L’upcycling entra nel vocabolario dell’hôtellerie italiana. Se oggi sei italiani su dieci dichiarano di non aver mai sentito parlare di riqualificazione edilizia applicata agli hotel, una volta compreso il concetto, oltre l’80% si dichiara favorevole all’idea di soggiornare in una struttura ricettiva nata dal recupero di un edificio dismesso. È quanto emerge dallo studio “Upcycling Hôtellerie”, realizzato da YouGov per conto di Aries Group, gruppo alberghiero indipendente italiano attivo nelle principali città d’arte e business del Paese.
Lo studio ha coinvolto un campione rappresentativo della popolazione italiana adulta, con l’obiettivo di indagare la percezione del pubblico sul riutilizzo sostenibile degli immobili a fini turistico-ricettivi. I dati rivelano un’alta propensione verso questo modello, ma anche una consapevolezza ancora parziale.

Tra potenziale e disinformazione: l’upcycling in Italia
Ben il 90% degli italiani ritiene importante riqualificare edifici dismessi in alternativa a nuove costruzioni. Ma solo il 10% ha effettivamente soggiornato in un hotel realizzato attraverso un progetto di upcycling edilizio, mentre il 31% dichiara che lo sceglierebbe più volentieri se avesse la certezza di comfort e servizi adeguati.
L’upcycling è ancora percepito principalmente in ambiti come la moda o l’arredamento. Quando si parla di edilizia e turismo, il concetto resta marginale: solo un italiano su quattro ritiene che in Italia ci sia abbastanza sensibilità verso la rigenerazione degli edifici alberghieri, mentre il 43% la considera un tema poco dibattuto. Eppure, quasi tre italiani su quattro ritengono che lo Stato dovrebbe incentivare attivamente la riqualificazione del patrimonio immobiliare a fini turistici.
Burocrazia, costi e mancanza di visione tra i principali ostacoli
A frenare la diffusione di progetti di upcycling sono soprattutto ostacoli strutturali. Il 67% degli intervistati individua nella burocrazia e nei tempi lunghi il primo limite alla rigenerazione urbana, seguiti dai costi elevati di ristrutturazione (59%) e dalla carenza di piani urbanistici a lungo termine (51%).
Gli edifici da riqualificare con maggiore urgenza? Secondo il sondaggio, in cima ci sono ex scuole, ospedali e fabbriche (71%), seguiti da caserme abbandonate (68%) e strutture turistiche dismesse (66%).
L’hotel rigenerato come motore di cambiamento urbano
Quando un edificio viene recuperato, secondo i cittadini italiani, genera una serie di impatti positivi sul territorio: miglioramento del decoro urbano (59%), incremento dell’occupazione e dell’indotto (51%), valorizzazione immobiliare (51%) e maggiore attrattività turistica (38%).
Anche sul fronte della sostenibilità, l’upcycling conquista il podio tra le pratiche più apprezzate nelle strutture ricettive: il 49% lo preferisce a misure come la raccolta differenziata o la riduzione della plastica monouso. Solo l’impiego di energie rinnovabili (56%) lo supera in termini di gradimento.
Milano sperimenta con il Quark Hotel
Un caso concreto arriva da Milano, dove Aries Group avvierà nell’estate 2025 un innovativo progetto di restyling del Quark Hotel. La trasformazione, curata dallo studio EvaStomper, prevede spazi modulabili, tecnologia immersiva e un nuovo concept visivo. Tra gli interventi: ledwall all’ingresso, sale meeting flessibili, palestra ibrida con installazioni interattive e un uso diffuso di tecnologie smart per audio-video, illuminazione e risparmio energetico. Il progetto interpreta il concetto di ospitalità rigenerativa come equilibrio tra identità, innovazione e sostenibilità.
«Il nostro obiettivo – spiegano da Aries Group – è dare nuova vita al patrimonio edilizio italiano, trasformandolo in esperienze d’accoglienza uniche e responsabili, capaci di generare valore per i territori e le comunità locali».
Ospitalità rigenerativa: il futuro è ora
Il modello promosso da Aries Group dimostra come l’upcycling possa rappresentare una delle chiavi di volta per il futuro dell’hôtellerie, unendo esigenze di sostenibilità, rigenerazione urbana e innovazione tecnologica. Secondo l’86% degli italiani, progetti alberghieri di questo tipo potrebbero contribuire a valorizzare anche le zone periferiche delle grandi città, purché accompagnati da servizi e infrastrutture adeguate. Il cambiamento è in atto, ma la sfida resta culturale: far comprendere che il recupero non è una soluzione di ripiego, bensì un’opportunità di ripartenza intelligente, etica ed esteticamente valorizzante.