Con l’ampliamento a fine gennaio ad altri sei Paesi dei corridoi turistici Covid-free, tra cui la Polinesia Francese, anche gli italiani possono finalmente tornare nelle isole che nell’immaginario collettivo dei nostri connazionali hanno sempre interpretato l’idea di Paradiso (vedi nota in fondo all’articolo). Italiani che per la destinazione costituiscono un importante mercato, secondo solo alla Francia per quello che riguarda l’Europa, e tra i primi dieci a livello mondiale.
La Polinesia Francese è un territorio vasto come l’Europa, disseminato di 118 isole riunite in cinque arcipelaghi diversissimi fra loro. Non solo Tahiti e le isole della Società, dunque, anche se queste naturalmente sono le più conosciute e forse le più amate dai turisti di tutto il mondo. Che sono stati 280mila nel 2019, anno record, e si sono ridotti del 75% nel 2020 e 2021, con circa 71mila ospiti, quando la destinazione poteva accogliere solo francesi e americani autorizzati a venire perché la Polinesia non fa parte dello spazio Schengen.

L’obiettivo è quello di tornare rapidamente ai livelli precedenti, anche se la strategia di sviluppo per i prossimi anni non vuole basarsi sul volume ma sulla qualità, come racconta Jean Marc Mocellin, dal 2020 CEO di Tahiti Tourisme, a Quality Travel.  “Vogliamo preservare il fatto che siamo all’opposto dell’overtourism: Venezia accoglie in un giorno tanti turisti quanti noi in un anno!”, racconta il manager. “Per farlo puntiamo su tre asset: slow tourism, inclusività e sostenibilità. Slow tourism vuol dire soggiorni più lunghi e ospiti che vogliano privilegiare l’esperienza e non andare in spiaggia e basta come fanno gli americani, ma conoscere la cultura, la natura, e che restino a lungo nelle isole. In questo senso gli europei sono per noi un mercato molto interessante, anche perché la permanenza media è di due settimane”.

Bora Bora

“In secondo luogo il turismo del futuro deve assolutamente essere inclusivo e beneficiare la popolazione locale – continua Mocellin – per cui puntiamo alla creazione di pensioni familiari in cui i turisti possano entrare in contatto con la cultura locale e scoprire il capitale umano delle isole”. L’incontro con la popolazione locale e con la loro cordialità, infatti, è una delle cose che restano di più nei ricordi dei visitatori. Per sostenere questa strategia, il governo ha varato una legge che sostiene l’impiego della popolazione locale nelle imprese turistiche e ha lanciato un bando per gli architetti per creare un kit prefabbricato per costruire un bungalow che rispetti l’architettura di ogni arcipelago e che garantisca un livello di qualità uniforme anche nelle strutture più semplici. Se questo kit viene utilizzato per la costruzione della pensione familiare, il Governo restituisce il 50% della somma. “Infatti abbiamo bisogno di più capacità ricettiva per i mercati che sono saturi a luglio e agosto, – dice Mocellin – ma non vogliamo grandi alberghi in isole già sviluppate come ad esempio Bora Bora, ma puntiamo ad aprire guesthouse di qualità in isole che hanno bisogno di svilupparsi”. Con qualche eccezione: anche a Moorea, l’isola più vicina a Tahiti e una delle più sviluppate dal punto di vista turistico, è prevista l’apertura di nuovi alberghi dopo la chiusura di due strutture, tra cui l’Intercontinental che da solo costituiva il 40% dei posti letto. Un esempio di quello che vogliamo? Tahaa, dove negli anni duemila è sorto un resort piccolo ma elegante che ha contribuito a collocare l’isola sulla mappa del turismo.

Il terzo asset su cui punta la Polinesia francese è il turismo sostenibile, e il primo passo è il bando delle grandi navi nel corso del 2022. Si punta a crociere con navi più piccole (ad esempio a Bora Bora al massimo devono accogliere 1200 passeggeri), escursioni esclusive, attività all’aria aperta e alla conservazione del mondo sottomarino con nuove tecnologie volte a proteggere la barriera corallina.
Per sostenere lo sviluppo, sono in programma attività di formazione per le ADV, Fam trip e Press trip ed è confermato l’appuntamento annuale Parau Parau Tahiti per fare incontrare ai professionisti del settore tutti gli attori del turismo polinesiano. Tra gli obiettivi, quello di far comprendere alle agenzie e ai Tour operator che la Polinesia Francese è una destinazione unica che va bel al di là delle spiagge e dei grandi alberghi e che non deve e non vuole essere venduta solo come paradiso per honeymooners ma anche deve attrarre la clientela più adulta, e nicchie di mercato come gli amanti del diving o del surf e a chi sappia apprezzare prodotti come ad esempio la crociera di Aranui alle Marchesi.

Le isole Marchesi

Come raggiungere la Polinesia Francese

Dal 31 gennaio la Polinesia Francese fa parte dei Corridoi Turistici Covid-free, quindi è raggiungibile con viaggi organizzati e con permanenza presso strutture ricettive selezionate che rispettino i protocolli di sicurezza stabiliti dall’ordinanza del settembre 2021. Dal canto suo, la Polinesia Francese ha messo in atto un severo protocollo per i visitatori: a tutti è richiesta la terza dose, e poi ci sono tre opzioni: Test Pcr nelle ultime 24 ore, o test PCR nelle 48 ore + test antigenico nelle ultime 24 ore, test antigenico nelle ultime 24 ore + test PCR a spese del viaggiatore all’arrivo.
Attualmente è collegata via Parigi con Air France e con la compagnia French Bee.

Autore

  • Roberta F. Nicosia

    Laureata in Geografia, giramondo e appassionata di fotografia, Roberta F. Nicosia parla quattro lingue ed è la nostra inviata speciale. A dieci anni, complice la copia di National Geographic che ogni mese trovava sulla scrivania e i filmini Super8 del papà, sapeva già dove erano il Borobudur, Borocay o Ushuaia e sognava di fare il reporter. Sono suoi quasi tutti gli articoli sulle destinazioni e le foto apparsi sul nostro Magazine. Dopo una parentesi con ruoli manageriali nel campo della comunicazione e dell’advertising, si è dedicata alla sua vera passione e negli ultimi vent’anni ha collaborato con riviste leisure come Panorama Travel, D di Repubblica, AD, specializzandosi poi nel MICE con reportage di viaggio, articoli su linee aeree e hotellerie. È stata caporedattore e direttore di diverse riviste di questo settore, e ha pubblicato una trentina di Guide Incentive con la collaborazione degli Enti del Turismo italiani.

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    Laureata in Geografia, giramondo e appassionata di fotografia, Roberta F. Nicosia parla quattro lingue ed è la nostra inviata speciale. A dieci anni, complice la copia di National Geographic che ogni mese trovava sulla scrivania e i filmini Super8 del papà, sapeva già dove erano il Borobudur, Borocay o Ushuaia e sognava di fare il reporter. Sono suoi quasi tutti gli articoli sulle destinazioni e le foto apparsi sul nostro Magazine. Dopo una parentesi con ruoli manageriali nel campo della comunicazione e dell’advertising, si è dedicata alla sua vera passione e negli ultimi vent’anni ha collaborato con riviste leisure come Panorama Travel, D di Repubblica, AD, specializzandosi poi nel MICE con reportage di viaggio, articoli su linee aeree e hotellerie. È stata caporedattore e direttore di diverse riviste di questo settore, e ha pubblicato una trentina di Guide Incentive con la collaborazione degli Enti del Turismo italiani.

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