Ticket di ingresso a Venezia: arriva la multa del Garante della privacy al comune

venezia ticket

Il Garante per la protezione dei dati personali ha sanzionato il Comune di Venezia per le modalità di raccolta delle informazioni legate al “contributo d’accesso”, il ticket giornaliero introdotto per regolare i flussi turistici nei periodi di maggiore affluenza. La multa, pari a 10mila euro, riguarda in particolare l’obbligo di registrazione imposto ad alcune categorie di persone esentate dal pagamento.

Il contributo d’accesso, avviato in forma sperimentale nel 2024 e confermato nel 2025, prevede un costo di 5 euro per chi visita la città in giornata dalle 8:30 alle 16, che diventano 10 se la prenotazione viene effettuata con meno di quattro giorni di anticipo. Quest’anno i giorni a pagamento sono stati 54, con un incasso complessivo di 5,4 milioni di euro. Nel 2024, nei 29 giorni di applicazione, il Comune aveva raccolto 2,4 milioni di euro.

Secondo il Garante, la richiesta di registrazione online per i turisti che pernottano in città, i pendolari, gli studenti e chi si reca a Venezia per motivi sanitari è sproporzionata rispetto agli obiettivi dichiarati. In particolare, è stato giudicato eccessivo chiedere informazioni dettagliate sul motivo dell’ingresso, oltre a residenza e altri dati personali. Più critici ancora i casi dei totem di registrazione installati in luoghi pubblici, che presentavano vulnerabilità nelle impostazioni, e la conservazione dei dati per periodi non ritenuti giustificati.

Il provvedimento del Garante arriva dopo mesi di interlocuzione con l’amministrazione. L’autorità ha sottolineato che l’importo ridotto della sanzione tiene conto della collaborazione del Comune, che ha già ridotto le categorie obbligate a registrarsi. L’ammenda avrebbe potuto teoricamente raggiungere i 20 milioni di euro, cifra ben superiore agli introiti totali generati dal ticket nelle due prime stagioni di applicazione. E’ falso invece quanto riportato da alcuni media secondo cui la multa sarebbe stata scontata da 20 milioni a 10mila euro, si tratta semplicemente della pena massima teorica.

Il sindaco Luigi Brugnaro ha sempre ribadito che la finalità del contributo non è di natura economica, ma di gestione dei flussi e di disincentivo agli ingressi nei giorni di picco. L’obiettivo dichiarato è quello di spalmare le presenze turistiche in periodi meno affollati, riducendo la pressione sulla città e migliorando la vivibilità per residenti e visitatori. Resta tuttavia evidente che la misura rappresenta anche uno strumento di compensazione per i costi sostenuti dalla città, spesso invasa da visitatori giornalieri che non contribuiscono con la tassa di soggiorno.

Ora l’amministrazione ha 30 giorni per adottare le misure correttive richieste, riducendo ulteriormente la raccolta di dati e garantendo un maggiore allineamento alle normative europee sulla protezione della privacy. La vicenda riporta al centro il delicato equilibrio tra la necessità di gestire il turismo e il rispetto dei diritti fondamentali dei cittadini e dei viaggiatori.

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