Nel cuore pulsante dei Quartieri Spagnoli, a Napoli, un’opera di street art è diventata nel tempo molto più di un semplice dipinto su un muro: è un luogo simbolo, un altare laico, un richiamo per migliaia di visitatori ogni anno. Il murales di Diego Armando Maradona, affacciato su via Emanuele De Deo al civico 60, è oggi uno dei punti più fotografati della città e una tappa obbligata per tifosi, turisti e curiosi provenienti da tutto il mondo.
Realizzato nel 1990 dall’artista Mario Filardi, allora poco più che ventenne, il murales nacque all’indomani del secondo scudetto conquistato dal Napoli. Fu realizzato grazie a una colletta spontanea tra i residenti del quartiere, che fornirono anche supporto logistico per illuminare il muro durante i lavori notturni. In pochi giorni, il volto di Maradona campeggiava su una delle facciate più iconiche della città, diventando subito un simbolo di orgoglio popolare.
Negli anni, però, l’opera ha subito deterioramenti. Alla fine degli anni Novanta fu addirittura aperta una finestra sulla facciata del palazzo che lo ospita, al centro del volto del campione, gesto che suscitò sdegno tra i residenti. Solo nel 2016, grazie all’intervento dell’artigiano Salvatore Iodice e al supporto del Comune, fu avviato un primo restauro conservativo. Nel 2017, il lavoro fu completato dallo street artist argentino Francisco Bosoletti, che ridisegnò il volto di Maradona con uno stile più realistico e profondo, restituendo all’opera forza espressiva.
Oggi il murales è al centro di Largo Maradona, una piazzetta trasformata in un piccolo museo a cielo aperto. I muri circostanti sono tappezzati di fotografie, sciarpe, bandiere, magliette e messaggi. La presenza di altari votivi, candele e oggetti lasciati dai fan ha trasformato questo spazio in un luogo di culto informale, capace di attrarre un flusso costante di visitatori.
Per raggiungerlo, è sufficiente scendere alla stazione Toledo della metropolitana Linea 1, considerata una delle più belle d’Europa, e percorrere pochi minuti a piedi lungo via Toledo, per poi imboccare sulla destra, in salita, via De Deo. Il tragitto è breve e affollato, ma l’impatto emotivo è profondo, specie per chi conosce il legame indissolubile tra Maradona e Napoli.
Dopo la morte del campione, avvenuta nel novembre 2020, il murales ha assunto un significato ancora più potente. Ogni giorno centinaia di persone si fermano davanti al volto del “Pibe de Oro” per scattare foto, lasciare un omaggio o semplicemente vivere l’atmosfera sospesa di questo angolo speciale della città. Tra loro molti turisti, ma anche tifosi sudamericani, in particolare argentini, per i quali Napoli è diventata una tappa simbolica di pellegrinaggio sportivo e affettivo. Si stima che nel 2024 oltre 6 milioni di persone abbiano reso omaggio al campione argentino.
Oltre a quello nei Quartieri Spagnoli, esistono altri murales dedicati a Maradona in città. Il più noto è quello realizzato da Jorit nel 2017 nel quartiere di San Giovanni a Teduccio, su una facciata di un palazzo di edilizia popolare. Alto 18 metri, rappresenta un Maradona adulto, segnato dall’esperienza e dalla vita. Anche questa opera è divenuta un simbolo, non solo sportivo, ma anche sociale e identitario.
Il murales di Maradona nei Quartieri Spagnoli non è solo un omaggio a un campione, ma la sintesi di una narrazione urbana che intreccia sport, arte, fede popolare e identità territoriale. È la testimonianza vivente di come un’opera spontanea, nata dal basso, possa trasformarsi in patrimonio collettivo e in attrazione turistica permanente, capace di raccontare una città attraverso il volto di un uomo.