Poste Italiane si prepara a introdurre un canone annuale per l’utilizzo dello SPID, seguendo la strada già tracciata da altri identity provider. Una scelta che, se confermata, avrebbe ricadute significative sul sistema di identità digitale italiano, oggi utilizzato da oltre 36 milioni di cittadini per accedere ai servizi online della pubblica amministrazione e dei privati aderenti.
Ad oggi il servizio PosteID, che rappresenta circa il 70% degli SPID attivi, è rimasto in larga parte gratuito, con costi applicati solo ad alcune modalità di identificazione. La prospettiva di un canone fisso, stimato attorno ai 5 euro l’anno, segnerebbe una svolta: per la prima volta anche il principale operatore del mercato chiederebbe un contributo diretto agli utenti. Una decisione legata ai costi di gestione e di sicurezza del sistema, che finora erano coperti in parte dallo Stato, ma che dopo la scadenza delle convenzioni pubbliche hanno gravato sempre più sui provider.
Le motivazioni sono di natura economica e strategica. Con milioni di identità attive, un canone anche minimo potrebbe generare per Poste ricavi aggiuntivi stimati fino a 100 milioni di euro, garantendo risorse per mantenere e potenziare l’infrastruttura digitale. Ma l’impatto per i cittadini non sarebbe trascurabile: per molti lo SPID è un accesso obbligato a pratiche quotidiane come bonus, certificati, servizi fiscali o prenotazioni sanitarie. L’idea di dover pagare per un servizio considerato “pubblico” potrebbe alimentare polemiche e disincentivare l’uso dei canali digitali, rallentando la transizione verso una burocrazia paperless.
L’Italia, infatti, ha puntato molto sull’identità digitale come strumento cardine della digitalizzazione. La mossa di Poste potrebbe spingere una parte degli utenti a migrare verso altri provider o ad adottare alternative come la Carta d’Identità Elettronica, che resta gratuita. Allo stesso tempo potrebbe accelerare lo sviluppo dell’IT Wallet, il portafoglio digitale nazionale pensato per integrare documenti e credenziali, che il governo intende promuovere come successore di SPID.
Il tema centrale è quello dell’equità digitale. Un canone annuale, anche contenuto, rischia di escludere le fasce di popolazione più fragili, creando nuove barriere all’accesso ai servizi pubblici. Una questione che chiama in causa non solo Poste ma anche le istituzioni, chiamate a garantire che la digitalizzazione resti inclusiva.