Le reti professionali riescono a realizzare maggiori opportunità di business e migliori capacità di sviluppo dei piani di innovazione, veloci ed efficaci. Effetti più volte dimostrati nelle diverse ricerche di mercato e studi di settore.
Eppure sono molti i professionisti che si sentono a disagio nell’agire in rete, condividere le loro esperienze o attivare una vera e propria interazione sociale, anche in occasione degli eventi corporate.
Nel mondo di oggi, la rete è una necessità, non solo perché ti consente di costruire e coltivare rapporti professionali utili per il lavoro, ma anche per evitare l’effetto del “tagliati fuori”.
Una recente indagine della Haward Business Review ha fatto emergere come 160 avvocati, di un grande studio legale del Nord America, abbiano scoperto come il loro successo dipenda molto dalla loro capacità di fare rete in modo efficace: non solo all’interno del loro studio, ma anche verso l’esterno per potare nuovi clienti. Chi era ancora scettico o non operava in tal senso, risultava l’avvocato con un numero minore di ore di consulenza legale effettuate rispetto ai colleghi “più social”.
Fortunatamente l’avversione al fare networking può essere superata, vediamo come:
Entusiasmo e Curiosità
A volte è sufficiente approcciare una situazione con più interesse. Quanto meno te lo aspetti, ti ritrovi in una conversazione che ti porta nuova idee e nuove esperienze entusiasmanti. Quante volte è capitato di accingerci ad un evento con poco interesse e tanta svogliatezza. Potrebbe essere utile, invece, mettere a fuoco quella leva psicologica di interesse al progresso e alla propria realizzazione. Non si deve essere obbligati a partecipare…ma non si può ignorare la motivazione di carattere professionale che ci deve spingere a conoscere e approfondire meglio certe situazioni. La svolta sta nel trasformare situazioni di “routine” in situazioni di apprendimento e di nuove scoperte.
Certo, le persone introverse faranno più fatica a realizzare attività di networking o agire in rete, ma ognuno di noi potrà trovare quella giusta leva motivazionale per concentrarsi sugli aspetti positivi e così avere anche più opportunità di realizzare business.
Allineare gli obiettivi
Le reti potenti non solo quelle delle interazioni causali, ma quelle che stabiliscono le connessioni più collaborative e di lunga durata. Se si ci si incontra per lavorare insieme, saremmo più efficaci se condividiamo e rendiamo utili i contributi reciproci. Un “compito di interdipendenza” che può riservare fonti di energia positiva nelle relazioni professionali. E se la rete è guidata da interessi e obiettivi comuni sarà più probabile che porti ad una relazione di qualità.
Poco da dire?
Spesso l’inesperienza, la timidezza o il pensare di non essere adeguati sono gli elementi che impediscono di fare rete. Ma è anche vero che queste persone potranno trarre maggior beneficio dalla rete e dalle occasioni di incontro negli eventi. Un gesto di gratitudine espressa pubblicamente, potrà incrementare la loro reputazione. Guardate cosa accade su linkedIn con le segnalazioni positive al capo o ad un conoscente di cui si vogliono tessere le lodi: un modo semplice ma efficace che mostra come egli stesso sia progredito sotto la sua tutela.
Definire un obiettivo raggiungibile e interessante
Un altro fattore che influenza l’efficacia di fare rete e partecipare più attivamente alle attività di networking durante un evento è lo scopo primario. Sempre analizzando il famoso studio legale sopra descritto, è emerso che gli avvocati che si concentravano sui benefici collettivi nel fare networking, piuttosto che su quelli personali, avevano più probabilità di fare rete e sentirsi più autentici.
Spesso in rete si rischia di avere un atteggiamento ambivalente. Sarebbe utile comprendere qual è il vero scopo del nostro agire, ampliando il nostro panorama di conoscenze e curiosità. Ma soprattutto cercare di trovare quelle leve motivazionali di più alto scopo, per diventare entusiasti ed efficaci di sviluppare rapporti positivi che portano benefici, anche di carattere professionale.