Entro il 28 giugno 2025 i siti web e le app mobili che offrono servizi digitali in Europa dovranno essere accessibili anche alle persone con disabilità. È quanto stabilisce l’European Accessibility Act (EAA), direttiva europea approvata nel 2019 con l’obiettivo di garantire un accesso equo e inclusivo a prodotti e servizi digitali.
La scadenza riguarda anche il settore turistico, che opera sempre più online e si rivolge a una clientela internazionale eterogenea. Portali di prenotazione, e-commerce di esperienze, siti di hotel, agenzie di viaggio, compagnie di trasporto e piattaforme di ticketing: sono numerosi i soggetti che, se non già conformi, dovranno adeguarsi alle nuove regole in tempi stretti, dato che la nuova regola è obbligatoria per chi fattura più di 2 milioni di euro o ha più di 10 dipendenti.
Accessibilità digitale: cosa prevede la normativa
L’European Accessibility Act impone che siti web, app e dispositivi digitali siano fruibili da persone con diverse disabilità – visive, uditive, motorie o cognitive – secondo requisiti tecnici specifici. I riferimenti principali sono gli standard europei EN 301 549, basati sulle Web Content Accessibility Guidelines (WCAG) 2.1 – livello AA.
Tra i criteri richiesti: testi compatibili con screen reader, immagini con descrizioni alternative, comandi navigabili da tastiera, contrasti cromatici adeguati, sottotitoli per video e documenti leggibili anche in formato digitale.
L’obbligo di conformità si applica non solo ai siti, ma anche ad app mobili e dispositivi fisici dotati di interfacce digitali, come totem interattivi, biglietterie automatiche o sistemi di self check-in presenti in stazioni, aeroporti e strutture ricettive.
📌 Chi è obbligato ad adeguarsi
- Siti web, app e servizi digitali rivolti al pubblico, comprese le attività turistiche: hotel, B&B, agenzie di viaggio, piattaforme di prenotazione, portali per trasporti e biglietteria.
- L’obbligo riguarda tutte le imprese con più di 10 dipendenti e un fatturato o bilancio superiore a 2 milioni di euro.
- Microimprese (meno di 10 dipendenti e meno di 2 milioni di fatturato annuo) sono escluse, salvo casi specifici.
- L’EAA estende gli obblighi anche ai soggetti privati, superando i limiti della precedente Legge Stanca che riguardava solo la PA.
- Il requisito vale per nuovi prodotti e servizi digitali a partire dal 28 giugno 2025. Per i prodotti già in commercio, l’obbligo scatta dal 2030.
I soggetti coinvolti nel turismo
Il settore turistico è tra i più direttamente interessati, dal momento che molti servizi sono ormai interamente digitalizzati. L’obbligo coinvolge:
- siti web e app di hotel, B&B, resort e villaggi turistici;
- portali di prenotazione e vendita di viaggi, pacchetti vacanza, esperienze ed eventi;
- piattaforme per la biglietteria di trasporti pubblici e privati;
- siti di compagnie aeree, ferroviarie e marittime;
- app mobili per la gestione di itinerari, prenotazioni, pagamenti o check-in digitali.
Sono escluse solo le microimprese con meno di dieci dipendenti e un fatturato annuo inferiore a due milioni di euro, ma il legislatore incoraggia comunque anche i piccoli operatori a investire nell’accessibilità, nell’ottica di una maggiore inclusività e competitività.
Impatti e opportunità
L’adeguamento alla normativa non rappresenta solo un obbligo legale, ma anche un’opportunità economica e reputazionale. Secondo dati Eurostat, circa il 25% della popolazione europea presenta una qualche forma di disabilità, e la fascia degli over 65 è in forte crescita.
Offrire servizi digitali accessibili consente di intercettare una clientela più ampia, migliorare la user experience generale e posizionarsi meglio anche nelle classifiche SEO, dato che l’accessibilità è sempre più considerata nei criteri di ranking dei motori di ricerca. Inoltre, molte grandi piattaforme internazionali – tour operator, OTA e marketplace – iniziano a richiedere la conformità agli standard di accessibilità come condizione per la collaborazione o la visibilità all’interno dei loro sistemi.
Le azioni da intraprendere
Per essere conformi entro la scadenza, le imprese turistiche dovrebbero avviare al più presto un percorso articolato in più fasi:
- un audit tecnico del proprio sito o app, per individuare le barriere esistenti;
- la correzione delle criticità, anche con il supporto di esperti;
- la formazione del personale coinvolto nella gestione dei contenuti e dello sviluppo;
- l’adozione di strumenti di monitoraggio e test periodici, sia manuali che automatici.
Esistono numerose risorse gratuite per una prima valutazione (come WAVE, axe o Lighthouse), ma per ottenere una conformità completa è spesso necessario l’intervento di professionisti specializzati in accessibilità digitale.
Rischi e sanzioni
Il mancato adeguamento alla normativa può comportare sanzioni amministrative – definite a livello nazionale – e l’esclusione da bandi pubblici o da accordi commerciali con soggetti terzi. Più in generale, l’inosservanza della direttiva rischia di danneggiare l’immagine dell’azienda e di ridurre la fiducia dei clienti. Le sanzioni previste dovranno essere “efficaci, proporzionate e dissuasive”, secondo quanto stabilito dalla Commissione Europea. Ogni Stato membro è responsabile della loro applicazione e della verifica del rispetto dell’EAA sul proprio territorio.
⚠️ Sanzioni previste in Italia
- Sanzioni amministrative da 5.000 a 40.000 euro in caso di mancata accessibilità o omissione della dichiarazione prevista.
- In caso di violazioni gravi o reiterate, sanzioni aggiuntive tra 2.500 e 30.000 euro.
- Per grandi imprese con fatturato superiore a 500 milioni di euro, la multa può arrivare fino al 5% del fatturato annuo.
- L’AgID (Agenzia per l’Italia Digitale) può ordinare la sospensione temporanea o definitiva del servizio digitale non conforme.
- Le inadempienze possono portare anche all’esclusione da bandi e gare pubbliche, nonché ad azioni legali individuali o collettive.