Turismo globale: la ripresa è completa ma con geografie divergenti. Asia ancora in primo piano

Secondo i dati del Travel & Tourism Economic Impact 2025 del WTTC, scaricabile a fine pagina, il settore turistico globale ha chiuso il 2024 con numeri che certificano non solo il superamento della crisi pandemica, ma l’ingresso in una nuova fase di espansione. La contribuzione al PIL mondiale ha raggiunto i 10,9 trilioni di dollari, segnando un incremento dell’8,5% rispetto all’anno precedente e superando del 6% i livelli pre-Covid del 2019. Più significativo ancora il dato occupazionale: 357 milioni di posti di lavoro sostenuti dal settore, con quasi 21 milioni di nuove posizioni create nell’ultimo anno e 19 milioni in più rispetto al benchmark del 2019.

La vera notizia però sta nella composizione geografica di questa crescita, che rivela dinamiche profondamente diseguali. Mentre Caraibi e Medio Oriente hanno registrato performance eccezionali con incrementi rispettivamente del 28,3% e del 16,1% rispetto al 2019, l’Asia-Pacifico ha faticato a tornare ai livelli pre-pandemici con un modesto +0,4%. Il rallentamento cinese pesa come un macigno: il settore turistico del gigante asiatico rimane ancora inferiore del 4,8% rispetto a cinque anni fa, e questa debolezza si ripercuote soprattutto sul Sud-Est asiatico che dipende fortemente dai flussi di turisti cinesi in uscita.

L’Europa ha recuperato terreno con un +6,3% sul 2019 e una contribuzione di 2,7 trilioni di dollari al PIL regionale, ma emergono situazioni nazionali contrastanti. L’Italia rappresenta un caso interessante di crescita trainata dal segmento business. Il settore ha contribuito per 248,3 miliardi di dollari all’economia nazionale e sostenuto 3,1 milioni di posti di lavoro nel 2024, superando del 4% i livelli del 2019. Il dato più significativo riguarda però il turismo d’affari, che con 30,8 miliardi di dollari di spesa ha registrato un +18,1% rispetto al pre-Covid, mentre il leisure è cresciuto solo dell’1,4%. Questa dinamica ha portato il business travel a rappresentare il 15,9% della spesa turistica totale in Italia contro il 14% del 2019. Il paese si posiziona così al settimo posto mondiale per spesa legata ai viaggi corporate, beneficiando di un’industria MICE in piena espansione con quasi 370mila eventi nel 2024, l’8,2% in più dell’anno precedente.

Il Regno Unito invece continua a mostrare fragilità sul fronte degli arrivi internazionali. Nonostante il numero di visitatori stranieri abbia finalmente superato i livelli 2019, la spesa è rimasta inferiore del 5,3% attestandosi a 51,7 miliardi di dollari. La composizione dei flussi è cambiata drasticamente: i turisti cinesi sono calati del 46,2%, quelli giapponesi del 42,1%, con un impatto rilevante considerando che spendono rispettivamente 1.937 e 1.036 sterline per viaggio contro una media di 700. Il problema non è solo la crisi del costo della vita nei mercati di origine, ma anche la competitività di prezzo: il World Economic Forum colloca il Regno Unito al 113° posto su 119 paesi per convenienza, con un punteggio sceso da 3,35 nel 2019 a 2,74 nel 2024.

La spaccatura più evidente riguarda la tipologia di spesa. I viaggiatori domestici hanno speso 5,3 trilioni di dollari nel 2024, superando dell’8,1% il 2019, mentre la spesa internazionale a 1,9 trilioni rimane ancora inferiore dell’1,3% nonostante una crescita annuale dell’11,6%. Questa divergenza spiega perché molti mercati abbiano già recuperato grazie alla domanda interna mentre faticano ad attrarre flussi dall’estero. Il Brasile è emblematico: il settore ha superato i livelli pre-pandemici del 10,7% ma la spesa dei visitatori internazionali rappresenta solo il 6% del totale contro il 14,7% del Messico e il 64,8% della Colombia. Con appena 6,7 milioni di arrivi internazionali, il paese ne attrae meno della metà rispetto alle sole Isole Canarie spagnole.

Il 2025 si prospetta come anno di consolidamento con una crescita prevista del 6,7%, che porterà la contribuzione al PIL a 11,7 trilioni di dollari e l’occupazione a 371 milioni di posti. Ma è atteso un momento spartiacque: la spesa dei visitatori internazionali dovrebbe finalmente superare il picco del 2019 dell’8,6%, raggiungendo quasi 2,1 trilioni. L’unica eccezione negativa riguarda gli Stati Uniti, dove la spesa internazionale è prevista in calo del 6,9% a causa delle tensioni commerciali che stanno alterando i sentiment di viaggio, con arrivi previsti in flessione da Canada (-20,2%) e Messico (-5,1%).

Le prospettive decennali indicano una crescita media annua del 3,5% che porterebbe il settore a 16,5 trilioni di dollari di contribuzione al PIL nel 2035, con uno su tre nuovi posti di lavoro globali legato al turismo. Ma questa espansione richiederà investimenti massicci in sostenibilità, considerando che il turismo genera già il 6,5% delle emissioni globali di gas serra, e capacità di gestire fenomeni di overtourism che stanno creando tensioni crescenti in molte destinazioni.
Di seguito il report completo in pdf:

Autore

  • Giampiero Moncada è un giornalista free lance con un'esperienza pluriennale nel settore del turismo e dell'informazione multimediale. Esperto nella produzione di video e nella gestione di uffici stampa, ha sviluppato una forte propensione per la narrazione multicanale, dalla radio alla televisione, dalla carta stampata al web. Nel corso della sua carriera ha collaborato con testate di rilievo come L’Espresso e ha seguito progetti di comunicazione strategica in diversi settori, dal turismo alla ristorazione, dai sistemi di pagamento alla tecnologia e al gaming.

    Visualizza tutti gli articoli