Crisi Venezuela – USA: 6 compagnie aree fermano i voli dopo allerta americana

Sei compagnie aeree hanno sospeso i collegamenti con il Venezuela dopo l’allerta diffusa dall’autorità statunitense dell’aviazione civile su un aumento delle attività militari nell’area. L’annuncio arriva in un momento segnato da una presenza rafforzata delle forze armate USA nei Caraibi e nell’Atlantico occidentale, elemento che ha acuito le tensioni con il governo di Nicolás Maduro.

Secondo quanto comunicato da Marisela de Loaiza, presidente dell’Associazione delle compagnie aeree del Venezuela (ALAV), Iberia, TAP Portugal, LATAM, Avianca e GOL hanno interrotto le operazioni da e per il Paese senza indicare per quanto tempo resteranno in vigore le cancellazioni. Turkish Airlines ha invece confermato la sospensione dei voli tra il 24 e il 28 novembre. Continuano a operare, almeno per ora, Copa Airlines, Air Europa, PlusUltra e la venezuelana LASER Airlines.

La Federal Aviation Administration statunitense aveva invitato la scorsa settimana gli aerei civili a “usare cautela” nello spazio aereo venezuelano, citando una “situazione di sicurezza in deterioramento” e una crescente attività militare nell’area. L’agenzia ha evidenziato il rischio potenziale per i velivoli in ogni fase del volo, comprese le operazioni di sorvolo, atterraggio e decollo. American Airlines e United Airlines hanno confermato di aver già evitato il sorvolo del Paese.

Sul piano geopolitico, Washington ha dispiegato un gruppo d’attacco guidato da una portaerei, altre unità della Marina e velivoli stealth, un’operazione presentata ufficialmente come parte del contrasto ai traffici di droga. Caracas, però, interpreta i movimenti militari come segnali di un possibile tentativo di destabilizzazione del governo.

Nel frattempo, l’amministrazione Trump avrebbe discusso la possibilità di lanciare volantini su Caracas come forma di pressione psicologica. Trump ha dichiarato nei giorni scorsi di non voler escludere il ricorso a truppe americane in Venezuela, mentre Maduro si è detto disponibile a un confronto diretto con il presidente USA.

Dalla fine dell’estate, le forze statunitensi hanno condotto operazioni contro oltre 20 imbarcazioni sospettate di traffico illecito nel Mar dei Caraibi e nel Pacifico orientale, in azioni che hanno causato più di 80 vittime. Finora Washington non ha però fornito prove pubbliche che colleghino i bersagli effettivamente ad attività di narcotraffico, contribuendo così ad aumentare il clima di tensione.

Secondo fonti della Marina USA, nell’area operano attualmente circa 15.000 militari. Nel solo Atlantico occidentale sono presenti quattro navi da guerra, tra cui la portaerei USS Gerald R. Ford e tre cacciatorpediniere. Altre sette unità, comprese navi anfibie e incrociatori lanciamissili, sono dislocate nei Caraibi. In aggiunta, decine di caccia statunitensi risultano schierati a Porto Rico.

Maduro, al potere dal 2013, è al centro di un ampio contenzioso internazionale dopo che nel luglio 2024 si è proclamato vincitore delle elezioni presidenziali nonostante risultati che indicavano un chiaro vantaggio dell’opposizione. Gli Stati Uniti non riconoscono la sua presidenza e lo accusano di guidare una struttura criminale responsabile del traffico di droga verso il territorio americano. Washington ha offerto una ricompensa di 50 milioni di dollari per informazioni utili alla sua cattura.

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