Editoriali e Opinioni

Ci sono già altri siti che possono raccontarvi i tanti vantaggi di proporre  offerte di vacanze sportive per i business traveller che prenotano il proprio soggiorno nel vostro albergo. Qui invece proviamo a suggerire qualche strategia per intercettare questo tipo di viaggiatori.

  • Promuovere in modo completo ed esaustivo il territorio nel quale è situato il nostro albergo attraverso tutti i canali di comunicazione, per stimolare la motivazione sportiva dei clienti business.
  • Segmentare i clienti business presenti nel portafoglio per individuare quanti di loro praticano una determinata attività sportiva, individuando i loro specifici bisogni, per poi valutare quali servizi implementare.
  • Creare proposte utilizzando la formula dell’all-inclusive che includono “componenti sportive” in occasione del soggiorno previsto dai clienti business per stimolare soggiorni di durata maggiore.
  • Offrire ai clienti business sconti e agevolazioni per l’utilizzo degli impianti sportivi presenti nella località, ad esempio piscine, campi da tennis o campi da golf.
  • Valutare l’opportunità di creare rapporti di partnership con associazioni sportive presenti sul territorio, per proporre corsi di avvicinamento a una specifica disciplina sportiva o per il perfezionamento della tecnica.
  • Pensare all’opportunità di sponsorizzare eventi sportivi che si svolgono sul territorio, diffondendo la notizia ai clienti attraverso i diversi canali di comunicazione a disposizione, per comunicare efficacemente l’orientamento dell’albergo allo sport.
  • Nelle proposte prevedere sempre componenti collegate al wellness, da offrire direttamente in albergo o in collaborazione con centri presenti sul territorio.
  • Aumentare la flessibilità del servizio di ristorazione, per dare il tempo ai clienti business di praticare l’attività sportiva una volta terminati gli impegni di lavoro, anche attraverso l’introduzione di menù pensati appositamente per i clienti che praticano sport.

di Federico Belloni

Fondatore di TSM Consulting – Trend Strategy & Marketing in Tourism e da oltre 15 anni consulente specializzato nel settore turistico e alberghiero, e docente ai corsi curricolari e Master che si riferiscono al Destination Management, Destination Marketing, e alla gestione e organizzazione alberghiera all’Universitat de Barcelona (Spagna), oltre che visiting professor in molte altre università spagnole, italiane e dell’America Latina, dove svolge anche l’attività di ricercatore.

L’E3 (Electronic Entertainment Expo), fiera b2b con oltre 20 edizioni alle spalle, un tempo fulcro indiscusso dell’industria videoludica, ha annunciato la sua conclusione definitiva, dopo 3 edizioni in presenza saltate. Sul sito compare solo un messaggio degli organizzatori, la entertainment software association, che dice: “Dopo oltre due decadi di E3, ognuna più grande della precedente, è arrivato il momento di dirsi addio. Grazie per tutti i ricordi”. Questa decisione segna la fine di un’era per la più grande fiera di videogiochi al mondo, iniziata nel 1995 e ospitata annualmente al Los Angeles Convention Center fino al 2019. Interrotta per la pandemia si è tenuta nuovamente nel 2021 in formato virtuale​​, ma non si è più riusciti a organizzare un evento fisico per il progressivo ritiro degli editori che hanno approfittato della contingenza per presentarsi direttamente online al pubblico e risparmiare sui costi di un evento dal vivo che richiedeva un importante investimento logistico.

Importanza storica dell’E3

Fondato nel 1995, l’E3 è stato per anni il momento di maggiore visibilità per l’industria dei videogiochi. Rivolto fin dall’inizio solo agli addetti ai lavori e alla stampa, ha visto la partecipazione delle aziende più importanti del settore per presentare i propri nuovi titoli e prodotti​​. L’edizione del 2019, che ha permesso per la prima volta l’accesso al pubblico generale, ha attirato più di 66.000 persone, dimostrando la popolarità dell’evento non solo tra glii addetti ai lavori​​​​.

Tuttavia, la pandemia ha accelerato l’uso di presentazioni autonome da parte degli editori e dei media per promuovere direttamente ai consumatori i giochi in arrivo. Questo, unito alle preoccupazioni per i costi di partecipazione e alle tempistiche di sviluppo dei giochi solitamente allineate intorno alla convention per organizzare la presentazione, ha influito notevolmente sulla decisione di terminare l’E3​​. L’associazione organizzatrice aveva già deciso da tempo che non ci sarebbe statra neanche una edizione 2023, ma si pensava stessero lavorando a un ritorno in grande stile nel 2024. Questo messaggio invece conferma che non ci sono piani futuri per l’evento, neanche in altre città o in altri formati.

L’impatto sull’industria degli eventi

La chiusura dell’E3 segna un cambio significativo di prospettiva per l’industria videoludica che è ancora fiorente ma dove la comunicazione è passata in pochi anni dalla mediazione b2b alla promozione diretta sul b2c, come accade in molti altri settori in cui il prodotto non è più un bene strettamente fisico. Riflette non solo l’evoluzione delle strategie di marketing e comunicazione nell’era digitale, ma anche l’impatto della pandemia sul settore degli eventi.
E dimostra come nel contesto post-pandemico, tutta l’industria degli eventi B2B stia vivendo un’evoluzione significativa. Le fiere e i congressi stanno prendendo una direzione verso formati più ridotti e mirati, dove la decisione di partecipare diventa una questione di valore reale e di necessità. In questa nuova era, la sostenibilità economica degli eventi non viene più misurata in base ai metri quadri venduti, ma piuttosto in termini di valore aggiunto e di qualità dei servizi offerti.

Gli organizzatori stanno quindi cercando di creare esperienze più significative, focalizzandosi sull’arricchimento del contenuto e sull’offerta di opportunità uniche di networking e apprendimento. Questo cambiamento riflette una maggiore attenzione alle esigenze e alle aspettative dei partecipanti, con un occhio di riguardo verso un approccio più sostenibile e mirato. In ultima analisi, l’obiettivo è quello di garantire che la partecipazione a un evento B2B rappresenti un investimento di tempo e risorse ben speso per tutti gli interessati.

Ogni evento è carico di aspettative, ma quando parliamo di organizzare eventi fundraising necessitiamo di un’attenzione in più. Dalla loro riuscita dipende spesso la sopravvivenza di organizzazioni che utilizzano queste forme di raccolta fondi, utili per il loro sostentamento. Gli eventi di fundraising richiedono un livello molto alto di coinvolgimento, una comunicazione sempre attiva e grande creatività. Formule che, se ben mixate, consentiranno all’iniziativa di raggiungere un elevato livello di attenzione e una notevole visibilità. Senza dimenticare che il vero successo di questa tipologia di eventi dipende molto dalla pianificazione.

Joe Garecht, fondatore di “The Fundraising Authority” e professionista impegnato nello sviluppo di importanti campagne di raccolta fondi a livello internazionale, ha realizzato un’interessane ebook che racconta, passo dopo passo, quali sono le migliori pratiche da seguire quando si vuole realizzare un evento fundraising.

Scopo dell’evento di fundraising

La prima linea di condotta che Joe suggerisce è quello di definire esattamente quale sarà lo scopo dell’evento. Stiamo realizzando un evento per la racconta di fondi? Oppure ci interessa maggiormente creare una manifestazione che promuova un progetto con lo scopo di raccogliere più contatti possibili? Un’osservazione semplice ma alquanto efficace, poiché eventi così classificati possono avere diversi obiettivi. E comprendere bene lo scopo aiuterà anche gli step successivi della pianificazione.

Obiettivo dell’evento di fundraising

Il secondo step dovrà mirare alla definizione dell’obiettivo d’ incasso, al netto delle spese necessarie per la realizzazione dell’evento.

Il budget delle spese di un evento di fundraising

Una volta definito quale sarà l’obiettivo di raccolta fondi che si vuole raggiungere, sarà necessario tenere una sorta di budget dei costi dove annotare le spese che saranno affrontate: costi per gli inviti, affitto di location, ristorazione e catering, intrattenimento, trasporti, sicurezza, servizi di gestione e così via. Sarà determinare indicare l’importo dei costi utili e necessari per raggiungere l’obiettivo prefissato. Una valutazione che permetterà, agli organizzatori, di valutare anche gli andamenti delle spese in funzione di quello che si vorrà raccogliere.

Il target di riferimento dell’evento

Definire esattamente a chi sarà rivolto l’evento. Se è un evento aperto a tutti o se si vuole mirare ad uno specifico target come ad esempi un gruppo di manager di aziende o di professionisti, ma anche celebrità o ricchi donatori. Figure quest’ultime che posso comporre anche il cosiddetto “comitato d’accoglienza” dando una maggiore garanzia per il raggiungimento degli obiettivi di raccolta fondi.

La promozione dell’evento di fundraising

Esattamente come avviene per ogni lancio di prodotto, iniziativa, nuovo servizio o brand, l’evento di fundraising deve avere un piano delle attività di marketing promozionale efficace per convincere i sostenitori ad appoggiare l’iniziativa.

La fase di “vendita”

Una volta promosso l’evento, si potranno attivare quella serie di procedure di vendite e più nel dettaglio modalità di “vendita” ai sostenitori. Ad esempio, stabilire diversi livelli di contribuzione per accedere all’evento: prezzo del biglietto, ingresso VIP, servizi accessori e così via.

La fase del Post Evento

E come per ogni evento che si rispetti, non dimenticarsi di fare i dovuti ringraziamenti. Non solo ai tanti donatori coinvolti nell’iniziativa, ma anche ai numerosi volontari che, con il loro lavoro e disponibilità, hanno assicurato il successo.
Perché il riconoscimento, non i soldi, fanno la felicità.

E’ stata diffusa la bozza della legge di bilancio 2024 che deve essere approvata dal Parlamento, la trovate in pdf a fine pagina: consta di 91 articoli e 100 pagine con diverse novità anche per il mondo del turismo. In particolare con 4 articoli:

  • Art.9: detassazione del lavoro notturno e festivo per i dipendenti di strutture turistico-alberghiere, con un bonus del 15% dal 1° gennaio al 30 giugno 2024.
  • Art.18: modifiche alla disciplina fiscale sulle locazioni brevi, con cui viene aumentata la cedolare secca dal 21 al 26% solo sulle locazioni brevi
  • Art: 19: il tax free shopping parte da 70 euro anziché da “300mila lire”
  • Art.84: interventi per il Giubileo, con cui, fra l’altro, si autorizza l’aumento dell’imposta di soggiorno per i comuni coinvolti

Ricordiamo che queste misure non sono definitive fino ad approvazione di entrambi i rami del Parlamento, vediamo intanto nel dettaglio cosa comportano:
Per quanto riguarda la detassazione del lavoro notturno e festivo per i lavoratori del turismo con l’art.9 sono stati stanziati 81 milioni per al fine di garantire la stabilità occupazionale e di sopperire alla mancanza di offerta di lavoro nel settore turistico, ricettivo e termale: per il periodo dal 1°gennaio 2024 al 30 giugno 2024 ai lavoratori del comparto del turismo, ivi inclusi gli stabilimenti termali, è riconosciuto un trattamento integrativo speciale, che non concorre alla formazione del reddito, pari al 15 per cento delle retribuzioni lorde corrisposte in relazione al lavoro notturno e alle prestazioni di lavoro straordinario effettuato nei giorni festivi.

L’art.18 è stato uno dei più chiacchierati nei giorni scorsi ed è interamente confermato come da indiscrezioni: la cedolare secca per gli affitti brevi, vale a dire le locazioni turistiche non imprenditoriali, sale dal 21 al 26%, ed è quanto meno singolare che un aumento delle tasse rientri tra le misure anti-evasione. Il testo è comunque in via di evoluzione e sembra che in una stesura più recente dovrebbe essere valida solo a partire dal secondo appartamento. In parlamento ricordiamo che poi c’è la legge Santanché sugli affitti brevi che vuole portare da 5 a 3 il limite oltre il quale l’affitto breve è considerato imprenditoriale ed è obbligatorio aprire una partita iva anziché optare per la cedolare.
Ne avevamo parlato su extralberghiero.it con Sergio Lombardi che spiegava: “Nella prima bozza di legge di bilancio 2024, nell’attuale Articolo 18 (Modifiche alla disciplina fiscale sulle locazioni brevi e sulle plusvalenze in caso di cessione a titolo oneroso di beni immobili), insieme ad altre norme fiscali sugli immobili è infatti previsto un aumento della cedolare secca dal 21% al 26%. E, se la legge verrà approvata, entrerà in vigore dal 1° gennaio 2024 con forte incidenza sulle imposte che saranno pagate nel 2025. L’incremento vale infatti quasi un quarto della tassa piatta, esattamente il 23,81% e la nuova aliquota del 26% è per ora applicabile solo ai redditi da immobili offerti in locazione breve, per questo rischia di ridurre ulteriormente i margini già scarsi in rapporto ai costi fiscali, ai portali e agli intermediari, senza considerare tutte le altre spese indeducibili di utenze, condominio, e in alcuni casi anche canone di locazione”.
La misura ha generato anche la dura reazione di Aigab, l’associazione italiana gestori affitti brevi che in una nota spiega: “La cedolare al 26% per affitti brevi equivale a 850 euro di tasse in più per 600 mila famiglie: per accontentare gli albergatori il Governo impoverisce la classe media”.

L’art.19 aggiorna ai tempi moderni una legge del ’72 che consente ai domiciliati al di fuori dell’UE di non pagare l’IVA sullo shopping. La quota, che era fissata a 300mila lire, circa 150 euro, viene abbassata a 70 e il nuovo articolo diventa: “Le cessioni a soggetti domiciliati o residenti fuori della Comunità europea di beni per un complessivo importo, comprensivo dell’imposta sul valore aggiunto, superiore a 70 euro destinati all’uso personale o familiare, da trasportarsi nei bagagli personali fuori del territorio doganale della Comunità medesima, possono essere effettuate senza pagamento dell’imposta”.

L’art.84 stanzia 388 milioni di euro per realizzazione di opere connesse al Giubileo e 220 milioni per interventi in conto capitale. Inoltre consentirà, nell’anno giubilare 2025, ai comuni capoluogo di provincia, alle unioni di comuni nonché i comuni di cui all’articolo 4 del decreto legislativo 14 marzo 2011, n. 23, la possibilità di incrementare l’ammontare dell’imposta di soggiorno a carico di coloro che alloggiano nelle strutture ricettive situate sul proprio territorio, fino a 2 euro per notte di soggiorno. Il relativo gettito rimane nella disponibilità degli enti di cui al primo periodo per essere destinato a finanziare gli interventi connessi agli eventi del Giubileo 2025: tra questi i servizi pubblici locali, ma anche la raccolta e smaltimento dei rifiuti. Probabilmente resterà deluso chi si aspetta maggiori fondi per il turismo con i proventi dell’imposta.

Tra le misure generali più rilevanti in Finanziaria 2024 segnaliamo poi:

  • l’abbassamento a 70 euro del canone Rai, ma solo per i privati,
  • il rinnovo del fondo per i mutui prima casa,
  • un taglio di risorse di 350 milioni agli enti locali,
  • l’adeguamento delle pensioni all’inflazione,
  • aumento delle accise su sigarette e tabacchi trinciati,
  • l’abbassamento al 10% dell’iva sui prodotti per l’infanzia
  • obbligo di assicurazione contro le calamità naturali per tutte le imprese
  • tax credit per il cinema
  • conferma del taglio del cuneo fiscale
  • sgravio contributivo del 100% fino a 3000 euro per le lavoratrici madri

Articolo scritto con la collaborazione di Sergio Lombardi, Presidente dell’Osservatorio sul Turismo dell’Ordine dei Dottori Commercialisti di Roma

Immagine generata con Dall-E per ChatGPT 4 con il seguente prompt: “Illustration in 16/9 size of an open official document with the label ‘Legge di Bilancio 2024’. Highlighted sections inside the document signify new regulations. Beside it, a traditional Italian flag without any central symbols waves”.

Questo articolo è di Frédéric Picard, Managing Director di Glion, Insititute of higher education

Nonostante l’aumento del costo della vita e l’incertezza economica che caratterizza questo periodo, il settore dell’ospitalità e del turismo internazionale sta registrando un aumento delle prenotazioni. All’inizio di quest’anno il Barometro mondiale del turismo dell’UNWTO ha riferito che gli arrivi di turisti internazionali hanno raggiunto l’80% dei livelli pre-pandemia nel primo trimestre del 2023. A giugno il World Travel & Tourism Council (WTTC) ha rivelato che il settore dei viaggi e del turismo dell’UE dovrebbe raggiungere il 98% del picco del 2019. In particolare, la spesa dei visitatori internazionali in Portogallo è destinata a raggiungere un record quest’anno ed è segnalata una forte ripresa anche per Grecia e in Italia.

Sebbene questa sia una buona notizia, i grandi hotel, i ristoranti e i brand di lusso continuano a essere messi a dura prova dalla carenza di personale, che rischia di ripercuotersi sull’esperienza dei clienti. Secondo le previsioni, il reclutamento rimarrà uno dei maggiori problemi che l’industria dell’ospitalità e del turismo dovrà affrontare nei prossimi cinque anni, ma lo stesso vale per la fidelizzazione. Quindi, cosa si può fare per affrontare questa crisi globale del personale, in un momento in cui il numero dei viaggiatori è in ripresa?
Per rispondere a questa domanda, il Future Skills Report, pubblicato da eHotelier in collaborazione con l’Institute of Hospitality, ha cercato di comprendere meglio le esigenze di competenze di un settore alberghiero internazionale in rapida evoluzione, in modo da identificare la natura di tali competenze anche dal punto di vista dell’istruzione, della formazione e sviluppo professionale per gli ambienti operativi del settore.

Secondo il rapporto, l’obiettivo principale per il reclutamento e la fidelizzazione è attrarre persone che abbiano una serie di competenze e caratteristiche personali, piuttosto che cercare persone con specifiche competenze professionali e operative. Questo non significa sminuire l’importanza di tali competenze, ma suggerisce che alcune delle competenze professionali possano essere sviluppate internamente, invece di essere un prerequisito essenziale per l’assunzione.

Naturalmente, questo non comprende alcune funzioni specialistiche, come gli chef, la contabilità finanziaria o la tecnologia, ma per un insieme più generico di competenze professionali, largamente impiegate nei ruoli di servizio rivolti agli ospiti, nel front office, nella ristorazione e nelle pulizie.

Inoltre, l’86% dei partecipanti al sondaggio afferma che la formazione alla leadership debba essere una parte essenziale o molto importante dello sviluppo professionale. La sfida di sostenere lo sviluppo di nuovi talenti non è mai stata così importante.

In questo senso, Glion ha recentemente stretto una partnership con la ESSEC Business School per offrire un Global Executive Master part-time flessibile in Hospitality Leadership. Il corso, che inizierà a novembre, è rivolto ai dirigenti del settore alberghiero o a coloro che hanno cambiato carriera e che hanno già costruito una base di esperienza manageriale.

Un mondo di opportunità

Anche l’industria del lusso è cambiata, e così anche la formazione luxury management: ci sono enormi opportunità di carriera in questa professione. A ottobre inizierà il nostro nuovo corso di laurea in Luxury Business, il quale offre la preparazione perfetta per una carriera di leadership di alto livello nell’industria internazionale del lusso. Oltre a quello dell’hospitality, il corso offre percorsi di carriera in diversi settori: beni di lusso personali, vendita al dettaglio, jet privati, automobili, banche private, cliniche di salute e benessere di alto livello.

Il nostro Master in Real Estate, Finance and Hotel Development presso il Glion Institute of Higher Education di Londra è un altro esempio di scuola alberghiera tradizionale che prepara gli studenti a opportunità in settori correlati. Per i proprietari, gli investitori, i manager e gli altri professionisti coinvolti nello sviluppo e negli investimenti alberghieri, l’ambiente operativo è cambiato a tal punto da richiedere una forma di sviluppo professionale su misura.

Istruzione e industria lavorano insieme

In generale, è necessario un maggiore allineamento tra le esigenze delle aziende e i corsi offerti dagli istituti di formazione. In questo senso, il Consiglio di Amministrazione di Glion è composto da professionisti del settore: insieme, analizziamo le aspettative dell’industria e creiamo le condizioni migliori per soddisfarle. È necessario esaminare gli sviluppi del settore, creare ponti tra le istituzioni, aggiornare i corsi di formazione e crearne di nuovi.

Allo stesso modo, l’industria deve anticipare l’arrivo degli studenti nelle proprie aziende. Se un brand vuole trattenere i talenti, è necessario che si occupi di loro fin dalla fase cruciale degli stage. La nostra nuova iniziativa Talent Connection è un ottimo esempio di questa connettività: il progetto offre ai migliori candidati che si iscrivono al MSc International Hospitality Business di Glion, la possibilità di ottenere un coaching esperto e la guida di partner industriali in tre settori chiave: Four Seasons Hotels and Resorts (ospitalità di lusso); Cushman & Wakefield (servizi immobiliari finanziari); e Watchfinder & Co., specialista di orologi usati, parte del Gruppo Richemont (vendita al dettaglio di lusso).

Dobbiamo trasformare l’esperienza dei dipendenti per tenere conto delle esigenze dei più giovani o dei nuovi operatori del settore, che si aspettano un migliore equilibrio tra lavoro e vita privata. Inoltre, la sostenibilità ambientale sta diventando sempre più importante per il personale del settore alberghiero.

Allo stato attuale, gli ospiti sono alla ricerca di alti livelli di servizio al cliente, servizi che possono essere forniti solo da personale professionale ben istruito e ben formato, che abbia maggiori capacità di servizio al cliente/ospite, capacità umane e capacità operative professionali. Sappiamo anche che i problemi di reclutamento e di mantenimento non scompariranno presto, ma insieme possiamo assicurarci di coltivare i talenti, di offrire opportunità di carriera e di mostrare le numerose opportunità che il settore dell’ospitalità offre.

Questo articolo è di Sergio Cucini, veronese, consulente e formatore nel settore turistico

Nasce a Verona un unicum a livello europeo: il Muraless Art Hotel, l’albergo che diventa galleria della street art e che si cimenta con il difficile compito di associare al revamping di una struttura defilata geograficamente e giunta all’esaurimento della propria parabola, un nuovo modo di ospitare clientela business e bleisure, appassionati di questa forma d’arte e cultori del selfie in ambienti originali. L’ex Hotel Cristallo a Castel d’Azzano, comune industrial/agricolo alle porte meridionali della città di Verona, è stato acquistato da un rampante operatore dei servizi alberghieri con società in Italia e Spagna, e rinnovato esteticamente e tecnologicamente, più che strutturalmente, nell’originale tentativo di diventare destinazione prima che luogo di ospitalità; 94 camere su tre piani, due sale riunioni con adiacente un lounge bar, per un servizio di welcome e coffee break, oltre che di aperitivi pre and after dinner (spazi ideali per ospitare convention aziendali o per ispirare attività di workshop e coworking) sono stati completamente ripensati col filo conduttore della street art, espressamente realizzata sui pavimenti, le pareti, i soffitti e la facciata nelle sue declinazioni, che poco possono suggerire a chi non frequenta altro che Banksy, Warhol e Haring.

In un evento mondano assolutamente straordinario per i costumi di Verona, è stato presentato il progetto e rese visitabili alcune delle stanze realizzate con il contributo di Luigi Leardini, ex general manager del 5 stelle lusso Byblos Art Hotel, nel cuore della Valpolicella, e agli esordi del nuovo ruolo di Art Advisor, il coordinamento di Laura Sancassani, l’elaborazione degli interni della critica d’arte Chiara Canali (coadiuvata da Andrea Zamengo), in collaborazione con la galleria d’arte di Milano “Deodato Arte”, che hanno messo all’opera più di 50 street artist di fama nazionale e internazionale che, con il loro personalissimo stile, hanno interpretato la loro visione del “made in italy”: delle figure iconiche della storia dell’arte, della scienza e della tecnica, del design e della moda, dei motori, dell’enogastronomia, del cinema, insomma tutto quello che ha contribuito e contribuisce a tenere in alto il nome dell’Italia nel mondo, non senza un tributo alla musica lirica, carattere che pervade Verona, sede del più grande teatro lirico all’aperto del mondo.

Ad ogni artista un tema e una stanza, debitamente documentati sotto il numero all’esterno con un qr-code che rimanda ai riferimenti biografici e al motivo dell’interpretazione pittorica. Sono state chiamati alle armi le storiche firme del writing italiano, Joys, Etnik, Wubik, Frode, Gatto, Mister Thoms, MrFijodoor, i nomi della Street Art e del Muralismo, Neve, Cheone, Vesod, Seacreative, Refreshink, Casciu, Luca Font, Ufo5, Ale Puro, e gli esponenti delle nuove generazioni, Chill Surrealism, Luogocomune, Rise, Soler, non mancando le quote rosa che annoverano protagoniste femminili del calibro di Coquelicot Mafille, Nais, Senso, Octofly. Discorso a parte per il pavimento della hall, monopolizzato da Agron Hoti, artista visuale contemporaneo di fama internazionale che, con la sua tecnica, crea esplosioni di colore di rara energia, con effetto migliore dal vivo rispetto alla documentazione fotografica.

Infine la facciata esterna, che al viaggiatore che si avvicina in auto alla struttura può indurre più di una perplessità: a cura di uno dei principali writer internazionali, Mr. Brainwash. La sua carriera è esplosa grazie alla partecipazione al famoso documentario “Exit Through the Gift Shop” di Banksy dove ha seguito, con la telecamera, le avventure dei più famosi street artist al mondo. I suoi lavori sono intrisi di riferimenti alla Pop Art, alla storia dell’arte e anche
alle opere di altri artisti. Se l’ispirazione più diretta è l’arte del collega Banksy, non mancano riferimenti ad Andy Warhol e Keith Haring, ai supereroi dei fumetti, ai classici della Disney e alle icone della storia classica e moderna. La Monna Lisa, Marilyn Monroe, Albert Einstein che regge un cartello con la scritta “Love is the Answer”, Mickey Mouse e
Minnie che si abbracciano quali simboli eterni di amore e rispetto reciproco. A lui il compito di valorizzare artisticamente l’happening notturno, con un tocco a conclusione dell’opera realizzato in diretta col sostegno e il tributo del pubblico festante.

Che giudizio dare dell’iniziativa? All’occhio clinico l’arredamento è perfettamente conforme alle tendenze del momento: armadi a vista, per valorizzare gli interventi artistici alle pareti, struttura metallica associata a
superfici orizzontali in legno, frigorifero con anta in vetro e cassaforte di dimensione generosa per poter ospitare un notebook, illuminazione adeguata per un uso agevole della stanza; alcune stanze di dimensione inspiegabilmente ridotta per una struttura di queste caratteristiche. Bagni originali, soprattutto nelle finiture murarie, ma con poco coraggio nei box doccia di dimensione ordinaria, al punto che i pochi con piastrelle bianche alle pareti (perché i pavimenti sono finiti con lo stesso materiale utilizzato nelle stanze -dove non appare alcun metro quadro di moquette-) risultano banali agli occhi di chi li ha potuti vedere tutti in sequenza. Tecnologie che non stupiscono chi ha dimestichezza per le realizzazioni all’avanguardia ma sono aggiornate e di sicura praticità.

E la proposta complessiva? Una grande scommessa. Necessaria per differenziarsi dall’offerta alberghiera veronese, e più in generale italiana, improntata a formule di ospitalità tradizionale; ma che richiede costanza e perseveranza nel mantenere la novità dell’originalità dell’associazione ospitalità/street-art nell’azione di comunicazione e marketing diretto al segmento-obiettivo di clientela. Sarà necessario coltivare gli influencer, i content creator e promuovere la permanenza in struttura a chi vuole testimoniare l’esperienza visiva, percepire il piacere di dormire avvolti nella realizzazione artistica: un prodotto perfetto per il tempo in cui viviamo, dove condivido quindi sono.

Cari lettori di Qualitytravel, vorrei fare qualche riflessione relativa al mercato turistico italiano ed agli sviluppi che si intravedono in questi primi mesi del 2023.
La prima considerazione riguarda la finanza internazionale: l’inflazione ha colpito gli Stati Uniti ma il motivo del rialzo dei prezzi non è, come accade in Europa, determinato dall’aumento delle materie prime ma da un eccesso della domanda interna. (gli americani hanno una scarsa propensione al risparmio ma una forte attitudine alla spesa). La cura, che necessariamente la FED deve applicare, è quella di attuare una politica monetaria restrittiva aumentando i tassi di interesse. La conseguenza di questo provvedimento è un alto rendimento dei titoli americani con il conseguente aumento della pressione della domanda sul dollaro ed il suo forte apprezzamento. Per il turismo italiano ciò rappresenta un vantaggio perché i turisti provenienti da quelle aree hanno in pratica, solo per il cambio dollaro/euro, una notte gratis quasi ogni settimana di soggiorno nel bel paese. 

In Europa la situazione è profondamente diversa, anche nel vecchio continente c’è l’inflazione ma è determinata dall’aumento del costo delle materie prime.  Anche la BCE è costretta ad attuare politiche monetarie restrittive (come rimpiango il whatever it takes… ) ma in misura più leggera e con profonde differenze tra gli stati.Infatti le politiche economiche di ogni singolo stato europeo prevedono interventi finanziari consistenti volti ad alleggerire l’aumento del costo delle materie prime. Anche gli interventi della comunità europea vanno in questa direzione, vedi il PNRR.
Le conseguenze sul turismo quindi non sono simili per tutti i paesi europei: è prevedibile un aumento della pressione della domanda proveniente dall’area della Corona (scandinava e danese) e del Franco svizzero che sarà più forte della domanda del mercato tedesco, naturalmente in proporzione al numero dei turisti ed alle destinazioni.  La situazione generale quindi è favorevole ad un a ripresa, anche quest’anno, del turismo verso l’Italia. Sarà in crescita il mercato americano e quello del nord-europa e costante il mercato interno. 

Vinicio Borsi, Hospitality Innovation Manager

Un 2023 positivo come lo scorso anno quindi?  Si per effetto dei mercati ma profondamente diverso nelle tariffe. Già durante il 2022 si sono viste le prime avvisaglie di un fenomeno oggi molto chiaro. Il 2018 è stato molto diverso dal ‘19 anno record per molti, il ‘20 diverso dal ‘21 per effetto delle chiusure determinate dal lockdown, il ’22 diverso da tutti per l’inizio della ripresa. E’crollata insomma la teoria che prevedeva la centralità del revenue, dimostrata dal fatto che senza marketing ed in assenza di mercato la tariffa diventava insignificante.
A Capri nel 2020 senza gli americani le camere si sarebbero potute vendere forse anche a 20 euro a notte ma inutilmente per i bilanci, meglio chiudere. A Roma gli hotel che sono rimasti aperti hanno effettuato operazioni di marketing incredibili come il gruppo B&B Hotels che ha seguito la politica di diventare hotel del territorio o Covid-hotels. Erano gli unici hotel sempre aperti e sempre con alta occupazione.
Dunque non ha più senso ormai l’antica discussione sulla primogenitura tra marketing e revenue, due comparti indispensabili in hotel solo se fortemente coesi.

E quindi nel 2023 come si possono creare “le tariffe giuste per il cliente giusto?
La risposta l’ha data la tecnologia che ha fatto passi da gigante. Oggi infatti assistiamo ad uno sviluppo dell’Intelligenza Artificiale che rappresenta una vera rivoluzione epocale. Gli investimenti colossali che hanno messo a bilancio le major di Silicon Valley sono evidenti. La grande battaglia tra la grande novità “ChatGPT” di Elon Musk e Microsoft contro “Bard” recentemente lanciata da Google dà una chiara idea di quanto l’AI sia importante.
Seppur con gli errori avvenuti addirittura durante la recentissima “Keynote” in cui l’AI di Google non si è mostrata all’altezza di OpenAI non ho dubbi che il gigante di Mountain View sia in grado di sviluppare la nuova tecnologia ad altissimi livelli.

Le ripercussioni sul turismo di queste evoluzioni sono evidenti:  le nuove tecnologie di Intelligenza Artificiale ci permettono di fare quello che ho chiamato Revenue Predittivo cioè con l’uso dei Big Data per analizzare la pressione della domanda nel futuro anziché prendere in considerazione solo i dati “storici” Con strumenti dotati di AI infatti si analizzano i dati che vengono dalle tariffe presenti sui portali di tutti i competitor, tutte le recensioni, la pressione della domanda sugli aeroporti e molti altri per consentirci di stabilire le tariffe in modo dinamico per poter finalmente contrastare in modo efficace le grandi OTA con le loro stesse armi.

Personalmente mi occupo di management alberghiero da tempo con i principi per cui ho sempre combattuto: una visione olistica dell’hotel rispettando “l’anima” della struttura ed applicando il marketing emozionale, il revenue predittivo ed il controllo di gestione eseguito in collaborazione con i commercialisti di Biplan, presenti in tutta Italia che di questa specializzazione ne hanno fatto il loro core business. Il direttivo dello Skål Club di Roma e personalmente come responsabile del Think Tank ho organizzato una serie di panel in cui presenterò esperti e protagonisti degli sviluppi dell’Intelligenza Artificiale e le ripercussioni sul mercato turistico italiano. 

Ecco i prossimi appuntamenti:       

Improve il 29 marzo a Riccione
Guest Lab il 4 maggio al Palazzo delle Stelline Milano
Hospitality Day il 10 ottobre a Rimini

Visitare un hotel e vivere un’esperienza unica e coinvolgente senza mai essere fisicamente lì? Partecipare a un evento VIP esclusivo senza uscire dal comfort di casa tua? Il metaverso apre porte che abbiamo ancora difficoltà a concepire completamente e il suo potenziale legame con il business dell’ospitalità quotidiana rimane un mistero per la stragrande maggioranza degli albergatori. Eppure è una grande opportunità per il marketing dell’hospitality nonché per avvicinare all’esperienza turistica fasce della popolazione che non hanno la possibilità di fare le stesse cose dal vivo oppure arricchire le possibilità di networking di un evento dal vivo, organizzando congressi ibridi o incentive virtuali.
Su questo tema Simone Puorto, futurista e metaverse ambassador, ha rilasciato una lunga intervista a Fiona Gillen, VP Marketing di THN, The Hospitality Network, che qui riportiamo integralmente tradotta.

Ciao Simone, è bello incontrarti! Per prima cosa, presentati ai nostri lettori.
Sono advisor e fondatore della società di consulenza Travel Singularity, keynote speaker, docente MBA, autore pubblicato (x4), scrittore per i principali blog di settore e organizzatore -insieme al fantastico team di Hospitality Net- del primo evento travel e hospitality nel metaverso (HN meta meetup). Di recente, abbiamo lanciato una nuova meta-serie, Polybius, con oltre 50 esperti dal mondo del metaverso. Durante i miei 25 anni nel settore, ho aiutato molti gruppi alberghieri in tutto il mondo, contribuito a consolidare una delle principali catene italiane e agito come advisor per innumerevoli startup nel settore del travel tech. In una buona giornata, mi piace definirmi un “futurista rinascimentale”. In una cattiva, mi accontento di “TechnoTroll”. Scegli tu!

Sceglierei sicuramente “Futurista Rinascimentale”, anche in una brutta giornata :) Ora, prima di approfondire l’argomento di oggi, forse alcuni albergatori hanno sentito parlare del metaverso ma non sono del tutto sicuri di cosa significhi effettivamente. In poche parole, potresti per favore fornire una semplice panoramica?
Guarda, non sono un grande fan della parola “metaverso”. Come probabilmente già saprai, il termine deriva da un romanzo cyberpunk degli anni ’90. Il problema è che il libro è fortemente distopico: hai la mafia, gli spacciatori, i mercenari e un collasso economico. Non proprio il miglior branding, no? Ma, hey, io avevo gli stessi dubbi quando il franchise televisivo del Grande Fratello uscì alla fine degli anni ’90. Prendere un nome da 1984 di Orwell mi sembrava la peggiore idea possibile, eppure è stato un successo. Quindi, tornando alla tua domanda, puoi pensare al metaverso come a Realtà Estesa (o, se vogliamo essere più accademici, puoi pensare alla Realtà Estesa come alla “porta” per il metaverso). La realtà virtuale di solito viene in mente quando immaginiamo il metaverso, ma questa è solo una parte dell’equazione e, probabilmente, nemmeno la più interessante. Allora, cos’è la Realtà Estesa? XR è un termine che combina AR, VR e MR (realtà mista). Potremmo arrivare fino a dire che tutte le realtà tecnologicamente avanzate sono, di fatto, XR. Può trattarsi di una sovrapposizione digitale posizionata su ciò che possiamo vedere e sperimentare nel mondo fisico (un semplice filtro Snapchat, ad esempio), montagne russe virtuali o anche Pokémon GO. Guarda, è difficile concordare su una definizione condivisa, ma se vuoi la mia opinione, ogni volta che non abbiamo (solo) a che fare con il mondo fisico, siamo nel metaverso.

Fantastico grazie. In realtà non sapevo che il nome provenisse da un romanzo cyberpunk degli anni ’90, quindi sto sicuramente imparando cose nuove anche qui! Allora dimmi, come sei arrivato ad essere così interessato al metaverso?
Penso che tutto sia iniziato con il mio amore per la fantascienza, davvero. Neuromante di William Gibson mi ha colpito molto quando l’ho letto per la prima volta. Avrò avuto 13 o 14 anni all’epoca e l’idea centrale del cyberspazio mi affascinava. Negli anni ’90, l’Italia ha fatto un ottimo lavoro traducendo praticamente tutti i libri di autori come Philip K. Dick o James Ballard, quindi ho avuto la fortuna di essere esposto, in giovane età, a tutti questi romanzi che, a almeno teoricamente, hanno previsto il metaverso. Succede sempre: tutto è “fantascienza” finché qualcuno non la trasforma in “scienza”. Ci sono centinaia di esempi. HG Wells ha teorizzato la bomba nucleare trent’anni prima della sua creazione. TV a schermo piatto e tecnologia Bluetooth erano emersi nel capolavoro di Bradbury, Fahrenheit 451. L’iPad? Direttamente dal classico di Arthur Clarke 2001, Odissea nello spazio. E un proto-Google Translate esiste ne La guida galattica per autostoppisti di Douglas Adam. Se vuoi un consiglio, per capire meglio il mondo, dovremmo leggere meno libri motivazionali e più romanzi di fantascienza.

Mi sa che hai ragione… Pensando in particolare al nostro settore (l’hospitality), qual è la tua esperienza con il metaverso?
Mista. Nel nostro settore, posso contare i progetti metaversici interessanti sulla punta delle dita di una mano. In una certa misura, stiamo rivivendo la stessa situazione di metà anni ’90. Tutti sembrano soffrire di “FOMO” metaversica in questo momento. Dovresti leggere un articolo affascinante intitolato “A rose.com by any other name.” Lo studio documenta come, durante il boom di Internet, le società che hanno aggiunto un suffisso “.com” ai loro nomi (anche se non avevano nulla a che fare con Internet) hanno registrato rendimenti anormali in termini di valore delle azioni. Ed è esattamente ciò che sta accadendo a qualsiasi brand a cui sono associate le parole crypto, blockchain, metaverso o Web3. L’altro giorno sono stato contattato da una piccola catena di hotel per avere un secondo parere sul loro (attesissimo) “ingresso trionfale nel metaverso”. Era, per essere molto franco, un disastro. E hanno investito una quantità ridicola di denaro nel progetto. È pieno di dilettanti, specialmente nella progettazione e sviluppo degli ambienti. Ecco perché la maggior parte degli enviroment personalizzati sono incubi che glitchano di continuo. Siamo onesti: probabilmente ci vorranno alcuni anni per arrivare a quel metaverso “utopico” di cui tutti parlano. In primo luogo, il metaverso ha bisogno di alcune infrastrutture che non solo non esistono oggi, ma Internet non è stato inizialmente creato per supportare tali piattaforme. Inoltre, abbiamo bisogno di standard e protocolli condivisi per ottenere un metaverso interoperabile (probabilmente la barriera più significativa all’adozione del metaverso). Il Metaverse Standards Forum sta facendo un buon lavoro, eppure, ad oggi, non esiste il metaverso. Ci sono molti metaversi e piattaforme chiuse e proprietarie.

Hai organizzato l’HN Meta Meetup a maggio, che è stato il primo incontro del nostro settore nel metaverso. Ho partecipato all’evento ed è stata la prima volta che ho creato un account in Spatial.io e un avatar. È stato molto bello! Viaggiare (virtualmente) verso gli iconici gradini di Trinità dei Monti a Roma e ascoltare alcune delle personalità più lungimiranti del nostro settore condividere le loro opinioni sul futuro della trasformazione digitale nell’ospitalità. Puoi dirci qualcosa in più su questo evento pionieristico?
Oh, wow! Grazie! Guarda, ad un certo punto, quasi dall’oggi al domani, tutti hanno iniziato a parlare del metaverso. È stato improvvisamente trattato come la Next Big Thing, anche se la maggior parte dei blocchi centrali del metaverso (gemelli digitali, iCommerce, pubblicità Business-to-Avatar, ecc.) esistono da anni. A peggiorare le cose, per me non aveva senso vedere un gruppo di esperti parlare del metaverso in un ambiente 2D. Per me era come parlare delle possibilità di Internet tramite fax. Quindi ho deciso di fare qualcosa al riguardo. Prendiamo un gruppo di amici e facciamo questa discussione NEL metaverso, non CIRCA il metaverso. Tutto è iniziato con me e forse 2-3 persone, poi Henri (Roelings, fondatore e CEO di Hospitality Net) ha mostrato un certo interesse per il progetto. Ha comprato un visore VR e ora ne è dipendente… Prima che me ne rendessi conto, avevamo 30 relatori e un evento di dieci ore. Logisticamente parlando, è stato un incubo. Mi è stato concesso l’accesso allo spazio solo poche ore prima dell’evento, quindi ho dovuto eseguire test tutta la notte. Ho indossato il visore a mezzanotte e l’ho rimosso venti ore dopo. Non potevo muovermi troppo durante l’evento, perché dovevo moderarlo, assicurarmi che tutti gli speaker sapessero cosa fare e dare un’occhiata a una (sovraffollata) chat WhatsApp con i tecnici. Ad un certo punto, per pietà, mia madre è passata con una teglia di lasagne e mi ha letteralmente imboccato mentre avevo entrambi gli occhi in VR. Se guardi la versione integrale dell’evento, puoi sentirla sussurrare “hai fame?” In segno di gratitudine, le ho creato un avatar e ha iniziato a girare per la Roma virtuale. Alla fine l’ho persa di vista, solo per trovarla un’ora dopo, mentre parlava con Zoltan Istvan. È stato divertente!

Adoro questa storia – sul serio mi hai fatto ridere a crepapelle. Spero che la prossima volta che viaggierò in Italia potrò assaggiare le lasagne di tua madre (possibilmente senza avere entrambi gli occhi in VR…).
Ok, quindi pensando all’ospitalità e al metaverso, quali sono le maggiori opportunità per i brand alberghieri? Si tratta di migliorare l’esperienza dell’utente o spingere ulteriormente la personalizzazione? O si tratta più di vantaggi tecnici o di qualcos’altro?
A mio modesto parere, il metaverso è evolutivo, non rivoluzionario. Difficilmente sostituirà il viaggio tout-court, ma giocherà sicuramente un ruolo in esso, specialmente nei primi touchpoint del journey. Attualmente, scegliamo un hotel solo sulla base di foto, video e recensioni, mentre il metaverso potrebbe fornire un’esperienza più coinvolgente e permetterci di immergerci in una destinazione, prenotare una camera d’albergo o un tavolo al ristorante stando seduti sul divano e -infine- vivere l’esperienza nel mondo fisico. È ciò che io chiamo “ricerca di viaggio sugli steroidi”. Nessuna immagine statica, video 2D o sito Web sarà mai in grado di offrire un’esperienza comparabile. È il livello successivo del concetto “prova prima di acquistare”. E, francamente, stiamo solo grattando la superficie. In un’intervista del ’99, David Bowie dichiarò: “Non credo che abbiamo nemmeno visto la punta dell’iceberg. In realtà siamo sull’orlo di qualcosa di al contempo eccitante e terrificante”. Certo, si riferiva a Internet, ma oggi le sue parole possono essere declinate nel metaverso. Le applicazioni sono illimitate: puoi viaggiare indietro nel tempo e visitare luoghi che non esistono più nel mondo fisico, scoprire pianeti diversi o viaggiare sott’acqua. Per non parlare del MICE phygital e dei congressi ibridi. Il metaverso può anche aiutare le persone a mobilità ridotta o i pazienti ricoverati a fare quel viaggio che hanno sempre sognato (anche se in una forma più diluita) e i motori di prenotazione immersivi potrebbero cambiare completamente (in meglio) il processo di prenotazione come lo conosciamo. E non farmi nemmeno iniziare con la pubblicità mirata! La maggior parte dei visori può tracciare i movimenti delle mani, degli occhi e raccogliere dati su ciò che ti circonda mentre sei in VR: gli oggetti che hai in casa, le persone intorno a te, ecc. Venti minuti in VR raccolgono 2 milioni di dati. È il sogno proibito di ogni marketer!

E c’è un potenziale di branding? Come pensi che gli hotel possano rappresentarsi in questo spazio immateriale?
di nuovo. Il metaverso non è immateriale. Questa è la falsa narrativa che stiamo cercando di correggere.

Oops scusa…
Nessun problema. Il metaverso è, semmai, phygital. Certo, possiamo rivolgerci ai nostri clienti con un approccio Direct-to-Avatar (il bene/servizio digitale non lascia mai il mondo virtuale). Tuttavia, abbiamo anche il Digital-to-Physical (puoi provare un bene prima che venga consegnato a casa tua o visitare una stanza prima di prenotarla) o Physical-to-Digital (acquisto di un bene fisico e ricezione simultanea anche dela sua copia digitale) . Forever 21 è un perfetto esempio di quest’ultimo approccio, poiché rilascia contemporaneamente le sue nuove collezioni nei negozi fisici e immersivi. I clienti saltano sempre più tra il regno fisico e quello digitale nel journey verso l’acquisto. Pensare al metaverso come semplice realtà virtuale è come guardare una buona pizza e pensare che stai per mangiare un pomodoro crudo. Finché non supereremo questo schema mentale binario, non coglieremo mai l’essenza del metaverso. Se hai figli o nipoti, sai che, per loro, giocare a Roblox con un avatar a 1.000 km di distanza un giorno e nascondino nel mondo fisico con il vicino di casa il giorno dopo, è praticamente la stessa esperienza. È tempo di riconsiderare ciò che (pensiamo) di sapere sul concetto di realtà. Nel suo ultimo libro, Reality+, il tecnofilosofo David Chalmers teorizza che, nel giro di pochi decenni, l’XR (e, di conseguenza, il metaverso) diventeranno talmente indistinguibili dalla realtà fisica al punto che non abrà senso provare a effettuare una distinzione tra i due. A uno sguardo più attento, la realtà è semplicemente una forma di consenso tra gli individui.

Quali pensi che saranno le sfide maggiori per i brand alberghieri nei prossimi cinque anni?
L’interoperabilità. Non ho nessun dubbio a riguardo. Il rischio di scommettere nel metaverso sbagliato e rimanere a mani vuote nel giro di cinque anni è reale. L’interoperabilità delle piattaforme non è un prerequisito per il metaverso, ma senza di essa finiremo per lavorare in silos con lo stesso (disastroso) paradigma del Web 2.0. Dobbiamo assicurarci che ambienti, oggetti, avatar, NFT, skin ecc. possano essere spostati da una piattaforma all’altra senza soluzione di continuità. Dovrei essere in grado di giocare ad Axie Infinity, vendere il mio Axie su OpenSea, essere pagato in Ethereum, acquistare una skin in Minecraft e poi indossarla in Decentraland. Questo è il concetto cardine della decentralizzazione (e l’idea ultima del Web 3.0). Ci siamo arrivati? Assolutamente no.

In che modo Travel Singularity, il tuo studio di consulenza, aiuta gli hotel a far fronte a un mondo tecnologico in così rapida evoluzione?
La visione di Travel Singularity è sempre stata quella di risolvere la crescente necessità di collegare i puntini tra la disruption digitale e i processi aziendali pre-esistenti. Ho creato l’azienda per assistere i clienti nei cambiamenti tecnologici. Riteniamo che l’ospitalità non sia un settore complicato o, almeno, non deve necessariamente esserlo. Sosteniamo attivamente la cooperazione tra dipendenti biologici e artificiali e chiediamo un settore aperto, collaborativo e iperconnesso in cui gli esseri umani possano prosperare e innovare, liberi dai compiti ripetitivi che ora sono obbligati a svolgere quotidianamente. Penso che ciò in cui Traveling Singularity sia bravo sia speculare sul futuro. Per parafrasare Floridi: “Il tecnofilo e il tecnofobo si fanno la stessa domanda. What Next?” Bene, questo è ciò che ci sprona: cercare di prevedere il futuro nel modo più accurato possibile.

Se un albergatore fosse interessato a iniziare a esplorare il metaverso per vedere come potrebbe essere rilevante, cosa consiglieresti di fare come primi passi?
Ci sono almeno due domande che dovrebbero porsi. Innanzitutto, qual è la fascia demografica del metaverso che si è scelto? Il 67% degli utenti Roblox ha meno di 16 anni, quindi potrebbe non essere la piattaforma migliore su cui costruire, almeno per ora. Secondo, quanto costa creare un hotel virtuale? Puoi ottenere dieci preventivi da dieci aziende di design con fasce di prezzo completamente diverse. Attualmente sto lavorando alla creazione di una sala riunioni virtuale per un cliente e ho ricevuto un contratto da 1K€ e ​​uno da 85K€. La maggior parte delle persone sta ancora sperimentando ed è normale vedere queste discrepanze. Inoltre, alcuni metaversi hanno bisogno di terra su cui costruire. E questo può essere piuttosto costoso. C’è molta speculazione immobiliare digitale. L’anno scorso, la società di investimento Republic Realm ha acquistato un appezzamento di terreno in The Sandbox per circa quattro milioni di euro. Questa è un’eccezione, non la norma, ovviamente, ma anche nello scenario migliore, un appezzamento di terreno di 16mx16m in The Sandbox ti costerà comunque circa 3 ETH, e questo non include il gas.

Oh! E per i più ambiziosi, come consiglieresti di andare avanti?
Per evitare la trappola del dilemma dell’innovatore, suggerirei di non farsi ancora prendere troppo la mano con il metaverso. La sua adozionenell’ospitalità non è così mainstream come in altri settori, come quello immobiliare, l’architettura/ingegneria, la manifattura, la moda e, ovviamente, i videogiochi. Probabilmente inizierei con l’unica cosa che può essere redditizia a breve termine: meta-MICE ed eventi virtuali. Se stai pensando di portare la tua proprietà nel metaverso, ti suggerisco di iniziare con le tue sale riunioni e di reinvestire ciò che guadagni in progetti a lungo termine. Consiglierei anche di acquistare un po’ di terreno ora, poiché siamo in pieno “crypto-inverno” e l’ETH è in calo del 56%…

Interessante… sicuramente qualcosa da esaminare. Hai altri commenti di chiusura o qualcosa che ci siamo persi
Solo una nota personale. Quello che ho imparato dal primo evento nel metaverso è che abbiamo bisogno di approcci diversi per comprendere il metaverso. Lo scienziato sociale Etienne Wenger una volta scrisse che “i giorni di Leonardo da Vinci sono finiti” e la complessa risoluzione dei problemi di oggi richiede “prospettive multiple”. Sono d’accordo con Surowiecki sul fatto che una raccolta diversificata di individui che decidono in modo indipendente probabilmente farà previsioni migliori di un gruppo di esperti che la pensano allo stesso modo. Questo è stato il punto debole centrale del mio primo esperimento sul metaverso. Tutti i relatori sono stati fantastici, non fraintendermi, ma stavano guardando le opportunità del metaverso con la stessa identica mentalità. Ecco perché ho creato Polybius, riunendo un gruppo di opinion leader ed esperti, ma principalmente da ESTERNI al settore dell’ospitalità (accademici, sviluppatori, artisti della NFT, persino un meta-avvocato!). Se guardiamo tutti nella stessa direzione, è facile perderci ciò che accade alle nostre spalle. E ti posso assicurare che ci sono un bel pò di cose…

Il 30 Novembre, con la fine del BTO di Firenze è terminato il periodo delle fiere per il mondo dell’ospitalità. Sia la stagione turistica che quella degli eventi sono state molto positive. La prima per il ritorno di molti stranieri, europei ed americani, e per il clima che ha favorito un prolungamento del periodo di vacanze, la seconda perché gli spunti sia economici che di metodologie operative sono stati importanti premesse per un 2023 che prevediamo in leggerissima crescita, per l’Italia, rispetto al 2022, come numero di turisti. Pensiamo inoltre che possa anche diventare un anno molto positivo se si seguono le indicazioni che abbiamo raccolto durante gli eventi dai vari istituti di ricerca internazionali. Come è evidente dal grafico, infatti, pur in una situazione internazionale di incertezza, il nostro settore nel 23 avrà un trend in leggera crescita anche negli scenari più prudenti, ma senza raggiungere i livelli del 2019 per l’assenza del mondo asiatico e di gran parte del mondo dell’Europa orientale.

La rivoluzione dei Big Data e del revenue predittivo

Non esiste un revenue senza marketing

Vinicio Borsi

Non esiste un revenue senza marketing. 
Ho sostenuto questa affermazione per molti anni ma la prova definitiva è stata in questi ultimi tre. Chi ha inseguito le tariffe dei competitor in un continuo ribasso dei prezzi ha depauperato la località e l’economia della struttura stessa. Non è stato possibile, inoltre utilizzare le metriche degli anni precedenti in presenza di mercati completamente diversi.

I Big Data ci sono venuti in aiuto. Oggi, infatti, una buona programmazione delle tariffe non può prescindere dall’utilizzo di strumenti di intelligenza artificiale che operano su Data Lake enormi, per considerare, in tempo reale, tutti i fattori possibili che possano incidere sugli arrivi. Coerentemente con quanto ho sempre sostenuto, ogni struttura deve sviluppare proprie strategie di marketing esaltando i propri valori ed utilizzando una distribuzione appropriata che tenda a colpire le esigenze più interiori del turista/viaggiatore.
Il mercato infatti è profondamente cambiato: le esigenze di benessere, di relax, di momenti di svago uniti a momenti di lavoro in località diverse sono frutto di questo periodo post pandemico. Il nuovo segmento “bleisure” già nella stagione appena terminata, ha radicalmente modificato i vecchi paradigmi. I turisti/viaggiatori sono cambiati, hanno esigenze e formazione diverse rispetto agli anni passati. Occorrerà, forse, anche da parte degli albergatori innovare le metodologie, i software e le procedure?

Le previsioni per il 2023

Nessuno oggi può definirsi un esperto. Il ritmo del cambiamento è così veloce che ci rende tutti studenti, osservatori, a volte analisti.

Riccardo Scandellari

Osservo quindi che, se il mercato potrà avere un trend leggermente positivo, il nuovo anno potrebbe non avere lo stesso andamento per tutti. Anche in assenza del fenomeno denominato “overtourism” che ha caratterizzato gli ultimi anni del passato decennio, già nel 2022 abbiamo visto bilanci positivi pur in presenza di una minore occupazione rispetto al 2019, ma con un importante aumento dei prezzi e dei servizi offerti. Molti infatti, hanno recuperato utili con una minor occupazione ma con listini piu elevati. Siamo in presenza di un tasso di inflazione intorno, al 10%, ma con i costi dell’energia che spesso sono superiori a quella soglia. Sarà quindi necessario ritoccare le tariffe anche nel 2023, ma non lo si potrà fare se non rispettando tre condizioni

  • Un parallelo aumento dei servizi che seguano i principi del nuovo marketing che ricerca la soddisfazione dei bisogni interiori del turista/viaggiatore.
  • Un concreto cambio di passo nell’ utilizzare il dinamic pricing ed il revenue predittivo. Molti revenue manager infatti ancora oggi tendono a far prevalere i dati storici sulle analisi predittive semplicemente perché non le hanno.
  • L’inserimento nelle procedure del controllo di gestione in tempo reale, i dati contabili, indipendentemente dall’aspetto fiscale, che cura normalmente il commercialista, vanno direttamente prelevati dal gestionale ed inseriti in un apposito software secondo il metodo USALI.  Queste analisi sono diventate fondamentali per effetto dell’inflazione che erode utili se non si prendono provvedimenti adeguati e soprattutto con il controllo di gestione che deve essere effettuato da veri professionisti del settore

Conclusioni

Ho partecipato, a volte come protagonista a volte come osservatore, a tutte le fiere di settore nazionali ed internazionali negli ultimi tre mesi:  HOSPITALITY DAY, TTG, SIA, WTM, HICON, BTO.
Il mondo cambia rapidamente, i mercati nuovi emergono con forza. La popolazione mondiale ha superato gli otto miliardi. Il tempo libero tende ad aumentare nelle regioni ad alto reddito pro-capite. L’esigenza di salvaguardare il pianeta con comportamenti basati sulla sostenibilità è più sentita che mai, il climate change è una realtà visibile quotidianamente.
Tutti noi dobbiamo adeguarci alla nuova realtà e prepararci al 2023. Per questo abbiamo deciso di unire il marketing più avanzato ed i revenue predittivo di DB STRATEGY al controllo di gestione di BIPLAN. Un gruppo di dottori commercialisti associati che si occupano da molti anni di controllo di gestione nel settore alberghiero e della ristorazione con un portafoglio clienti veramente prestigioso e con una propria software house per gestire in autonomia i collegamenti in tempo reale con i più importanti gestionali del settore.
Nasce una nuova realtà, credo unica in Italia, che si occupa di management alberghiero ma con una visione olistica. Abbiamo infatti nei nostri uffici in tutta Italia personale specializzato con esperienze decennali nei tre settori vitali per il settore dell’ospitalità: il marketing, il revenue predittivo ed il controllo di gestione. Le considerazioni che ho espresso in precedenza circa la necessità di arrivare alla fine del 2023 con i bilanci in utile passano attraverso le collaborazioni con professionisti del settore di provata esperienza.

Tenere ITA Airways lontana dal dibattito politico è l’appello lanciato da diverse forze politiche che sperano che l’instabilità governativa italiana non finisca per far arenare la trattativa di chi vuole investire dall’estero nella nuova compagnia di bandiera. Un film già visto con Alitalia e che rischia di ripetersi: il governo Draghi fino alle elezioni può occuparsi solo di ordinaria amministrazione e gioco forza potrà solo firmare un memorandum di intesa con la cordata scelta per l’acquisizione della compagnia aerea. Le offerte vincolanti pervenute sul tavolo del Governo il 22 agosto sono due e, all’apertura delle buste, offrono valutazioni simili di ITA, circa 950 milioni. Cambia però nelle offerte l’impegno finanziario: quello della cordata MSC – Lufthansa che offre 800 milioni per l’80% del capitale sociale (60% MSC, 20% Lufthansa) e il fondo americano Certares, con Delta e Air France, che invece si accontenterebbe del 55-58% della compagnia, lasciando quindi al Governo Italiano molti più margini di manovra e di nomina ma anche circa 200 milioni in meno. L’offerta di MSC – Lufthansa, dunque, è una vera e propria privatizzazione che prevede anche l’acquisto del resto della compagnia maggiorato del 20% se si ottengono determinati risultati economici.
La cordata americana invece punta più a una gestione congiunta che lascerebbe al Ministero dell’Economia e delle Finanze anche la scelta del presidente.

La trattativa per l’acquisto di ITA Airways va avanti da gennaio, quando MSC e Lufthansa hanno reso noto il proprio interesse, seguiti a marzo da Air France e Delta. Dopo l’ok del governo e l’apertura delle trattative si è arrivati al 5 luglio per avere le prime offerte vincolanti e al 22 agosto le offerte definitive. In mezzo, il 21 luglio è caduto il governo Draghi che, pur dichiarando che su ITA sarà l’esecutivo dimissionario a decidere, di fatto firmerà con la cordata prescelta un memorandum of understanding che non sarà vincolante e che dal nuovo governo potrà essere ribaltato o addirittura annullato per lanciare una nuova gara o lasciare la compagnia interamente in mani pubbliche. Per questo si sta pensando di inserire nell’accordo delle clausole che costringerebbero lo Stato a versare penali in caso di rinuncia all’operazione a dicembre, quando è previsto il closing.
Un buon deterrente, che potrebbe valere oltre 150 milioni di euro per le casse dello Stato, ma che non basta a schiarire le ombre che gravano sul futuro della compagnia dopo le esternazioni di Giorgia Meloni, candidata premier al momento favorita dai sondaggi, che ha più volte dichiarato che dopo le elezioni del 24 settembre, in caso di vittoria della sua coalizione, bisognerà valutare bene la presenza dello Stato in Ita Airways, aprendo alla ricerca di nuovi investitori italiani. Una posizione che ha sorpreso tutti gli addetti ai lavori che in realtà tifano per una conclusione rapida della trattativa: da una parte incombe la tagliola dell’Unione Europea che ha richiesto un accordo con un nuovo partner entro fine anno per non considerare aiuti di Stato quelli ricevuti dalla nuova compagnia di bandiera. Dall’altro lato Ita Airways resta una compagnia non ancora profittebole e piuttosto debole: in 9 mesi di operatività ha perso circa 500 milioni e ha estrema necessità di un partner industriale. Se la trattativa dovesse essere messa in discussione dopo le elezioni rischierebbe quindi di pregiudicare il lavoro svolto e metterebbe a rischio la continuità della neonata compagnia: un film già visto con altri governi. Purtroppo i tempi tecnici per la chiusura della trattativa con una delle due cordate portano la firma del preliminare a circa tre settimane, a ridosso delle fine della campagna elettorale, e questo la farà diventare inevitabilmente un tema politico.

Questo articolo è di Lorenzo Dornetti, psicologo e neuroscienziato

Siamo diventati tutti “internettologi”, come ha stigmatizzato qualche anno fa Francesco Gabbani in una celebre canzone. Siamo tutti esperti di qualcosa in base al trend topic del momento. Tutti con la fretta di dire la nostra via smartphone, come se avessimo approfondito quel tema per anni fino a quel momento. Intendiamoci, la questione non ha nulla a che vedere con la libertà d’espressione e nemmeno vogliamo addentrarci nelle recenti polemiche sugli esperti, reali o presunti, invitati nei salotti TV. Da psicologo e neuroscienziato mi interessa di più capire un fenomeno diffuso per il quale, sui social ma non solo, un gran numero di persone si senta effettivamente competente dei più disparati argomenti pur non essendolo. Queste persone parlano e scrivono avendo la percezione interiore di aver capito e di poter esprimere un giudizio fondato. In psicologia si chiama di effetto Dunning-Kruger, in onore dei due psicologi che hanno studiato il fenomeno. Accade questo in sostanza: individui poco esperti in un determinato campo sopravvalutano le proprie abilità e finiscono con il ritenersi competenti e sono sinceramente convinti di saperne più della media. Questa irrazionale percezione di sé è alla base del bisogno compulsivo di commentare.

Lorenzo Dornetti

Si genera così un effetto paradossale: persone con una ridotta esperienza in un’area hanno la sensazione di aver capito e commentano con toni e modalità che rivelano la convinzione di essere depositari del sapere. Persone molto competenti, con una forte esperienza in quello specifico settore ne abbracciano la complessità e comprendono che ogni giudizio merita approfondimenti ed è probabilistico. Questo approccio non si adatta alla sintesi richiesta dai tweet o dalle stories e quindi le persone più competenti usano social in misura minore per commentare, mentre chi ha una conoscenza superficiale trova proprio nei social lo spazio perfetto per esprimersi. Questo determina uno squilibrio e un impoverimento dell’informazione corretta nello spazio, dove dati alla mano, si informa la maggior parte degli italiani adulti.

Le ragioni di questa distorsione della percezione, secondo la psicologia, sono sostanzialmente due. Da un lato aumenta l’autostima perché sentirsi competenti piace, anche quando non lo si è davvero. Dall’altro dipende dall’assenza di feedback. Gli esperti di un argomento hanno sostenuto contraddittori ed esami e questo ha significato ricevere feedback che li hanno indotti a migliorarsi, sviluppando così una maggiore consapevolezza di sé. Chi non studia (nel senso ampio del termine), non ha modo di confrontarsi e si fida della propria sapienza intuitiva, con il risultato che bastano le prime righe di Wikipedia per avere la sensazione di aver compreso anche temi complessi.

L’effetto Dunning-Kruger non è certo una novità dei nostri giorni, ma sicuramente è potenziato nella nostra epoca ipertecnologica che offre un’ampia facilità di accesso all’informazione. Pensiamo solo alle opportunità che offre a chiunque una ricerca su Google. Questa opportunità è straordinaria, ma si dimentica che si tratta di sintesi, spesso semplificate e redatte in forma divulgativa. La disponibilità dell’informazione potenzia l’effetto Dunning-Kruger, accelerando la sensazione di sentirsi esperti in un istante. L’azione di commento sui social è l’immediata conseguenza di questo processo mentale automatico.

Nel nostro NEUROVENDITA Lab, il laboratorio di neuroscienze dove studiamo come funziona il cervello nell’atto d’acquisto, abbiamo avuto dimostrazione di quanto pubblicato da Muller nel 2021 sul Journal of Neuroscience: di fronte a un prodotto le persone si distinguono in due categorie, i sovra-estimatori (chi ne sa poco, ma è sotto effetto “Dunning-Kruger”) ed i sotto-estimatori (i veri competenti). I 2 gruppi mostrano un diverso pattern di onde cerebrali. Chi si sovrastima mostra un’attivazione cerebrale precoce (FN400), mentre chi si sottostima, chi ne sa davvero, attiva un’onda più tardiva (PLC). Il cervello di chi è esperto ha bisogno di più tempo per recuperare ricordi ed informazioni. A domanda diretta solo il 30% di sotto-estimatori, ovvero di quelle persone che attivavano il cervello in maniera lenta e che conoscevano in profondità il prodotto in questione, si rendevano disponibili a scrivere pubblicamente il loro parere sui social. Tra i sovra-estimatori, poco competenti, con un’attivazione cerebrale immediata, oltre l’80% era aperto a comunicare il proprio punto di vista.

Le neuroscienze stanno studiando i correlati neurali dell’effetto Dunning-Kruger, oggi così potente nell’era social e dell’informazione accessibile. Socrate, il padre della cultura occidentale, diceva “so di non sapere”, prevedere questo commento tra quelli automatici insieme agli emoticon, sarebbe utile.

Lorenzo Dornetti