Pechino sconsiglia i viaggi in Giappone: la tensione su Taiwan pesa anche sul turismo

Pechino ha formalmente invitato i propri cittadini a evitare viaggi in Giappone, in una mossa che segna un’escalation diplomatica significativa dopo le dichiarazioni della premier giapponese Sanae Takaichi su un possibile intervento militare in caso di attacco cinese a Taiwan. L’allarme è arrivato tramite il Ministero degli Esteri cinese e il Ministero della Cultura e del Turismo, che hanno messo in guardia sui rischi per la sicurezza personale dei cittadini cinesi presenti in territorio giapponese.

Impatti immediati sul turismo giapponese

L’effetto è stato rapido: circa 500mila biglietti aerei da Cina verso Giappone sarebbero già stati cancellati in seguito all’avvertimento di Pechino. Le compagnie aeree cinesi – tra cui Air China, China Eastern e China Southern – hanno aperto la porta a rimborsi integrali o modifiche senza costi per tutti i biglietti destinati al Giappone prenotati fino al 31 dicembre. Nel frattempo, le borse giapponesi registrano un tonfo per i titoli del settore retail e turismo: ad esempio, il gruppo Takashimaya ha perso oltre il 5%, mentre Uniqlo (Fast Retailing) ha visto un calo di circa il 4%.

Per i retailer e gli hotel tradizionalmente forti grazie al turista cinese (molto orientato allo shopping, ai cosmetici e all’elettronica), il rischio è concreto Secondo l’ANSA, il calo nelle prenotazioni cinesi – che nei giorni immediatamente successivi all’avvertimento si è attestato su un -33% in 48 ore – potrebbe pesare per miliardi sulle entrate turistiche giapponesi. Alcuni analisti stimano perdite potenziali fino a 11,5 miliardi di dollari nel giro di un anno se la crisi perdurerà.

Le ragioni della crisi politico-diplomatica

La tensione è esplosa dopo le parole di Takaichi, prima premier donna nel paese del Sol Levante, secondo cui un attacco cinese a Taiwan potrebbe configurare per il Giappone una “situazione minacciosa per la sopravvivenza”, legittimando un intervento militare ai sensi del diritto alla difesa collettiva.
Da parte sua, Pechino accusa il Giappone di provocazione pubblica, con ripercussioni sui rapporti diplomatici e rischi per la vita dei cittadini cinesi in Giappone. L’ambasciata cinese a Tokyo ha invitato i connazionali già in Giappone a rafforzare misure di sicurezza, segnalare eventuali problemi alle autorità locali e restare in contatto con le sedi diplomatiche cinesi.

Conseguenze per i viaggi da Europa

Un elemento spesso trascurato è il possibile impatto per i turisti europei, in particolare italiani, che scelgono rotte “via Cina” per raggiungere il Giappone. A causa dei voli con scalo a Pechino o in altre città cinesi, la crisi diplomatica può generare due problemi principali:

  1. Rischio operativo: se le tensioni dovessero aggravarsi, le compagnie aeree cinesi potrebbero ridurre la capacità su rotte internazionali, incluso il traffico con l’Europa, con conseguenti cancellazioni o cambi di orari anche per chi ha prenotato scali intermedi.
  2. Incertezza geopolitica: la raccomandazione cinese di evitare il Giappone può alimentare un clima di instabilità percepita intorno al Paese. Questo può indurre viaggiatori europei con itinerari via Pechino a riconsiderare scali che comportano transito in Cina, oppure a optare per rotte alternative (via Medio Oriente o diretti) per minimizzare potenziali rischi o disagi.

Inoltre, se la crisi dovesse comportare restrizioni formali o una crescita di ostilità diplomatica, potrebbero emergere implicazioni anche per i collegamenti cargo, e ricadute su accordi turistici e pacchetti travel più complessi.

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