzione al lavoro da remoto, con almeno il 14% delle aziende che offre ai propri dipendenti la possibilità di lavorare da spazi alternativi all’ufficio o, nel 6% dei casi, convenzioni per lavorare da luoghi di vacanza.
Digitalizzazione nel Business Travel
La quasi totalità (98%) delle imprese italiane ha avviato un processo di digitalizzazione del business travel management. Prenotazione e pagamento si confermano le attività più digitalizzate, con un 61% di aziende che prenota i servizi di viaggio attraverso strumenti digitali e un 86% che usa strumenti di pagamento elettronico per concludere l’acquisto. In particolare, si fa ricorso a carte di debito o credito appoggiate sul conto aziendale (66%), così da ridurre al minimo l’anticipo del dipendente e la conseguente attività di liquidazione degli assoggettamenti in capo al dipendente. Il 67% dei rispondenti ha introdotto strumenti digitali per la rendicontazione delle spese, mentre ancora poco digitalizzate risultano tutte le attività di controllo eseguite al rientro dalla trasferta.
L’attenzione alla sostenibilità
I viaggi di lavoro rappresentano una delle principali fonti di inquinamento indiretto delle imprese, e l’85% delle aziende intervistate sta muovendo i primi passi per ridurre il proprio impatto sull’ambiente. Al momento le principali strategie adottate riguardano la riduzione delle emissioni con il 78% dei rispondenti che sostituisce, se possibile, il viaggio con incontri online, oppure il 29% che per le tratte medio-brevi predilige mezzi più sostenibili rispetto all’aereo o che offre ai dipendenti auto green (22%). Ci si concentra, infine, anche sulla compensazione con il 6% di aziende che partecipa direttamente a programmi di compensazione e il 3% che aderisce ai programmi di vettori aerei per finanziare l’approvvigionamento e il consumo di Sustainable Aviation Fuel, ovvero carburanti sostenibili alternativi prodotti da scarti (come gli oli usati) e residui forestali.
L’attenzione alla sostenibilità ambientale è talmente elevata nelle aziende che il 9% ha già adottato e il 43% sta valutando l’introduzione di una green travel policy con l’obiettivo di definire alcune procedure – come, ad esempio, la selezione dei fornitori – per rendere i viaggi più sostenibili.
Esigenza di sicurezza
Il biennio 2020-21, segnato dalla pandemia da Covid-19, ha fatto emergere l’esigenza per aziende e viaggiatori di poter disporre di informazioni sempre aggiornate e affidabili sulle destinazioni, sui potenziali rischi legati al viaggio e sulle condizioni necessarie per poter viaggiare. Molte aziende si sono quindi dotate di strumenti specifici che consentono loro di monitorare costantemente i dipendenti attraverso sistemi di tracciamento (39%) e di piattaforme o sistemi di informazione sulla destinazione e sui rischi legati al viaggio (38%). Non poche aziende (26%), consapevoli dell’importanza di garantire costantemente viaggi sicuri ai propri dipendenti, hanno integrato direttamente nel processo autorizzativo dei parametri di sicurezza minimi da rispettare al fine di procedere successivamente con l’organizzazione del viaggio.